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Tra i film candidati agli Oscar 2022 c’è Belfast di Kenneth Branagh. Un’opera semi-autobiografica, in cui il regista di Thor e Assassinio sul Nilo (indagate il mistero nella nostra recensione di Assassinio sul Nilo) canta un’ode alla famiglia e alle proprie radici, un film intimista ed emozionante che merita indubbiamente di figurare tra i titoli di punta proposti dall’Academy. Belfast è stato anche uno dei grandi protagonisti della Festa del Cinema di Roma 2021 e ora, a diversi mesi di distanza dalla release internazionale, arriva finalmente nelle sale italiane tra gli ultimi film al cinema di febbraio 2022.
1969. L’Irlanda del Nord vive il culmine del suo aspro conflitto interno, la famigerata guerra intestina nota a tutti come The Troubles, che afflisse l’intera regione dalla metà degli anni sessanta fino ai novanta, con buona parte di quei disordini che continuano ancora oggi sui binari di una lotta etnico-nazionalista combattuta dagli Unionisti Protestanti e dai Nazionalisti Cattolici.
Una guerra che ha mietuto, in oltre tre decenni, migliaia di vittime civili, e che provocò un’ingente diaspora per chiunque riusciva a permettersi una nuova vita sui lidi inglesi. Su questo sfondo si muove la storia della famiglia di Buddy, un bimbo di 9 anni che vive con la madre, la sorella e i nonni in un quartiere misto di Belfast, popolato da protestanti e cattolici. Le tensioni sociali tra le fazioni estremiste dei due schieramenti, che alimentano lo scontro religioso creando tumulti in strada, si alternano con il gioco, la scuola, la famiglia e gli amici davanti agli occhi innocenti del piccolo protagonista, mentre i suoi genitori (protestanti) lottano per chiamarsi fuori dai Troubles, inimicandosi i gruppi più violenti degli Unionisti che li vorrebbero al loro fianco nell’esercizio della violenza ai danni dei Nazionalisti. Buddy vive la sua vita con il candore di un bambino mentre i suoi oscillano tra la normalità e il disastro, tra l’amore e il terrore, tra il calore familiare e l’ansia per i disordini, mentre lui attende il ritorno periodico di suo padre, che lavora come carpentiere a Londra, molto lontano dai suoi affetti.
Ed è proprio Londra la meta finale della famiglia di Buddy, almeno nelle intenzioni: per lasciarsi alle spalle i pericoli di Belfast, Buddy potrebbe presto trasferirsi in Inghilterra con la mamma e il papà, approfittando della posizione lavorativa del genitore. Ma abbandonare Belfast, per Buddy, non significa soltanto scampare alla morte, bensì lasciare un pezzo di vita: i suoi amici, i suoi amori, il tenero abbraccio dei suoi nonni.
Racchiudendo nella figura di Buddy, e nei suoi affetti familiari, gran parte della propria infanzia, Kenneth Branagh realizza una pellicola di rara intensità emotiva e di enorme delicatezza, a metà tra un racconto semi-autobiografico e un’opera di sorprendente neorealismo. Belfast è una storia che parla di radici e di famiglia, ma soprattutto è un’apologia sull’appartenenza e sul valore della memoria. La storia dei primi anni di vita di Buddy è un susseguirsi di scatti, di piccoli racconti, di attimi, di minuscoli sprazzi di una quotidianità intima, tenera, ma scossa dagli eccessi di violenza perpetrati dal conflitto civile.
Con Belfast, ponendosi a metà strada tra un racconto di reportage storico e un diario profondamente personale, Kenneth Branagh confeziona il suo film più intimista e delicato. Un film perfettamente scandito nei rintocchi del suo stesso ritmo, prezioso e commovente nel suo contenuto, ma altrettanto riuscito nella forma. Belfast è diretto interamente in bianco e nero: una scelta estetica funzionale ai toni e alla portata dell’opera, diretta con piglio neorealista e approccio autoriale, ma soprattutto con animo nostalgico. Perché nel caleidoscopio emotivo e tematico realizzato da Branagh c’è, scolpito con vigore nell’anima del film, un’ode al ricordo, un canto d’amore alla memoria, uno sguardo romantico che volge al futuro pur rimanendo parzialmente legato alle radici.
Belfast è il miglior film di Kenneth Branagh. A metà tra un’opera autobiografica e una pellicola di intenso stampo neorealista, il regista britannico racconta se stesso per parlarci di famiglia, radici e appartenenza, in un lungometraggio che vuole parlare a tutti pur andando incontro ad un’accoglienza divisiva. Una cosa è certa: agli Oscar 2022, Belfast non potrà certo passare inosservato, trattandosi di fatto di uno dei titoli più incredibili dell’attuale stagione cinematografica.
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