Berlino, vince il doc sulla folliaUn premio al film italiano

Berlino, vince il doc sulla folliaUn premio al film italiano

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di Paolo Mereghetti

A sorpresa l’Orso d’oro andato al regista francese Nicolas Philibert, autore di Sur l’Adamant, documentario su un centro di cura per pazienti con disturbi mentali

Sorprendendo tutti, anche il regista che ritirando il premio ha domandato alla giuria se fosse improvvisamente impazzita, l’Orso d’oro della 73esima Berlinale andato a Sur l’Adamant di Nicolas Philibert, il documentarista francese che aveva conquistato tutti trent’anni fa con Nel paese dei sordi sui bambini sordomuti. Adesso la volta di una gigantesca chiatta (l’Adamant, appunto) ancorata sulla Senna, nel centro di Parigi, che ogni giorno accoglie persone con disturbi mentali per offrire loro aiuto e supporto.

Un esperimento che forse qualcuno non vede di buon occhio (l’ultimo cartello del film fino a quando? e si chiede per quanto tempo potr durare questa osservazione), ma che dopo le due ore del film conquista i contorni di una iniziativa imprescindibile. La macchina da presa di Philibert interroga gli ospiti, sia i pazienti che i medici e gli infermieri, e da ognuno sa estrarre umanit ed emozione, accompagnando lo spettatore dentro storie che a volte sorprendono (chi sa tutto di musica, di letteratura, di cinema ma si perde in tanto sapere) e a volte commuovono (la madre che non ha potuto allevare il figlio per i suoi problemi psichici). Senza voler trarre lezioni ma cercando solo di aprirci gli o cchi su un mondo che ha bisogno di pi attenzione.

Proprio l’operazione che la giuria guidata da Kristen Stewart riuscita a fare, con una scelta di premi che hanno necessariamente dimenticato qualcuno (penso cheil film cinese The Shadowless Tower e quello american-coreano Past Lives meritassero un riconoscimento) ma che nel complesso hanno saputo riconoscere molti dei valori in campo. A cominciare dalla miglior regia al francese Philippe Garrel per Le Grand Chariot e al Gran Premio della Giuria a Christian Petzold, il regista tedesco di Roter Himmel (di cui avevo tessuto gli elogi nei giorni scorsi).

Anche l’Italia fa capolino tra i premi con il riconoscimento per il miglior contributo artistico alla fotografia diDisco Boy : lei la francese Hlne Louvat ma il regista che lei stessa ha chiamato sul palco per condividere il premio l’italiano Giacomo Abbruzzese e la produzione del film vede coinvolta anche l’italiana Lucky Red. Le paure per un eccesso di politicamente corretto che hanno fatto discutere in altri festival e altri premi qui non hanno trovato spazio.

vero che i due premi d’interpretazione, quello da protagonista e da non protagonista (da tre anni Berlino ha abolito la distinzione tra maschile e femminile) sono andati a due personaggi fluidi, un bambino che vorrebbe essere una bambina nel film spagnolo 20.000 especies de abejas (20mila specie di api) e una trans che vuole realizzare quel sogno in Bis ans Ende der Nacht (Fino alla fine della notte), ma i due protagonisti — la piccola Sofia Otero e la trans Thea Ehre — sono perfetti nel rendere credibili i loro personaggi e non a caso sono stati premiati entrambi sia dalla presidentessa della giuria che dalla giurata Francine Maisler (che di professione fa la casting director).

Qualche riserva l’avrei sul premio alla sceneggiatura a Angela Schanelec per Music, una specie di tragedia greca sugli inganni del destino pi debole proprio nella storia che racconta che non nella messa in scena, e sul Premio della Giuria al portoghese Mal Viver di Joo Canijo su un albergo mandato avanti solo da donne, ma forse stato lo scotto da pagare a un’idea di cinema che Berlino ha sempre difeso e che vuole misurarsi con una modernit decisamente radicale, fatta di raffinatezze formali che rischiano il compiacimento. Senza per questo inficiare un’edizione decisamente positiva.

25 febbraio 2023 (modifica il 25 febbraio 2023 | 23:38)

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