L’intervista
di Marco Galluzzo 02 dic 2022
Il ministro Adolfo Urso
Intervenendo sul caso della raffineria di Priolo il governo ha introdotto nuove norme che tutelano l’interesse nazionale nei settori strategici. Cosa c’è in più rispetto alle norme sulla Golden power?
«Per quanto riguarda la Golden power — risponde Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy — abbiamo individuato lo strumento compensativo per consentire alle aziende che fossero inibite di ottenere gli strumenti finanziari necessari alla loro crescita. Insomma quando lo Stato indica semaforo rosso per motivi di sicurezza nazionale nel contempo ha il dovere di fornire strumenti alternativi. Per Lukoil abbiamo definito le procedure di amministrazione temporanea a fronte di rischi di continuità produttiva in conseguenza delle sanzioni. È un provvedimento organico a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici. E la società Lukoil ha manifestato l’intenzione di collaborare con il governo».
Su Priolo avete preso una decisione ponte: ma qual è il destino della raffineria? Molti investitori esteri sembrano spaventati dal contesto ambientale e dagli obblighi di bonifica. Si va verso una nazionalizzazione?
«Assolutamente no. Il governo assume l’amministrazione temporanea dell’impianto con la possibilità di affidarne la gestione a società a controllo pubblico operanti nello stesso settore al fine di garantire la continuità produttiva e quindi l’approvvigionamento energetico del Paese, anche a salvaguardia del’occupazione. Nel frattempo la proprietà può continuare la trattiva per la cessione dell’impianto a terzi, i quali comunque devono sapere che dovranno rispettare le prescrizioni che ci accingiamo a definire con lo strumento della Golden power. Lo Stato indica strategia e regole, che vanno rispettate anche per gli obblighi di bonifica qualunque sia la nazionalità dell’eventuale acquirente».
Sul Pnrr siete in procinto di chiedere una revisione alla Commissione europea. Lei ha dichiarato che una parte delle risorse possono essere dirottate verso il caro bollette. Non crede che così si perdono investimenti preziosi?
«Non ho mai detto questo. Ho invece sostenuto che per quanto riguarda il rifinanziamento, che ritengo necessario, del piano di transizione 4.0 abbiamo attivato una interlocuzione con la Commissione per utilizzare le risorse del Pnrr anche dopo la scadenza del 31 dicembre. Sappiamo che questo strumento è molto apprezzato dalle imprese e vogliamo intensificarne il sostegno».
A parte il rialzo dei prezzi qual è al momento il gap principale del Pnrr?
«È un piano pensato quando alcune criticità emerse nell’ultimo anno non erano all’orizzonte: pensi che ci sono 120 miliardi di opere pubbliche, sui 230 totali, e dovremmo realizzarle con un aumento delle materie prime del 35 per cento… Sulle procedure il Mimit ha titolarità a essere una sorta di “difensore civico delle imprese” esercitando, ove necessario, poteri sostitutivi per le autorizzazioni».
Lei si occupa di una fetta cospicua del Pnrr, ha già fatto una ricognizione? Come siete messi sui tempi?
«Il ministero è titolare di 10 investimenti e di una riforma. Le risorse ammontano a 18,1 miliardi, che salgono a 25 con gli stanziamenti del Piano nazionale complementare. Agli interventi sono correlati 10 milestone e 15 target. Per quest’anno ci mancava solo la proposta di riforma del Codice di proprietà industriale che è stata approvata giovedì in Cdm».
Lei ha la delega agli investimenti nel settore aerospaziale, quali progetti del Pnrr coinvolgono questo settore?
«Ho ottenuto la delega proprio quando iniziava la ministeriale Esa a Parigi in un quadro che appariva negativo per il nostro Paese. Ne siano usciti molto bene, lo dimostra anche il recente contratto tra Commissione Ue ed Esa per 5 satelliti da portare in orbita con il vettore Vega-C costruito da una nostra nota azienda. Il Pnrr prevede anche progetti in ambito spaziale. Alcuni sono stati concordati con l’Agenzia spaziale europea, altri con contratti nazionali gestiti dalla nostra Agenzia spaziale. Tra questi, ricordo il progetto per un lanciatore spaziale tutto italiano di nuova generazione che ci consentirà di rafforzare la nostra autonomia strategica nel settore».
Sulla rete unica telefonica lei ha parlato di clamorosi errori fatti nel passato.
«Innanzi tutto la privatizzazione di 25 anni fa, la “madre di ogni errore”. Telecom era allora la sesta azienda globale, poi il declino inarrestabile ha pregiudicato la sviluppo tecnologico del Paese. Ora dobbiamo recuperare, ma sappiamo che si può fare, con la convinzione di coinvolgere tutti gli attori. Siamo al lavoro insieme in un clima assolutamente costruttivo».
È vero che volete sostituire i vertici di Cassa depositi e prestiti?
«Quando ho letto la notizia ho subito telefonato a Dario (Scannapieco, amministratore delegato, ndr), con cui mi ero incontrato il giorno prima e con il quale stiamo lavorando al meglio su tanti dossier. Sono illazioni prive di ogni fondamento».
Per il dossier Tim non crede sia stato un errore avere spacchettato le deleghe? A lei quella sulle comunicazioni, a Butti quella sulla rete unica, il Mef ha il controllo sulla Cdp. Per molti analisti, questo assetto può ingenerare confusione per gli investitori come per la Cassa. «Questo governo, a differenza dei precedenti, lavora in piena sinergia, con la regia di Palazzo Chigi, in ogni dossier strategico. Siano una squadra con un capitano indiscusso, ciascuno con il proprio ruolo, con il solo obiettivo di perseguire l’interesse nazionale».
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, 2022-12-02 22:02:00, Il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso: strumento compensativo nel Golden Power. Lukoil non sarà nazionalizzata, Marco Galluzzo