L’autista Simona

L’autista Simona

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Se vedeste dei ragazzini infierire in branco su un coetaneo, evitereste di impicciarvi o li affrontereste? Per molti la vita funziona così, in modalità on/off. Io, almeno, non avevo mai considerato una terza possibilità. Simona sì. Lei fa uno dei mestieri più criticati al mondo, l’autista di bus a Roma: peggio c’è solo l’arbitro di calcio. Durante una corsa scorge nello specchietto retrovisore un ragazzino preso di mira da una banda di bulli che lo insultano e spintonano nel disinteresse degli altri passeggeri. Simona decide di intervenire, e fin qui siamo ancora dentro lo schema on/off. Spegne il motore e raggiunge il ventre dell’autobus dove i bulli hanno accerchiato la vittima. Ma anziché redarguirli con parole minacciose, ignora gli aggressori e rivolge tutta la sua attenzione all’aggredito. Lo prende per mano e lo porta nella cabina di guida, accanto a sé. Poi rimette in moto il bus, precipitato in un silenzio irreale.

Anche i bulli tacciono, ma Simona teme che si stiano solo prendendo una pausa. Sa bene che la sua responsabilità di autista finirà nel momento in cui quell’adolescente spaventato scenderà dal mezzo pubblico, ma se ne sente addosso una più grande. Perciò telefona alla mamma del ragazzino, esortandola a venirlo a prendere alla fermata. Da dove le sarà venuto questo istinto protettivo? Dal suo essere madre o dal suo essere figlia di un’insegnante di sostegno? Non saprei. So solo che, in un mondo malato, l’autista Simona è la cura.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale

11 ottobre 2022, 07:16 – modifica il 11 ottobre 2022 | 07:16

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-11 05:19:00,

Se vedeste dei ragazzini infierire in branco su un coetaneo, evitereste di impicciarvi o li affrontereste? Per molti la vita funziona così, in modalità on/off. Io, almeno, non avevo mai considerato una terza possibilità. Simona sì. Lei fa uno dei mestieri più criticati al mondo, l’autista di bus a Roma: peggio c’è solo l’arbitro di calcio. Durante una corsa scorge nello specchietto retrovisore un ragazzino preso di mira da una banda di bulli che lo insultano e spintonano nel disinteresse degli altri passeggeri. Simona decide di intervenire, e fin qui siamo ancora dentro lo schema on/off. Spegne il motore e raggiunge il ventre dell’autobus dove i bulli hanno accerchiato la vittima. Ma anziché redarguirli con parole minacciose, ignora gli aggressori e rivolge tutta la sua attenzione all’aggredito. Lo prende per mano e lo porta nella cabina di guida, accanto a sé. Poi rimette in moto il bus, precipitato in un silenzio irreale.

Anche i bulli tacciono, ma Simona teme che si stiano solo prendendo una pausa. Sa bene che la sua responsabilità di autista finirà nel momento in cui quell’adolescente spaventato scenderà dal mezzo pubblico, ma se ne sente addosso una più grande. Perciò telefona alla mamma del ragazzino, esortandola a venirlo a prendere alla fermata. Da dove le sarà venuto questo istinto protettivo? Dal suo essere madre o dal suo essere figlia di un’insegnante di sostegno? Non saprei. So solo che, in un mondo malato, l’autista Simona è la cura.

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11 ottobre 2022, 07:16 – modifica il 11 ottobre 2022 | 07:16

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, Massimo Gramellini

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