Autonomia differenziata, Cassese: Le priorità sono scuola e sanità

Autonomia differenziata, Cassese: Le priorità sono scuola e sanità

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“Le priorità sono innanzitutto sanità e scuola e sono importanti per due motivi: sono quelli dei servizi pubblici che riguardano tutta la popolazione italiana, dalla culla alla tomba come nel detto del rapporto Beveridge del ’42, in fondo quello è la realizzazione della libertà dal bisogno. Il secondo motivo altrettanto chiaro è perché sanità e scuola sono le voci di spesa più cospicue del bilancio di previsione dello Stato e degli enti pubblici. Tutto il resto viene a notevole distanza, rispetto alla scuola e alla sanità”.

Così Sabino Cassese, presidente del Comitato per la definizione dei livelli essenziali di prestazione, rispondendo a una domanda su quali debbano essere, a suo avviso, le priorità su cui il governo dovrebbe concentrarsi per attuare l’autonomia differenziata.

Cassese l’ha detto in videocollegamento durante l’audizione sulla riforma Calderoli, in corso davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato, riporta l’Ansa.

Il lavoro che abbiamo fatto – prosegue – contiene una molteplicità di punti di vista. Noi abbiamo percorso il penultimo miglio, l’ultimo sta alla qualità ed efficacia dell’amministrazione, nonché capacità amministrativa nel gestire le risorse“.

Una relazione, “censimento e vaglio” della legislazione vigente, in mano adesso al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli che i membri della Commissione a Palazzo Madama hanno chiesto nel corso dell’audizione di poter acquisire e visionare direttamente al di là della presentazione effettuata da Cassese.

“Non era compito del nostro Comitato misurare l’adeguatezza della legislazione esistente”, ha precisato il costituzionalista spiegando che il compito del Clep era estrarre i lep da norme generali, a tutela concreta e specifica dei cittadini, “cosa non semplice perché la Costituzione e le norme si vivono su termini generali“.

Noi siamo però usciti dal discorrere al fare i livelli essenziali di prestazione“. Comunque seppur non ci sia stata alcuna valutazione rispetto alla legislazione in vigore, se sia o meno attuativa dei lep, “esaminando il modo in cui noi abbiamo tratto i livelli essenziali delle prestazioni dalla normativa, potrete riscontrare moltissime lacune ed anomalie che saltano agli occhi – ha rimarcato Cassese ai senatori in Commissione – Dal nostro lavoro si evincono casi di inadeguatezza e insufficienza. Ma questo non può che essere un lavoro che continua nel tempo, come anche l’adeguamento delle risorse agli obiettivi“.

Io credo che con la svolta di Calderoli, che ha affidato al Comitato la delimitazione del perimetro dei Lep, in sostanza il governo può rispondere al dettato costituzionale che è rimasto inattuato”, dichiara il presidente del Comitato.”Tanto più che la Costituzione contiene una minaccia molto grave, perché chi non tira dritto può essere oggetto di intervento sostitutivo“, ha ammonito.

Non si può però pensare che da un giorno all’altro i lep vengano assicurati, perché occorre siano accompagnati da cifre. E per fare questo occorre implementare un programma pluriennale – prosegue – Mi rendo conto che l’equilibrio fra lep può presentare discrasie ma non si possono raggiungere da un giorno all’altro l’autonomia e la tutela delle uniformità delle prestazioni”, che il presidente del Clpe ricorda sono “previsti in Costituzione indipendentemente dall’autonomia differenziata. E’ un equilibrio difficile da raggiungere – conclude – mi rendo conto che ci sono pericoli ma comunque è un passo avanti definirli per attivare quel circolo vizioso che fa sì che il cittadino possa partecipare perché sa quale è il suo diritto; l’autonomia locale sia consapevole del fatto che vadano fatte correzioni e infine terzo che lo stato possa intervenire in modo sostitutivo quando vede che si rompe l’uniformità della garanzia dei diritti civili e sociali“.

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