di TERESA CIABATTI
Esce marted 15 per Einaudi L’umanit un tirocinio, un memoir (o quasi) dello scrittore napoletano. I ricordi e i libri, Cuore che faceva piangere e poi ridere: la vita
Quando Domenico Starnone scrive che questo libro frutto della vecchiaia, il periodo meno assennato dell’esistenza, non credetegli. Non credetegli perch in L’umanit un tirocinio (Einaudi) quello che viene dopo, quello che lui fa succedere il contrario: tumulto, scoperta, dubbio, incanto. Non c’ punto di arrivo, come per i libri letti in giovinezza che riletti dopo molti anni mostrano lati al tempo non visti, acquistano bellezza dove pareva esserci il difetto, l’errore. L’autore ammette: Mi piacciono tutti gli errori, tutte le sviste, tutti gli abbagli — la sua una dichiarazione di poetica, e insieme uno sguardo.
Dunque questo libro non semplicemente una raccolta di scritti, piuttosto una selezione che si fa ritratto. Disegno a carboncino, come quello della mano apparso nel dormiveglia che rimanda ad altri dipinti di mani: Non nasconde l’abbozzo e la cancellatura, ma li mette in scena. Cos l’opera non pi la risultanza rifinitissima di un lavoro, ma il suo farsi per tentativi ed errori.
Esattamente il percorso dell’io narrante in questo libro, e nell’opera di Starnone in generale.
Qui l’io irrompe, sparisce, ora rimbrotta, ora Starnone adulto che biasima Starnone adolescente, lo contraddice. L’umanit un tirocinio un’autobiografia smemorata, un memoir menzognero, un racconto di formazione di un ragazzo che pensava di non avere diritto alla letteratura e lottava col dialetto. Quel ragazzo che studiava per diventare scrittore come immaginava che lo scrittore dovesse essere, e si sforzava di parlare l’italiano dell’uomo del telegiornale; il giovane che rinunciava a scrivere poich si riteneva manchevole di suo e di famiglia — mancanza di eredit materiale e immateriale, la definisce.
Non c’ posto per lui, conclude.
E non una conclusione. Con Raffaele La Capria scopre che Napoli, in apparenza irraccontabile, si pu raccontare. Con Natalia Ginzburg impara che il quotidiano narrabile inventando una lingua. E poi: il punto di vista, la voce — che cosa sarebbe l’opera di John Fante senza la voce di Arturo Bandini? O l’io di Federigo Tozzi che compare timido quasi fosse un errore, in realt segno di travestimento. Bisognerebbe fare la storia di questi travestimenti. Bisognerebbe fare l’elenco di quanti personaggi femminili di buon livello, se non memorabili, sono nati dalla necessit maschile di acquistare libert espressiva. In genere, quando Flaubert dice: Madame Bovary sono io, tra le tante cose finisce con il segnalare anche: Madame Bovary non Madame Bovary.
Starnone analizza, scompone, e al contempo mette in scena, rendendo visibile lettore e scrittore.
Cos leggendo Gatto sotto la pioggia di Hemingway, l dove alla donna che non vede pi il gatto che voleva prendere, viene consegnato in sostituzione un gatto di maiolica, Starnone ragazzo si entusiasma, trova il tipo di scrittore che vuole essere (uno che governa il caos della realt con l’elisir della finzione, uno che fa felici le signore dolenti con gatti di maiolica). Tranne accorgersi, anni dopo, che si tratta di un errore di traduzione. Hemingway scriveva: a big tortoiseshell cat, ovvero un gatto tartarugato vivo. Il gatto di maiolica del traduttore. E qui interviene l’io narrante dispotico a decidere che no, lui non se ne fa niente del gatto tartarugato, lui sceglie l’errore: Gatti e gatti e gatti di maiolica, si augura.
Gatti e gatti sono lo sguardo, il racconto a dispetto della realt, di ci che si vuole vero e unico.
E che Starnone non creda all’unicit, al fatto compiuto, lo dimostra datando il principio della sua voglia di scrivere: In origine stata la cicogna, dice. Senonch alla cicogna si aggiunge una notte di litigio dei genitori. La stessa cicogna poi si fa due, o comunque mostra due facce: quella che porter il fratellino, disegnata dal padre (il Feder di Via Gemito), e quella di cui parla la levatrice o la zia per giustificare le lenzuola sporche di sangue: La cicogna ha portato il fratellino, ma poi se lo voleva riprendere, e vostro padre, meno male, l’ha ammazzata.
Due facce la cicogna, due facce il padre. Volto indefinito chi d la notizia (zia o levatrice): come a attestare che la letteratura luce su alcuni, e foschia su altri.
Starnone duplica, moltiplica. Fissa punti cardinali per muoversi nel tratto intermedio: Quanto pi riuscivo a sostare nello spazio tra il s e il no.
Libri come Cuore di Edmondo De Amicis, o Lord Jim di Joseph Conrad svolgono la funzione di s e di no, o meglio: i s e i no sono le letture in et diverse. Bambino piange su certe pagine di Cuore, le stesse su cui ride quindici anni dopo.
Adolescente si irrita per l’ingerenza di Marlow nella storia di Jim: perch non far parlare direttamente l’eroe giovane, anzich il cinquantenne Marlow che finge di amare Jim, e invece lo ridicolizza? Passano gli anni, e l’adulto comprende che senza Marlow Lord Jim sarebbe solo un buon un libro di avventure, e che viceversa col tramite di Marlow diventa un libro sulla smania, sul desiderio, e sul tempo che non pi: Marlow guarda Jim da fuori, e guardando lui, guarda s stesso. Attenzione: non forse questo, anche questo, L’umanit un tirocinio? Starnone adulto che guarda Starnone adolescente? Domenico Starnone fa di s stesso ragazzo il suo Lord Jim.
Possibile? L’io narrante del libro risponderebbe non lo so, come risponde alle molte domande tese a incasellare un romanzo, un personaggio: Io non lo so, io non lo so, dice, e nell’io non lo so ribattuto c’ la possibilit di essere ogni cosa. L’imperfetto ludico dei bambini — io ero la principessa — che lo scrittore spiega, e insieme usa. Pertanto il ritratto di s che viene fuori non segue una cronologia, e neppure un’identit data per sempre: Non c’ niente che si dia una volta per tutte in un racconto.
Il doppio, la contraddizione, i mille Franti che sono i suoi studenti, i gatti, tutti i gatti. E allora: L’umanit un tirocinio non la formazione di un lettore, n di uno scrittore, bens la formazione di Domenico Starnone — chiunque esso sia (tra i tanti: uno dei pi grandi scrittori viventi). E che Starnone sia molti individui lo stabilisce lui in questo tempo non lineare, che salta, avanza, indietreggia, dando l’idea della simultaneit dei ruoli: studente, professore di liceo, scrittore agli inizi, scrittore affermato, figlio di Feder, ferroviere pittore che lamenta: Io a Napoli non sono capito (Via Gemito). Domenico Starnone pu essere tutto. Ecco perch non bisogna credergli quando scrive che questo libro frutto della vecchiaia, non credetegli: deve accadere ancora tantissimo.
Agenda
L’umanit un tirocinio di Domenico Starnone esce marted 14, per Einaudi (pp. 302, euro 18). Starnone (Saviano, Napoli, 15 febbraio 1943) vive a Roma. Ha esordito nel 1987 con Ex cattedra (Rossoscuola e Il manifesto). Ora i suoi libri sono editi da Einaudi.
L’autore presenter L’umanit un tirocinio a Roma sabato 18 febbraio, alle 11, con Annalena Benini e Antonio Gnoli (Spazio Sette Libreria, via dei Barbieri, 7; prenotazione consigliata alla mail: info@ spaziosettelibreria.it)
12 febbraio 2023 (modifica il 12 febbraio 2023 | 11:56)
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