Anche se il politicamente corretto non ci consente di dire quasi pi niente, una storia di cronaca ci ricorda le ragioni per cui non si pu dire proprio tutto. Il protagonista un rugbista della nazionale italiana nato in Guinea, Cherif Traor.
Durante una festa di Natale con scambio di regali anonimi a sfondo goliardico, ha trovato nel suo pacco una banana marcia. Traor dice di essere rimasto ferito dalle risate dei compagni di squadra, tanto da non averci dormito la notte.
Lo capisco. Se il titolare di una nuca spelacchiata, per esempio il sottoscritto, avesse partecipato a quella festa ricevendo in dono una parrucca, avrebbe sbagliato a offendersi, dato che la mancanza di capelli non mai stata una causa di discriminazione, se non forse in una gara tra barbieri.
Invece il colore della pelle s.
E se grottesco riscrivere il passato come fa la cancel culture, altrettanto assurdo sottovalutarlo.
Per secoli gli antenati di Traor sono stati considerati degli esseri inferiori, e ogni allusione che rievochi quel pregiudizio non pu essere derubricata a battuta di spirito, dal momento che va a graffiare una ferita ancora aperta.
In fondo lo stesso motivo per cui la pacca sul sedere rifilata da una donna a un uomo fa meno scandalo di quella data da un uomo a una donna. Perch dietro quest’ultima ci sono millenni di sopraffazioni. E, anche quando saranno finite, passer ancora molto tempo prima che se ne sia cicatrizzato il ricordo.
Il Caff di Gramellini vi aspetta qui, da marted a sabato. Chi abbonato al Corriere ha a disposizione anche PrimaOra, la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non ancora abbonato pu trovare qui, con una nuova offerta, le modalit per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.
22 dicembre 2022, 07:08 – modifica il 22 dicembre 2022 | 08:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-12-22 07:30:00,
Anche se il politicamente corretto non ci consente di dire quasi pi niente, una storia di cronaca ci ricorda le ragioni per cui non si pu dire proprio tutto. Il protagonista un rugbista della nazionale italiana nato in Guinea, Cherif Traor.
Durante una festa di Natale con scambio di regali anonimi a sfondo goliardico, ha trovato nel suo pacco una banana marcia. Traor dice di essere rimasto ferito dalle risate dei compagni di squadra, tanto da non averci dormito la notte.
Lo capisco. Se il titolare di una nuca spelacchiata, per esempio il sottoscritto, avesse partecipato a quella festa ricevendo in dono una parrucca, avrebbe sbagliato a offendersi, dato che la mancanza di capelli non mai stata una causa di discriminazione, se non forse in una gara tra barbieri.
Invece il colore della pelle s.
E se grottesco riscrivere il passato come fa la cancel culture, altrettanto assurdo sottovalutarlo.
Per secoli gli antenati di Traor sono stati considerati degli esseri inferiori, e ogni allusione che rievochi quel pregiudizio non pu essere derubricata a battuta di spirito, dal momento che va a graffiare una ferita ancora aperta.
In fondo lo stesso motivo per cui la pacca sul sedere rifilata da una donna a un uomo fa meno scandalo di quella data da un uomo a una donna. Perch dietro quest’ultima ci sono millenni di sopraffazioni. E, anche quando saranno finite, passer ancora molto tempo prima che se ne sia cicatrizzato il ricordo.
Il Caff di Gramellini vi aspetta qui, da marted a sabato. Chi abbonato al Corriere ha a disposizione anche PrimaOra, la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non ancora abbonato pu trovare qui, con una nuova offerta, le modalit per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.
22 dicembre 2022, 07:08 – modifica il 22 dicembre 2022 | 08:29
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