Aurora Cavallo, la Cooker Girl che spopola su Tik Tok: «Ero insicura e poco tecnologica. Ce l’ho fatta per un errore»

Aurora Cavallo, la Cooker Girl che spopola su Tik Tok: «Ero insicura e poco tecnologica. Ce l’ho fatta per un errore»

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Il personaggio

di Chiara Amati

Classe 2001, Aurora Cavallo, in arte Cooker Girl è una content creator, tra le prime a essere sbarcate su TikTok durante. Attraverso piatti anche imperfetti racconta scampoli di vita quotidiana. Per la rivista Forbes è tra gli under 30 più influenti in ambito social

«Della sedicenne che sono stata, cinque anni fa, ricordo le crisi adolescenziali, con i sorrisi oscurati dall’insofferenza: dicono che sia fisiologica. La maggiore alla scuola. Ogni giorno me ne uscivo di casa, direzione liceo, con lo stesso proposito: “Oggi vado dal preside: gli dico che qui non ci voglio più stare”».

Classe 2001, Aurora Cavallo, in arte Cooker Girl — nick ispirato a Gossip Girl, la serie tv del cuore — oggi è una content creator, tra le prime a essere sbarcate su TikTok quando deflagrava la pandemia e lei era prossima alla maturità. La combo non è delle più originali, ma funziona: cucina + social. A fare la differenza nel suo caso è il modo in cui si pone: alla mano, incoraggiante, complice. Attraverso piatti anche imperfetti racconta scampoli di vita quotidiana dove famiglia e affetti hanno un posto di rilievo. E in tutto ciò che prepara la parola d’ordine è «semplicità». Questo mix di ingredienti ne ha fatto un fenomeno: per la rivista Forbesè tra gli under 30 più influenti in ambito social.

Aurora, alla fine dal preside è andata?

«Macché. Arrivavo in classe carica come una molla e mi cassavo: “Ci penserò domani”, dicevo tra me e me. È andata avanti così qualche mese: giusto il tempo di innamorarmi di quella stessa scuola che pensavo di detestare. Ho imparato ad apprezzare la didattica prima che fosse tardi. L’aspetto umano ha fatto la differenza. Sono felice d’avere portato avanti gli studi».

«Sono cocciuta, io. Ho resistito: l’istruzione serve. Gran parte del merito spetta pure ai miei genitori. Negli anni mamma e papà hanno saputo tramutare in opportunità ogni mio moto di irriverenza, senza che mi accorgessi. Così capitava che dal “casino” della mia immaturità uscisse qualcosa di buono. Come quella volta in America…».

«Era il 2017. Mamma, imprenditrice nel settore dei matrimoni come papà, mi portò con sé a New York. Un sogno per qualunque ragazzina. Figuriamoci per chi, come me, arrivava dalla provincia: Saluzzo, un comune di 17 mila anime in provincia di Cuneo. Nella metropoli che non dorme mai ogni avenue era un mondo in cui perdersi. Io mi sono trovata».

«Sto in cucina da che ero bimba. Solo se mi alzavo sulle punte dei piedi, riuscivo a vedere quel che le donne di famiglia preparavano sopra al piano di lavoro: dalle acciughe al verde di nonna Tere al finto vitello tonnato di nonna Maria Teresa. Io rubavo il mestiere: all’inizio mi bastava una fontana di farina con dell’acqua dentro. “Paciugavo”: era divertente. Via via il gioco si è fatto passione. Per l’esame di terza media i miei genitori mi regalarono una planetaria. A quel punto serviva un tratto che mi distinguesse. Lo scovai in un negozietto qualunque di una anonima strada newyorkese. In vetrina erano esposti due grembiuli da cucina. Mi colpirono. Mia mamma lo capì: “Prendi il rosso”, disse. Quello stesso giorno scelsi il nome del mio blog. “Cooker Girl”: facile da ricordare. Me lo sentivo addosso».

Perché non chiamare il blog Aurora Cavallo?

«Mi vergognavo. A sedici anni una ragazza non pensa alla cucina. Le pagine web e i social li usa, casomai, per mostrare il lato più glamour di sé. Pur orgogliosa di quel grembiule rosso, io ero l’adolescente di provincia che proponeva ricette amatoriali. Temevo di essere presa in giro. Sicché ho scelto di trincerarmi dietro a un nick name: mi sentivo sicura. Sbagliavo».

«Da Cooker Girl ad Aurora Cavallo il passaggio è avvenuto per errore. Non nasco tecnologica. Ho imparato a gestire i devices sul campo. I social mi sono un po’ scoppiati tra le mani. Un giorno ho collegato Facebook, che usavo abitualmente, a Instagram. Ancora oggi non mi capacito di che cosa sia successo. Fatto sta che, al posto dello pseudonimo, è comparso il mio vero nome. Col senno del poi è stato l’errore più bello di sempre: ho cominciato a giocare la mia partita a carte scoperte. Non ho più paura».

«L’entusiasmo che metto in tutto quel che realizzo, senza pretendere di apparire perfetta. La perfezione è quanto di più distante ci sia da me. Oggi sono una content creator: leggo, studio, sperimento, sbaglio ancora e ancora. Senza perdermi d’animo faccio e rifaccio, proponendo sempre un pezzetto del mio quotidiano che è insieme famiglia e amicizie. Nei video trovi nonna Maria Teresa, che risponde alle mie stories su Instagram e commenta i post su Facebook. Poi ci sono nonno Carlo, il marito high tech, e nonna Tere, che cucina meglio se in sottofondo passa “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri. Nonno Beppe la guarda stranito: ha fatto la guerra, lui. Difficile smuoverlo. I miei followers hanno imparato a conoscere loro e, con loro, mia sorella Nicole che è l’opposto di me, mio fratello Checco, mio cugino… Ecco, è questa la mia cifra. Non brillo per originalità in termini di piatti, né ho la pretesa di farlo. So che l’insalata di indivia o i grissini con lardo, miele e noci appartengono al déjà vu. A renderli speciali sono i racconti».

Pensa di essere una fonte di ispirazione?

«Sarei felice di strappare un sorriso anche a uno soltanto dei miei followers (967mila su TikTok, 574mila su Instagram, 66mila su YouTube, 46mila su Facebook, senza contare i lettori dei libri: il secondo e ultimo volume — “Come l’acqua per la farina. Ricette lievitate dolci e salate, basi e segreti per impasti perfetti”, Fabbri — nella prima settimana ha venduto oltre 10mila copie, ndr). Mi fa stare bene l’idea di condividere, attraverso ricette imperfette, persino i momenti bui che ognuno di noi ha. Il messaggio potrebbe essere: siamo tutti sulla stessa barca. In questo sono convinta che i social, spesso demonizzati, abbiano un potenziale enorme. So di avere una grande responsabilità. Sono però abbastanza matura per capire che, quando parli a un pubblico così vasto e giovane devi cercare di rispettare la sensibilità del singolo. Le faccio un esempio: quando mi dicono che sono “bella magra” nonostante cucini e mangi sempre, non posso bearmi perché c’è chi della magrezza fa, è il caso di dire, una questione di vita o di morte. Dietro a un presunto complimento sta una complessità inimmaginabile che va capita e rispettata».



Lei ha la pelle della ventenne e i pensieri di una quarantenne…

«Credo in ciò che faccio e mi adopero per crescere: devo metterci la testa. Ed è proprio grazie alla testa che, di recente, sono diventata imprenditrice, tra i cinque co-fondatori di Zenzero Talent Agency, realtà per food creator nata grazie al lavoro di GialloZafferano e One Shot Agency (giusto ieri Aurora Cavallo ha partecipato alla prima edizione di Influence Day, l’evento nato per scoprire il dietro le quinte della creator economy e approfondire ogni aspetto del mondo dell’influencer marketing grazie alla presenza come speaker d’eccezione dei creators più importanti d’Italia, ndr)».

Aurora, le resta un po’ di tempo per sognare?

«Sempre. Sono i sogni a farmi alzare al mattino. Il prossimo è ricorrente. Vorrei avere un posto fisico, che so, una bakery tutta mia. Sono cocciuta, io. Tragga lei le conclusioni».

(©) RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-12 07:13:00, Classe 2001, Aurora Cavallo, in arte Cooker Girl è una content creator, tra le prime a essere sbarcate su TikTok durante. Attraverso piatti anche imperfetti racconta scampoli di vita quotidiana. Per la rivista Forbes è tra gli under 30 più influenti in ambito social, Chiara Amati

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