Bar chiusi, record nella regione: 1.860 attività perse per il Covid

Bar chiusi, record nella regione: 1.860 attività perse per il Covid

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di Maria Egizia Fiaschetti

Nel Lazio la crisi, tra lunghi periodi di lockdown e ricorso massiccio al telelavoro, ha visto scomparire il 10,9 per cento delle attività, contro il 4,5 per cento della media nazionale. L’inflazione si percepisce già nell’aumento del costo della tazzina di caffè

Nel bilancio pesantissimo degli ultimi due anni, che hanno visto chiudere quasi 7 mila bar in tutta Italia, il Lazio è stato il più colpito: secondo i dati raccolti da Unioncamere e InfoCamere, che hanno consultato il Registro delle imprese, nella nostra regione l’emergenza sanitaria ha polverizzato 1.860 attività, il 10,9 per cento, a fronte della media nazionale che registra un calo del 4,5 per cento. A incidere il combinato disposto tra lunghi periodi di lockdown, norme restrittive e diffusione dello smart working che nelle grandi città d’arte come Roma, svuotate di turisti, ha pesato in modo particolare. Sebbene i ristori erogati dal governo abbiano in parte contenuto gli effetti catastrofici della crisi, si teme che il quadro possa peggiorare a causa dell’aumento del costo dell’energia e delle materie prime: rincari che, oltre a colpire gli esercenti, rischiano di provocare un’ulteriore contrazione dei consumi. Nei bar il trend inflattivo, legato anche alle conseguenze della guerra in Ucraina, si inizia già a percepire con l’incremento del prezzo della tazzina di caffè.

Il Lazio, in particolare la Capitale, hanno accusato in misura più consistente l’adesione massiccia al telelavoro e il crollo del turismo dell’80 per cento, con perdite difficilmente ammortizzabili. La Valle D’Aosta, seconda per numero di esercizi scomparsi durante la pandemia (51 bar), segna una diminuzione del 9,7 per cento. Marche e Friuli Venezia Giulia si attestano al meno 6 per cento; Toscana, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige registrano cali superiori al 5 per cento. Il Piemonte non si discosta di molto (-4,99 per cento). In controtendenza la Campania e la Sicilia, dove invece i bar sono aumentati tra l’1 e il 2 per cento: a stimolare la ripresa potrebbe essere stato anche il pienone delle località balneari nei mesi estivi, quando gli italiani hanno deciso per lo più di trascorrere le vacanze nel nostro Paese. Nel decennio tra il 2011 e il 2021, il settore era cresciuto in modo significativo (+4.537 bar), salvo ritrovarsi poi affrontare una congiuntura tra le peggiori dal secondo dopoguerra. Il primato numerico va alla Lombardia, con quasi 27 mila strutture, in netto distacco dal Lazio (16.567) e dalla Campania (16.321).

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17 aprile 2022 (modifica il 17 aprile 2022 | 08:14)

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, 2022-04-17 06:15:00, Nel Lazio la crisi, tra lunghi periodi di lockdown e ricorso massiccio al telelavoro, ha visto scomparire il 10,9 per cento delle attività, contro il 4,5 per cento della media nazionale. L’inflazione si percepisce già nell’aumento del costo della tazzina di caffè, Maria Egizia Fiaschetti

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