A Roma i sindacati a colloquio con le associazioni professionali della scuola, Aimc (Associazione italiana maestri cattolici), Cidi (Centro di iniziativa democratica insegnanti), Mce (Movimento di cooperazione educativa), Proteo Fare Sapere, per presentare il progetto “La scuola si riprende la parola”, per la costituzione di tavoli interassociativi nelle scuole al fine di rilanciare l’autonomia a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico.
“I rischi che il progetto governativo di autonomia differenziata possa affermarsi – si legge nel manifesto sottoscritto dalle quattro associazioni – nella indifferenza del Paese e degli stessi lavoratori della scuola vanno scongiurati. La scuola, infatti, vedrebbe minacciata quella funzione fondamentale che le è stata assegnata dalla Costituzione: concorrere alla costruzione e diffusione della cittadinanza, del civismo, della solidarietà, della formazione unitaria delle nuove generazioni per un Paese unito e indivisibile. Valori incedibili a qualsivoglia localismo. Il mondo della scuola deve respingere questo progetto e in questa fase deve in primo luogo contare sulle proprie forze. Deve riprendersi la parola”.
A Orizzonte Scuola intervengono Gianna Fracassi (Flc Cgil), Michele Sorge (Cisl Scuola) e Noemi Ranieri (Uil Scuola Rua).
“Oggi, discutiamo con le quattro associazioni professionali più rilevanti del settore scuola una importante iniziativa. Il nostro obiettivo è ricostruire un terreno, un tessuto comune di condivisione a partire dalle scuole. La proposta che ci viene fatta è molto interessante. Crediamo fortemente nella necessità di ricostruire un terreno professionale per il dibattito e la discussione all’interno delle singole istituzioni scolastiche. Questo dovrebbe coinvolgere il personale docente, i dirigenti scolastici e, in generale, l’intera comunità educante. Siamo consapevoli delle numerose e difficili sfide che ci attendono in questo momento. Tuttavia, siamo convinti che la comunità scolastica abbia la forza e la capacità di rinnovarsi. Crediamo che sia possibile farlo partendo da un processo di partecipazione più ampio e da una riflessione professionale profonda. Riteniamo che questo approccio potrebbe dare un grande contributo a una fase del nostro Paese in cui le grandi trasformazioni stanno inevitabilmente cambiando il nostro sistema scolastico”, spiega Fracassi.
“Con la presentazione dei disegni di legge sull’autonomia differenziata, si è aperto un dibattito politico e sociale su questa proposta di devoluzione. Noi, come CISL scuola, siamo nettamente contrari all’autonomia differenziata nel settore della scuola. Crediamo infatti che l’autonomia differenziata porterebbe a un ampliamento dei divari culturali e geografici già presenti sul nostro territorio. Pertanto, con forza riaffermiamo il nostro sostegno al principio di un sistema pubblico unitario, all’unitarietà del sistema scolastico di istruzione pubblica italiana. Questi sono principi fondamentali su cui è basata la nostra Costituzione e noi ci teniamo fermamente a essi”, aggiunge Sorge.
“Abbiamo partecipato con convinzione e pieno interesse a un’iniziativa di fondamentale importanza, che tende a ripartire dal basso, coinvolgendo gli operatori scolastici e l’intera comunità educante. Questa iniziativa si concentra su un tema di grande importanza: contrastare ogni deriva localistica, dirigistica e di neocentralismo. Questa è una battaglia che la nostra Federazione porta avanti da anni, consapevole che i rischi non finiscono mai. Ogni legislatura porta una nuova proposta, e l’attuale proposta di autonomia differenziata non fa eccezione. Tuttavia, gli effetti negativi di tali proposte tendono a essere gli stessi. Temiamo che porti a disparità di trattamento e differenze nell’esercizio dei diritti fondamentali che la Costituzione ha sancito oltre settant’anni fa. La scuola è al centro di ogni cambiamento e ha una responsabilità enorme nella formazione delle nuove generazioni. Ha il compito di garantire che il diritto alla partecipazione democratica possa essere raggiunto da ogni persona. Se compromettiamo questo diritto, se creiamo differenze nella sua applicazione e nella possibilità di esigerlo, rappresentarlo e viverlo, ci poniamo in una posizione di rischio per il futuro del nostro paese”, spiega Ranieri.
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