di Massimo Mapelli
Alcune condizioni, come un pasto abbondante, l’insonnia, l’abuso di caffeina, le apnee notturne o più semplicemente l’ansia possono, in cuori predisposti, scatenare gli impulsi elettrici aggiuntivi rispetto al normale battito cardiaco
Da diversi giorni soffro di extrasistoli: sento un «tuffo al cuore», una sensazione di vuoto. Ecocardiogramma ed ecodoppler sono risultati nella norma. Vorrei sapere se le extrasistoli sono pericolose e se potranno sparire così come sono apparse. Sono preoccupata. Aggiungo che ho iniziato recentemente ad assumere un antidepressivo.
Risponde Massimo Mapelli, Dipartimento Cardiologia critica e riabilitativa, Centro cardiologico Monzino, Milano (VAI AL FORUM)
La sensazione di «vuoto» e «tuffo al cuore» che riporta così precisamente è del tutto compatibile con una classica extrasistolia benigna. Si tratta di impulsi elettrici aggiuntivi rispetto al normale battito cardiaco che colpiscono nella maggior parte dei casi cuori morfologicamente sani, come evidenziato dal suo ecocardiogramma che fortunatamente esclude problemi nel funzionamento del muscolo cardiaco e delle sue valvole. Alcune condizioni, come un pasto abbondante, l’insonnia, l’abuso di caffeina, le apnee notturne o più semplicemente l’ansia possono, in cuori predisposti, aumentare gli episodi di extrasistolia. Uno stato ansioso, in particolare, innesca talora un circolo vizioso ansia-extrasistoli-ansia, in grado di condizionare seriamente la qualità di vita. In relazione a ragioni legate al funzionamento elettrico del cuore, ogni battito aggiunto («extra», appunto) è seguito da una pausa necessaria ai tessuti che conducono l’impulso per ricaricarsi. È proprio questa pausa ad essere avvertita come anomalia. In questa maniera, curiosamente, la presenza di un battito in più viene avvertita come la mancanza di un battito. Per motivi ancora non del tutto chiari, in alcuni soggetti la sintomatologia è assente persino quando gli episodi sono migliaia in un giorno. In altri tende invece a presentarsi in maniera fastidiosa e, seppure solo in casi sporadici, addirittura invalidante, anche solo per la continua sensazione di avere qualcosa che non va.
La soluzione: ignorarle
Personalmente, sin dai tempi del liceo soffro di un leggero disturbo visivo chiamato «miodesopsia», più comunemente noto come «mosche volanti». Si tratta, in poche parole, di plurime ombre nere dall’aspetto filiforme e sfrangiato che, in perenne movimento, popolano il campo visivo in maniera appena percettibile, ma facendosi particolarmente distinguibili quando lo sfondo è una superficie chiara e luminosa, come un cielo terso. Prima di conoscere la natura benigna del disturbo mi capitava di fissare per lunghi minuti l’orizzonte in preda alla preoccupazione – talora la certezza – di perdere la vista da un momento all’altro. Un inferno, vero? Eppure, una volta verificata la natura benigna del disturbo e l’assenza di rischi concreti, me ne sono completamente dimenticato. Oggi, a quasi vent’anni di distanza, sono del tutto episodici i momenti in cui vedo le mosche volanti, che pure sono sempre rimaste al loro posto. Come avviene anche per altri problemi (per esempio gli acufeni), il nostro cervello – un organo ben più plastico e affascinante del cuore – ha la capacità di trascurare impulsi che considera poco importanti, bloccandoli a uno stadio pre-critico, con ovvi benefici sulla nostra qualità di vita. Una sorta di filtro efficientissimo che decide di volta in volta se valga la pena disturbarci. In sostanza esiste una strategia perfetta per il suo problema con le extrasistoli, più economica e probabilmente più efficace rispetto ad altre di tipo farmacologico: le ignori e vedrà che faranno meno paura.
8 ottobre 2022 (modifica il 8 ottobre 2022 | 18:48)
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, 2022-10-09 12:55:00, Alcune condizioni, come un pasto abbondante, l’insonnia, l’abuso di caffeina, le apnee notturne o più semplicemente l’ansia possono, in cuori predisposti, scatenare gli impulsi elettrici aggiuntivi rispetto al normale battito cardiaco, Massimo Mapelli