Balneari, il nuovo piano del governo: sì alle gare, ma con tutele per i gestori

Balneari, il nuovo piano del governo: sì alle gare, ma con tutele per i gestori

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di Marco GalluzzoDopo i rilievi del Quirinale, l’esecutivo prepara un decreto legge. I tempi non saranno immediati: occorrer parlarne con la Commissione Europea, il Colle e la categoria dei titolari di concessioni balneari L’unico compromesso possibile a questo punto un decreto legge. A Palazzo Chigi lo ritengono inevitabile. Un intervento normativo non immediato perch dovr essere il frutto di un’interlocuzione con almeno tre attori: la Commissione europea, il Quirinale che ha sollevato i rilievi e infine la categoria dei titolari di concessioni balneari, i cui interessi Giorgia Meloni continua a voler proteggere, ma non pi a tutti i costi, bens nel perimetro di un accordo difficile che contemperi diversi interessi in campo, economici, giuridici e istituzionali. Fonti di governo per questo motivo raccontano che occorreranno diverse settimane, se non mesi, per arrivare a un intervento normativo che sani il vulnus giuridico introdotto dalle norme contenute nel Milleproroghe, norme che la prima carica dello Stato ha chiesto di correggere. Quelle disposizioni prorogano ancora una volta di un anno, e in alcuni casi di due anni, le gare sulle concessioni balneari. Gare che per l’Unione Europea invece vanno fatte, in base al principio della concorrenza. Ma un probabile decreto dovr non solo correggere lo strappo giuridico che il Quirinale ha sanzionato, ma riportare il contesto giuridico italiano su un piano di omogeneit che al momento manca, per usare un eufemismo. chiaro al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che in queste ore si raccordato con gli uffici legislativi del Quirinale, che a questo punto l’intervento dovr avere diversi obiettivi: intanto risolvere la contraddizione di avere due leggi diverse, le norme del Milleproroghe e la riforma Draghi sulla concorrenza. Poi per dovr anche risolvere il pasticcio che il Colle ha messo sotto la sua lente: al momento una sentenza a sezione unite del Consiglio di Stato d ragione al diritto europeo e dunque gi dai prossimi mesi qualsiasi sindaco, magari di sinistra, pu mettere a gara le concessioni balneari dal 2024 e trovare un giudice che gli dia ragione. Il concessionario infatti quasi sicuramente perderebbe la causa, in base al diritto europeo, alla giurisprudenza italiana e a un contesto normativo che confuso e contraddittorio.Per raggiungere questi diversi, intrecciati e molteplici obiettivi a questo punto occorre, secondo fonti di governo, che nuove norme vengano studiate in base ad un negoziato che includa la Commissione europea, cercando quanto pi possibile di ottemperare alla direttiva Bolkestein, e contemporaneamente rassicuri quello che un bacino elettorale storico del centrodestra. Giorgia Meloni ha promesso pi volte alla categoria che la difender, lo ha detto anche in pubblico nelle ultime settimane e dunque occorrer trovare una strada che sani le contraddizioni interne del diritto nazionale, quelle con il diritto europeo e infine sia in grado di essere digerita dai concessionari attuali. Gi nella riforma Draghi, votata l’anno scorso sia dalla Lega che da Forza Italia, che ora invece l’hanno messa in discussione, erano contenute delle leggere forme di garanzia per la categoria, per esempio prendendo in esame gli investimenti fatti dai concessionari. Ora si discute di una formula, che andr comunque discussa anche con la Commissione europea, a Bruxelles, che per ragioni di semplificazione va sotto il nome di bandi concordati. Si riaprono le gare, i balneari accettano il principio, ma con una tutela rafforzata che ne enfatizzi il ruolo avuto, in primo luogo economico, negli anni di titolarit.Bisogner vedere se i balneari accetteranno un compromesso o piuttosto tireranno dritto con la rivendicazione di una proroga infinita delle gare. Bisogner anche vedere sino a che punto Meloni vorr scontrarsi con Lega e Forza Italia, che nella gestazione del Milleproroghe non hanno voluto sentire ragioni, ignorando sia i suggerimenti che arrivavano dal Quirinale sia il tentativo di mediazione che il ministro Raffaele Fitto ha esperito. In questo quadro aleggia comunque una prossima condanna all’Italia della Corte di giustizia europea. La Corte si rifiutata di ascoltare in udienza le ragioni dei concessionari italiani. Una sua sentenza, che appare scontata, aprirebbe le porte a una nuova procedura di infrazione contro Roma. Ma in fondo l’ultimo dei mali, visto che ne abbiamo 82 aperte. L’obiettivo pi urgente del governo a questo punto risolvere un groviglio giuridico che pu deflagrare in centinaia di cause, senza un intervento. 26 febbraio 2023 (modifica il 26 febbraio 2023 | 08:32) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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