In Italia, la formazione iniziale degli insegnanti delle scuole secondarie è oggetto di preoccupazione a causa del ritardo nell’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) relativo ai percorsi universitari e accademici da 60 CFU/CFA, abilitanti all’insegnamento per le scuole secondarie. Un ritardo che, secondo l’Osservatorio Interistituzionale sulla formazione iniziale degli insegnanti, potrebbe avere conseguenze negative che derivano da questo slittamento.
Con un comunicato diffuso agli organi di stampa, l’Osservatorio ha espresso preoccupazione per il ritardo nell’emissione del DPCM previsto dall’art. 2-bis comma 4 del d.lgs. 59/2017. Infatti, come viene ricostruito nel comunicato, a inizio giugno 2023 è stata trasmessa agli Organi competenti la bozza di Schema di decreto, ma “il tempo trascorso – si legge – è ormai proibitivo sia per l’offerta formativa universitaria e accademica sia per la creazione dei Centri multidisciplinari di ateneo o interateneo per la didattica previsti nello Schema di decreto, ovvero forme più istituzionali di gestione universitaria o accademica, sia, ancora, per l’organizzazione dei tirocini e l’attribuzione degli incarichi ai tutor (compromessi, peraltro, dall’eventuale sottrazione dei fondi necessari a finanziarli)“.
Conseguenze per gli studenti
Sempre secondo l’Osservatorio, lo slittamento nell’emanazione del DPCM comporta rischi soprattutto per gli studenti. “il rischio, – si legge – ormai quasi inevitabile, è di uno slittamento che ha conseguenze gravissime innanzitutto sulle carriere degli studenti, che non possono organizzare i percorsi di studio e che non hanno chiare indicazioni sull’accesso alla formazione iniziale degli insegnanti e vedono così frustrate le loro ambizioni a diventare docenti professionalmente formati. La grave carenza di candidati, soprattutto nelle discipline scientifiche, risentirà ampiamente di questo stato di cose rendendo sempre più difficile il reclutamento del personale docente formato e alimentando il ricorso a personale privo di adeguata qualificazione“.
Urgenza per l’emanazione
Non solo le difficoltà sopra citati, per l’Osservatorio, un ulteriore ritardo nell’emanazione del DPCM allontanerebbe l’Italia dal resto dell’Europa, mantenendo il Paese privo di una formazione iniziale organica e strutturata per gli insegnanti. “Le competenze acquisite negli anni nelle scuole e nelle università per la formazione (TFA, 24 CFU) – scrivono – non trovano attualmente un adeguato sbocco in percorsi strutturati, causando una dispersione di risorse dannosa per il sistema formativo.
L’avvio è, dunque, urgente perché consentirebbe “a scuole, università e personale docente coinvolto di organizzare percorsi di accesso all’insegnamento secondo standard qualitativi irrinunciabili. La formazione iniziale degli insegnanti è cruciale – conclude il comunicato – per assicurare un sistema educativo di alta qualità e per preparare docenti altamente competenti che possano formare le future generazioni“.
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