credito
di Federico Fubini20 feb 2023
L’altro giorno uscita una succinta nota della Banca d’Italia. Lamenta che l’inflazione sta portando le banche ad aumentare i costi dei conti correnti a carico della clientela. E invita gli istituti – si legge – “a valutare con estrema attenzione simili modifiche contrattuali a sfavore dei clienti, considerato che l’aumento dei tassi d’interesse ufficiali avviato lo scorso luglio dalla Banca centrale europea pu avere effetti positivi sulla redditivit complessiva dei rapporti tra le banche e i loro clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotti dall’inflazione”.
Nel nostro Paese intriso di populismo persino nel linguaggio, la Banca d’Italia di sicuro si distingue. Resta felpata, impeccabile. Mi permetto dunque di tradurre liberamente: con l’aumento dei tassi le banche stanno gi facendo un sacco di soldi; che almeno non sovraccarichino i clienti alzando anche le commissioni sui loro conti. Gi, ma quanti soldi stanno facendo le banche grazie all’aumento dei tassi della Bce? Negli ultimi tre mesi dell’anno scorso le prime otto banche hanno visto aumenti annui dei ricavi quasi tutte in doppia cifra, fino al 40% in pi. Anche l’utile quasi sempre eccezionale. Se gli istituti registrano ottimi risultati, va detto, a volte semplicemente perch sono ben gestiti. senz’altro il caso dei due maggiori in Italia, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma la domanda sulle origini della vasta redditivit attuale dell’intera categoria rimane, specie dopo le crisi bancarie di meno di un decennio da. Da dove vengono tutti quei soldi che stanno guadagnando le banche? Ho cercato di capirci di pi, grazie alla trasparenza (da elogiare) che pratica l’Associazione bancaria italiana.
Bce e banche commerciali
Ecco dunque quanto emerso, dopo il rapidissimo aumento del 3% dei tassi della Bce fra il 27 luglio e l’8 febbraio scorsi (volto, come sappiamo, a riportare l’inflazione sotto controllo). Prima per un chiarimento: dall’estate scorsa ad oggi la banca centrale ha alzato il costo degli interessi che chiede alle banche commerciali per fornire loro liquidit (dallo zero al 3% all’anno, nei casi standard), ma ha anche alzato il “tasso sui depositi” (da meno 0,5% a pi 2,5%); in quest’ultimo caso, si tratta dei rendimenti che la stessa Bce garantisce ai fondi depositati dagli stessi istituti commerciali presso la banca centrale. Questi fondi depositati dalle banche commerciali sui propri conti in Bce derivano, in buona parte, dai depositi liquidi che noi clienti affidiamo loro: lo facciamo con il semplice atto di lasciare i nostri soldi fermi sui conti in banca. E non stiamo parlando di noccioline. I depositi liquidi della clientela presso le banche italiane – tolti quelli delle banche stesse – valgono pi del prodotto interno lordo: 2.134 miliardi di euro a dicembre scorso (dei quali 1.260 miliardi delle famiglie e 423 delle imprese).
Tassi sui prestiti
Veniamo dunque ai fatti. La tabella qui sopra, elaborata dal capoeconomista di Unicredit Marco Valli, mostra che in Italia gli aumenti dei tassi sui prestiti alla clientela sono stati finora fra i pi alti dell’area euro. L’Abi per ora condivide le informazioni fino al primo febbraio, cio dopo un aumento dei tassi della Bce del 2,5% in meno di sei mesi. Cos’ successo in questo periodo? In effetti, il costo medio in interessi dei prestiti alle imprese cresciuto del 2,5% (dall’1,20% a maggio al 3,70% a gennaio). E i tassi dei prestiti alle famiglie per comprare casa sono saliti di 1,61% fino al 3,53%. In sostanza, le banche hanno trasferito per intero sulle imprese tutti gli aumenti del costo del denaro da parte della Bce, mentre sulle famiglie hanno trasferito due terzi di quegli aumenti. Infatti vediamo la dinamica del credito alle famiglie, ma soprattutto alle imprese, in netta frenata (sotto, dal Bollettino “Moneta e banche” della Banca d’Italia). C’ dunque da aspettarsi che quest’anno l’economia italiana non si metta a correre.
Banche e risparmiatori
Ma ora ci interessa capire cos’ successo dall’altra parte, nei rendimenti dei depositi della clientela. In parallelo all’aumento dei tassi sui depositi della Bce a favore delle banche, sono saliti anche gli interessi che le banche stesse riconoscono ai risparmiatori? S, sono saliti. Il problema di quanto: sono passati in media dallo 0,31% di maggio scorso (prima degli aumenti dei tassi) allo 0,49% di gennaio. In altri termini, mentre quanto la Bce pagava a favore delle banche saliva del 2,5% all’anno, quanto le banche pagano alla clientela per i loro depositi salito di appena lo 0,18%. E si noti che ci avviene, in larga parte, sugli stessi soldi: quelli che noi depositiamo in banca e la banca deposita in Bce. Cerco di dirlo in un altro modo. In questi ultimi sei o sette mesi le banche italiane, in media, hanno fatto salire i tassi a loro favore sette volte e mezza di pi di quanto abbiano lasciato salire i tassi a loro carico. E ci anche se la Bce su questi fronti stata simmetrica, equanime. Di conseguenza i rendimenti che le banche riconoscono alla loro clientela sui depositi di quest’ultima sono cresciuti, in media, quattordici volte meno dei rendimenti per la stessa liquidit che la Bce riconosce alle banche. Cio, di fatto, il sistema creditizio non ha trasferito ai clienti gli aumenti dei tassi: lo ha tenuto quasi tutto per s. Nel frattempo per ha trasferito sulla clientela quasi tutto l’aumento dei tassi Bce, quando quest’ultima che deve pagare le banche su prestiti e mutui.
Liquidit
Ok, qui ci vogliono tutte le sfumature del caso. Le banche italiane non fanno eccezione in Europa. I conti vincolati a tempo rendono pi dei conti a vista (ovvio). Ed vero che quando i tassi sui depositi erano negativi alla Bce, le banche italiane non hanno mai trasferito i costi sui correntisti. E non tutta la liquidit delle famiglie e delle imprese italiane – 1.683 miliardi di euro a dicembre scorso – depositata dalle banche in Bce per prendere un catturare interesse sui depositi. Da quel che capisco, in dicembre scorso c’erano depositati in banca centrale circa 220 miliardi degli istituti di credito italiani. Il resto era impiegato in prestiti, acquisti di titoli di Stato ed altro. In ogni caso il margine di guadagno a favore delle banche, a queste condizioni, di alcune decine di miliardi in ritmo annuale. La differenza fra tassi sui prestiti e costo della raccolta di liquidit per gli istituti salito quasi al 3%, molto sopra l’ 1,5%-2% di una situazione “normale”. Facile fare i soldi cos. Mi fa pensare a quel gestore finanziario che porta un amico al porto di New York per mostrargli, orgoglioso, il suo yacht e quelli dei colleghi. L’amico guarda e risponde: Ok, ma dove sono gli yacht dei vostri clienti?. Potremmo chiederci oggi dove sono gli yacht di milioni di piccoli risparmiatori italiani. Ma sono pronto a scommettere che questo nirvana per le banche non durer. Oggi si permettono di spadroneggiare sui clienti, perch non hanno bisogno di liquidit e dunque sono disposte anche a perderli se non stanno alle condizioni offerte. Le maxi aste di liquidit a tassi agevolati della Bce dei tempi pandemici ha lasciato dentro il sistema italiano del credito ancora circa 330 miliardi, poco cari, a disposizione. Quando per gli istituti rimborseranno la Bce di tutta quella massa di denaro, saranno molto pi interessati ai depositi della clientela. Dovranno offrire di pi per attrarli o trattenerli. Sempre che tutti noi, persone comuni, iniziamo a chiedere agli sportelli dove sono i nostri yacht.
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