di Ilaria SacchettoniIl filone romano di Ruby ter. L’ex premier: «Sono contento e soddisfatto» Trenta minuti di camera di consiglio. Quindi la decisione di assolvere Silvio Berlusconi e Mariano Apicella per un capitolo giudiziario secondario rispetto al processo milanese Ruby ter ma comunque significativo. La presunta corruzione del cantautore affinché, in sede giudiziaria, ridimensionasse al rango di cene «normali» le serate ad Arcore in compagnia di Nicole Minetti, Emilio Fede e delle molte giovani protagoniste di quegli appuntamenti. La prova del passaggio di denaro fra l’ex premier e Apicella era «ambigua» a detta del pubblico ministero Roberto Felici che, in aula, ha infatti sollecitato l’assoluzione per il premier (suscitando l’apprezzamento dello stesso Berlusconi che ha voluto omaggiarne l’onestà intellettuale a fine udienza). Dunque assoluzione per uno dei due capi di imputazione approdati a Roma dove sarebbero avvenuti i trasferimenti di denaro Berlusconi-Apicella, mentre l’altra contestazione, quella relativa alla falsa testimonianza di Apicella in sede processuale (sempre nel negare il contenuto delle serate) è stata prescritta: i fatti risalgono al 2012-2013. La decisione fa il paio con l’altra stabilita un anno fa dai giudici senesi in merito alla presunta corruzione in atti giudiziari di Berlusconi nei confronti del pianista Danilo Mariani, anche qui, in teoria, compiacente protagonista delle cene ma infine assolto assieme all’ex premier con la stessa formula («il fatto non sussiste») adottata dai giudici romani. Secondo i magistrati l’ex premier non avrebbe mai versato sul conto bancario di Mariani una cifra vicina a 170 mila euro per convincerlo a dichiarare il falso sulle cosiddette «cene eleganti» di Arcore. Si trattava di segmenti locali del processo principale, quello milanese, istruito dall’allora procuratore aggiunto Ilda Boccassini nei confronti di Berlusconi. Le indagini risalgono al 2011-2012, in seguito all’arresto a Milano di Karima «Ruby» El Mahroug, protagonista principale di quelle ormai famose serate. Resta in piedi di fronte ai giudici della settima sezione penale l’ultima tranche processuale che ha visto la stessa Karima «Ruby» testimoniare sulla vicenda. «Guardando indietro, con la maturità e la consapevolezza di adesso, credo che quella ragazza di 17 anni avrebbe dovuto essere protetta, soprattutto da quello stesso sistema che non ha mai smesso di giudicarmi, anche quando nei processi mi definiva vittima», aveva dichiarato lei al Corriere a maggio scorso. Esulta il leader di Forza Italia: «Sono contento e soddisfatto. Apprezzo anche il fatto che lo stesso pm abbia chiesto l’assoluzione». Ed esultano anche alleati, ministri e amici di sempre, fra i quali il titolare del dicastero degli Esteri, Antonio Tajani: «L’assoluzione di Silvio Berlusconi è una buona notizia per tutti — dice —. Nessun dubbio sulla sua innocenza. La decisione della magistratura ristabilisce la verità». Ma esultano, pur misurando le parole, i suoi difensori, gli avvocati Franco Coppi (Roma) e Federico Cecconi (Milano) i quali, ciascuno a suo modo, valorizzano il doppio risultato, cioè le assoluzioni romane e senesi portate a casa nel giro di un anno. Afferma Coppi: «Si è trattato di una sentenza ineccepibile da parte dei giudici di Roma. Una formula categorica che esclude qualsiasi perplessità in merito». Confortato anche Cecconi: «Giusto un anno fa si era definito in modo analogo un altro frammento processuale relativo all’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. È dimostrata al quadrato la veridicità di quanto abbiamo sempre affermato, ossia che non c’era alcun illecito passaggio di denaro tra Berlusconi e i suoi coimputati come lo stesso pm ha rilevato». 18 novembre 2022 (modifica il 18 novembre 2022 | 08:52) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-18 08:39:00, Il filone romano di Ruby ter. L’ex premier: «Sono contento e soddisfatto», Ilaria Sacchettoni