Ad Avezzano evacuati in ventimila per il disinnesco di una bomba Alleata. LEsercito:Sette interventi al giorno

Ad Avezzano evacuati in ventimila per il disinnesco di una bomba Alleata. LEsercito:Sette interventi al giorno

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di Alessio Ribaudo

Lo scorso anno, a quasi 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, il Genio pionieri dell’Esercito ha disinnescato 32mila ordigni inesplosi. L’artificiere: Serve uno studio intenso degli ordigni, della loro storia, aggiornamenti continui e sangue freddo

Quasi ottant’anni fa, dopo essere stata sganciata da un aereo statunitense durante la seconda guerra mondiale, si conficc nel terreno del centro storico ma, per fortuna, non esplose. Cos rimasta a dormire per 80 anni sino a quando, lo scorso 11 febbraio, la bomba Mark 65 da 1000 libbre (454 chili di cui 253 di esplosivo, nome in codice AN-M65) non ha fatto capolino durante gli scavi per la ristrutturazione di un’abitazione nel pieno centro di Avezzano, nell’Aquilano.

A distanza di tutti questi anni ancora cos potenzialmente dannosa che, nel raggio di un chilometro e mezzo, sono stati evacuati tutti i ventimila residenti: in pratica met di tutti quelli della cittadina abruzzese. La macchina organizzativa stata, davvero, imponente: non solo ci sar un plotone di artificieri dell’Esercito italiano del 6 reggimento Genio pionieri di Roma ma anche pi di 70 operatori della sicurezza, oltre 150 volontari oltre a decine di uomini delle protezione civile, dei vigili del fuoco, di Asl e 118, Enel, Rete ferroviaria italiana, Trenitalia, Snam, Italgas, e delle forze dell’Ordine. In pi ci sar un sistema di 80 telecamere di sicurezza anti-sciacalli che vigileranno sulle abitazioni.

Le fasi

Saremo impegnate in tre fasi delicate e cio la neutralizzazione, il caricamento e trasporto dell’ordigno e, infine, il brillamento in una cava di Massa d’Albe, spiega il sergente maggiore Nico Fava, 52 anni, a capo del team di quattro artificieri che effettuer l’intervento in Abruzzo.
Sar io a compiere i due despolettamenti di testa e coda in modo da rendere innocuo Mark 65 — prosegue il militare — ma io finalizzo il lavoro della mia squadra che importante perch fondamentale avere sempre qualcuno con cui confrontarsi per raggiungere l’obiettivo di operare in totale sicurezza.

Fava si arruolato nel 1990, dieci anni dopo ha ottenuto la qualifica di artificiere dopo un lungo percorso di specializzazione: Il processo di selezione molto duro perch occorrono determinate qualit e la formazione lunga se si vuole ottenere sia la qualifica di operatore Cmd (Conventional Munitions Disposal) sia Bcmd (Biological and Chemical Munitions Disposal) al nostro centro di eccellenza C-IED della brigata Genio. Chi supera questi corsi pu operare nell’ambito della gestione di eventi legati alla minaccia da ordigni esplosivi regolamentari, inclusi quelli caricati con aggressivi chimici e biologici da guerra.

Dopo il corso, c’ un periodo di affiancamento con gli artificieri anziani che sul campo insegnano come operare. Nella mia carriera ho disinnescato all’incirca seimila ordigni di vario calibro — continua Fava — sia in Italia sia nei teatri operativi esteri in cui sono stato in missione ma non si finisce mai di studiare e imparare. L’umilt e la pianificazione sono doti indispensabili per un artificiere insieme a un pizzico di paura: Sentirne un pizzico prima del disinnesco una forma di stimolo a dare il massimo e si evita cos di sottovalutarle o, peggio, il rischio che diventi qualcosa di routinario.

L’imprevisto pu essere dietro l’angolo. Nella mia carriera in pi di un’occasione mi sono trovato a dover gestire situazioni particolari e impegnative ma si sopperisce tutto con lo studio di ogni minimo dettaglio dell’ordigno aggiungendo qualsiasi variabile come le condizioni meteo. A esempio, per Avezzano ho ricostruito la storia della bomba, per quale motivo stata sganciata in quel determinato dai caccia statunitensi. Poi sono andato a cercare negli archivi e ho studiato tutti i disinneschi di bombe simili avvenuti in Italia. Bisogna sacrificarsi molto, avere abnegazione assoluta nella continua sfida alla ricerca della sicurezza pi assoluta. Serve un aggiornamento continuo per studiare e scoprire nuove soluzioni per nuove minacce. Ecco perch cataloghiamo minuziosamente ogni intervento a futura memoria, conclude il sergente maggiore dell’Esercito.

Le bombe in sonno

I numeri dei disinneschi effettuati ogni anno dai circa cento artificieri distribuiti nei 12 reggimenti del Genio dell’Esercito sono impressionanti. Lo scorso anno abbiamo effettuato 2.345 interventi in tutto il Paese neutralizzando 31.854 ordigni fra cui 19 bombe d’aereo, esordisce il colonnello Crescenzo Izzo che comanda il sesto reggimento Genio pionieri di Roma, impiegato ad Avezzano. Se si considera, dal 2000 a oggi, invece gli interventi sono stati 57.900 dal Trentino alla Calabria isole comprese. Sono conficcate nelle periferie e nei centri storici delle nostre citt, nei laghi o nei mari dove si fa il bagno o nelle campagne dove si va a funghi o per una gita fuori porta. Si stima infatti che ancora ci siano oltre 25 mila bombe dormienti e sono quello ci che resta di oltre un milione di ordigni militari sganciati durante le due guerre mondiali nel nostro Paese. Da documenti Alleati desecretati recentemente si desunto che circa il 10 per cento delle oltre 378 mila tonnellate lanciate dai velivoli di britannici e americani non mai esploso: salvando la vita a migliaia di italiani che sarebbero potuti morire in un istante.

Le cause

Ci avvenuto per difetti di fabbricazione o per condizioni ambientali sfavorevoli — continua il colonnello— come la pioggia che aveva reso un terreno fangoso e quindi pi “morbido” ma questo non significa che non siano ancora oggi pronti al funzionamento. I ritrovamenti di bombe d’aereo come quella di Avezzano avvengono solitamente quando vengono costruite o ricostruite case, quando vengono costruite grandi opere pubbliche come strade, autostrade, ponti oppure in occasione di campagne di scavi archeologici. La distribuzione geografica, invece, segue la storia degli eventi bellici: non ci sono solo bombe d’aereo della Seconda Guerra mondiale ma anche quelle inesplose della Prima e decine di migliaia di bombe a mano, granate di artiglieria e altri armamenti che, seppur hanno un potenziale esplosivo minore rispetto ad una bomba d’aereo, non sono affatto meno letale per chi li maneggia senza alcuna conoscenza.

Le aree

La mappa dei disinneschi dice che la maggior parte sono avvenuti dove sbarcarono gli Alleati sulla costa siciliana, su quella di Salerno ma anche a Cassino, ad Anzio, lungo la Linea Gotica (si estendeva per oltre 300 chilometri dal versante tirrenico dell’attuale provincia di Massa-Carrara fino al versante adriatico della provincia di Pesaro e Urbino) e la Linea Gustav (si estendeva dalla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, fino a Ortona, nel Pescarese, passando per Cassino, le Mainarde, gli altipiani maggiori d’Abruzzo e la Maiella). Inoltre ci sono ma i porti, le stazioni, i depositi e i ponti ferroviari di grandi citt come Palermo, Napoli, Roma, Firenze, Bologna Genova, Torino e Milano. Ci sono anche le bombe chimiche caricate con gas asfissianti e urticanti della prima guerra mondiale in Trentino e in Veneto — prosegue l’ufficiale superiore — e sappiamo che i nazisti dopo l’otto settembre ne interrarono tante dopo l’8 settembre. Gli Alleati bombardarono pesantemente anche le arterie stradali e ferroviarie, specie quelle utilizzate dalle colonne tedesche in ritirata. Insomma chi pensa che finita una guerra, finisce tutto il pericolo si sbaglia di grosso. Eppure, dal 1946 inizi in tutto il Paese una grande prima bonifica di Stato da bombe, granate e campi minati.

Cosa fare

Ogni anno, per, si contano decine di feriti in tutta Italia perch qualcuno ritrova degli ordigni e li maneggia. Lo scorso 8 ottobre a Vicenza un 79enne ha riportato ferite alle mani e al volto a causa dello scoppio di un residuato risalente alla Prima Guerra Mondiale. Il mese precedente, a Milano, un 34enne rimasto gravemente ferito e ha perso la mano nel tentativo di neutralizzare un ordigno bellico all’interno del suo garage. A fine agosto, invece, un uomo ha perso la vita nel Veneziano mentre tentava di disinnescare e far scoppiare una bomba della Grande Guerra.Quando si rinviene qualsiasi tipo di ordigno bellino non bisogna toccarlo — dice Izzo — ma occorre immediatamente chiamare le forze dell’Ordine che, dopo le prime verifiche, comunicano il ritrovamento alla prefettura competente. A questo punto, il prefetto ci inviano una richiesta d’intervento comunicandoci il luogo esatto, una descrizione di massima dell’ordigno e le eventuali forze dell’Ordine competenti. Noi cos arriviamo sul posto e classifichiamo il pericolo per iniziare tutte le attivit connesse al disinnesco tramite uno dei 12 reggimenti del Genio presenti in tutto il territorio nazionale. Gli artificieri, fanno sapere dello Stato Maggiore dell’Esercito, sono un centinaio: In base al contesto pianifichiamo se neutralizzare nel sito la bomba o despolettarla e poi trasportarla in un altro luogo che, solitamente, una cava dove poi viene fatta brillare e nella valutazione incide molto se si trova nel centro di una citt o in una campagna sperduta. Per trovare la soluzione migliore vengono convocati diversi tavoli di lavoro. L’attivit che precede un disinnesco intensa — conclude il colonnello ai quali partecipano tutti gli enti coinvolti nelle varie fasi di disinnesco.

26 febbraio 2023 (modifica il 26 febbraio 2023 | 08:12)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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