Il bambino che piega i metalli, un mistero a Berlino

Il bambino che piega i metalli, un mistero a Berlino

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di Valerio Cappelli

Il regista esordiente porta Le propriet dei metalli, la storia liberamente ispirata a un fatto vero avvenuto negli Anni ‘70 in un contesto umile e povero: Il motore di tutto stato Inardi, il campione a Rischiatutto di Mike Bongiorno

Antonio Bigini e il bambino che piega i metalli, un mistero italiano al Festival di Berlino

Un debutto anomalo, una storia intrigante che appartiene a mondi lontani, remoti, invisibili. C’ un bambino che piega oggetti di metallo, posate e altri utensili, al solo tocco, con la forza della mente. Mostra la sua dote agli amici, poi la voce si sparge. Siamo in un contesto povero e umile, un paesino di montagna, nei pressi di Montefeltro. Il paesaggio brullo, dolce, aspro, al confine tra Emilia e Toscana, scandisce il tono del film, accompagnando la complessit del mondo interiore del bambino. Si chiama, Martino Zaccara, ha 13 anni, viene da una normale famiglia borghese di Rimini. L’ho scelto perch ha qualcosa di magnetico, e per un certo distacco che mostrava immergendosi nel ruolo, dice il regista Antonio Bigini, 42 anni, di Urbino.

Con Le propriet dei metalli (prodotto da Kin e Rai Cinema) porta il suo esordio alla Berlinale, nella sezione Generation. Mi sono liberamente ispirato a un fatto vero, una realt che ignoravo, ho scoperto l’esistenza di un centro di studi parapsicologici che era attivo a Bologna, dove vivo, negli Anni ’70, il periodo di questa storia. Il motore di tutto Massimo Inardi, medico e parapsicologo che divenne un caso mediatico in tv al Rischiatutto di Mike Bongiorno. La fama di quella disciplina ebbe lui come pretesto, ma la parapsicologia fu un fenomeno mondiale e rappresentava lo spirito dell’epoca.

C’ un altro personaggio centrale, Uri Geller, l’illusionista israeliano a cui si attribuivano poteri psichici e telepatici, che fu oggetto di due film, tra cui quello di Ken Russell.

Il fisico Ferdinando Bersani, con Aldo Martelli, altro professore universitario, indag su alcuni bambini che 50 anni fa, a imitazione di Uri Geller, sembravano piegare degli oggetti nelle loro case di campagne in Nord Italia. Fu il fenomeno, diffuso in tutta Europa, dei cosiddetti minigeller. Il regista non crede a quei poteri, ma alla fascinazione di una storia che ci pone interrogativi su tante cose, su quanto crediamo di conoscere la realt che ci circonda e quanto di inconoscibile c’ nell’uomo e nella natura.

Ma c’ anche altro, nel legame del bambino con suo padre, un’anima semplice indurita dalla perdita della moglie. In questo paganesimo rurale, nella povert contadina che trova terreno fertile in altri fenomeni indecifrabili, come le apparizioni celesti a Lourdes e altrove, un fisico americano armato di magnetometro e contatore Geiger porta il bambino davanti a una commissione scientifica. Il professore ha un approccio scettico, non si fida, non crede, per si rende conto che c’ qualcosa di interessante.

E’ uno che cerca il Sacro Graal della parapsicologia, una spiegazione scientifica che nessuno al mondo riuscito a dare. C’era un premio, negli Anni ’70, che da 10 mila dollari arriv a 1 milione di dollari, per chi fosse in grado di mostrare l’esistenza paranormale. Il premio si chiamava Randi, il prestigiatore che fu il grande accusatore di Uri Geller, il quale, davanti a lui, padre di tutti gli scettici, non fu in grado di replicare le sue esibizioni. Piero Angela nel 1978 dedic cinque puntate alla parapsicologia, smontando di fatto i tanti programmi che proliferavano alla Rai, i cui programmi ospitavano spesso i profeti dell’invisibile e del paranormale. Angela segn un ritorno all’ordine per la televisione pubblica.

Il momento in cui il bambino piega gli oggetti di metallo non lo vediamo mai. E’ una sfida raccontare quello che non si vede, dice il regista, che non crede nel paranormale, ma il film non d risposte. A lui interessa raccontare, attraverso un bambino che non un supereroe ma che ha qualcosa di paradossale e inspiegabile, l’altrove che nutre il suo immaginario cinematografico. Bigini ha una formazione cinefila da autodidatta, ha scritto documentari, con la Cineteca di Bologna ha collaborato alle mostre su Sergio Leone, Pasolini e Mastroianni. Nella sua testa, per il suo debutto, ronzavano Truffaut e il tema del mistero amato da Kieslowski.

RIPRODUZIONE RISERVATA

13 febbraio 2023 (modifica il 13 febbraio 2023 | 21:37)

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