Il bello delle Manigolde: ecco come gli abiti usati ora ritrovano nuova vita

Il bello delle Manigolde: ecco come gli abiti usati ora ritrovano nuova vita

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di Enea Conti

A Finale Emilia il progetto dell’associazione Mani Tese: i vestiti vecchi donati riacquistano sprint e bellezza. Il coinvolgimento di donne con varie fragilit e il sostegno di una azienda privata che ha sposato la causa

Dedicato a chi con gli stracci dei suoi sbagli ci fa un vestito nuovo e ricomincia. Con questa dedica al lettore lo scrittore Massimo Bisotti presenta in terza pagina il suo romanzo Un anno per giorno. Bella frase da condividere sui social, verrebbe da pensare: ma assai difficile che qualcuno riesca a tradurne il significato in gesti quotidiani, concreti e reali. Invece, ce l’hanno fatta – ritrovandosi nelle parole di Bisotti – le volontarie dell’associazione Mani Tese di Finale Emilia (che vanta pi di vent’anni di attivit) con il progetto Manigolde avviato nel comune del Modenese nell’estate del 2020. Gli stracci sono i capi vecchi o scartati dei cittadini comuni che li donano all’associazione, i vestiti nuovi sono quelli ricuciti con cura e attenzione da un gruppo di donne con fragilit. E cos che si compie una metamorfosi: una giacca da uomo diventa una gonna, le tasche di un cappotto sono porta bicchieri.

Una terapia

Lo raccontano le volontarie Gaia Barbieri e Marinella Pignatti. Parliamo di donne colpite da povert sociale oppure con disabilit, spiegano. Ma anche persone che soffrono, soprattutto dopo la pandemia, di depressione oppure ansia. Pare singolare che gli specialisti consiglino di praticare l’arte della sartoria e del riuso, eppure la motivazione non banale: Al centro c’ il concetto di “seconda possibilit”. Quella del recupero e del riuso dei capi d’abbigliamento. La trasformazione e la rigenerazione di un vestito ad opera delle proprie mani vissuta come un percorso di rinascita personale. O di riscatto: Il risultato deve essere bello, il lavoro deve essere fatto con cura. Non un vezzo ma una poetica. Ci che viene scartato – garantiscono – riprende vita bello e accattivante. Seguendo questa filosofia la bellezza non mai sinonimo di frivolezza.

L’associazione conta anche su figure professionalizzate: esperte di sartoria (come Pignatti) ma anche un educatore contrattualizzato. Le donne pi fragili intraprendono il percorso grazie ai Servizi sociali con la possibilit di svolgere in questa sartoria un tirocinio formativo regionale. All’associazione Mani Tese e al progetto Manigolde sono legate anche le buone pratiche della finanza sostenibile, per esempio per la costruzione di una sede fisica in cui progettare e sviluppare attivit. Come Mani Tese – spiegano ancora Barbieri e Pignatti – grazie a un percorso di architettura partecipata abbiamo potuto accendere con Banca Etica un mutuo di oltre 300mila euro.

Dall’azienda del settore metalmeccanico Mantovanibenne arrivata una donazione di diecimila euro, utile per esempio per l’acquisto dei macchinari, indispensabili per la sartoria, specie quando l’ambizione produrre capi di qualit. Roberta Mantovani, amministratrice delegata di questa azienda una “manigolda”. Ha creduto in noi e si spesa affinch un’impresa del profit aiutasse un’impresa del non profit. Ha sostenuto la nostra causa nel cda di questa azienda, composto da soli uomini. Anche grazie all’impegno di persone come Roberta Mantovani c’ chi bussa alla porta della sartoria con un capo da consegnare e una storia sulle spalle: Persone che ci consegnano la giacca del nonno o magari del padre deceduto e ci chiedono di trasformarle in una gonna. Di farle continuare a vivere, malgrado tutto.

22 febbraio 2023 (modifica il 23 febbraio 2023 | 02:52)

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