di Paolo ValentinoL’inchiesta sui 4 casi di abusi ignorati mentre era arcivescovo. Si difese sempre, ma ammise gli errori all’interno del clero L’accusa di aver gestito in modo opaco i casi di abusi sessuali all’interno della gerarchia ecclesiastica ha fatto da ombra a Joseph Ratzinger per anni, anche dopo la sua elezione al soglio pontificio, cos come la critica di non aver fatto abbastanza per portare in giudizio i vescovi che li avevano coperti. Ma stato soltanto un anno fa che un rapporto ufficiale commissionato dalla Diocesi cattolica di Monaco di Baviera ha indicato Benedetto XVI come responsabile di negligenza intenzionale al tempo in cui era arcivescovo nella capitale bavarese, dal 1977 al 1981, in almeno quattro casi di pedofilia, nei quali non prese alcuna misura contro i preti autori degli abusi. stata la prima volta che l’ex pontefice stato accusato formalmente non solo di non aver agito nei loro confronti, ma anche di aver consentito loro di continuare il ministero senza alcuna restrizione e controllo. Il rapporto, lungo quasi 2000 pagine, era frutto di un’inchiesta andata avanti per due anni e condotta dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl. Lo studio identificava almeno 497 vittime di abusi sessuali, in maggioranza ragazzi di cui il 60% di et compresa tra i 6 e i 14 anni. Avevano subito le molestie e le violenze di 235 pedofili, fra i quali preti, diaconi e dipendenti laici della Chiesa. Gli inquirenti avevano avuto accesso a documenti interni della diocesi bavarese e avevano ascoltato decine di testimoni, compreso il Papa emerito, che si era espresso con una dichiarazione scritta lunga 80 pagine, nella quale negava ogni conoscenza dei fatti e sosteneva di non aver mai partecipato a riunioni in cui erano stati discussi i casi di abusi: Non vi ho preso parte, aveva scritto Benedetto. Ma nella conferenza stampa di presentazione del rapporto, nel gennaio 2022, gli investigatori definirono non credibile la dichiarazione, mostrando le minute di un incontro svoltosi nel gennaio 1980, al quale era presente l’allora vescovo. Nella riunione era stato discusso in particolare il caso di uno dei quattro preti, che nel gennaio 1980 era stato trasferito da un’altra diocesi a quella di Monaco, per essere sottoposto a psicoterapia. Durante l’incontro, Joseph Ratzinger non disse nulla sul caso specifico, ma intervenne su altri temi. Il religioso era stato autorizzato dalla diocesi bavarese a tornare al suo lavoro pastorale in un’altra parrocchia, dove aveva continuato indisturbato negli abusi. Nel 1986 venne nuovamente accusato di abusi sessuali e condannato a 18 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena. Quando la storia venne fuori, nel 2010, il prete era ancora in servizio. La prima reazione di Benedetto alla pubblicazione del rapporto era stata piuttosto reticente. A nome del Papa emerito, monsignor Gnswein aveva espresso turbamento e vergogna di fronte agli abusi su minori commessi da religiosi ribadendo che Benedetto significava la sua personale vicinanza e le sue preghiere per tutte le vittime, alcune delle quali aveva incontrato nel corso dei suoi viaggi apostolici. Ma due settimane dopo, Benedetto ammise in una lettera che sotto la sua guida pastorale a Monaco erano stati commessi abusi ed errori e chiese perdono. Anche se continu a negare ogni comportamento scorretto. Eppure, non c’ dubbio che Benedetto XVI sia stato fra i primi a riconoscere il danno subito dalla Chiesa dalle rivelazioni sugli abusi sessuali, coperti per decenni, riconoscimento culminato nel giugno 2010, quando fu il primo Papa a chiedere perdono, promettendo che la Chiesa avrebbe fatto tutto il possibile per fermare e prevenire la piaga della pedofilia fra i suoi ranghi. Poche settimane prima in Portogallo, Benedetto aveva messo in guardia che il pi grave pericolo per la Chiesa veniva dal peccato al suo interno, non dall’esterno, e che il perdono non un sostituto per la giustizia. 2 gennaio 2023 (modifica il 2 gennaio 2023 | 07:18) © RIPRODUZIONE RISERVATA