Berlusconi e l’irritazione verso Meloni: «È stata arrogante con noi». E l’alt a Ronzulli spacca Forza Italia

Berlusconi e l’irritazione verso Meloni: «È stata arrogante con noi». E l’alt a Ronzulli spacca Forza Italia

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di Marco Galluzzo

Per l’ex premier non è accettabile un «sì» a Tajani e un «no» alla sua fedelissima

Quando si è chiusa la porta della villa di Arcore e Giorgia Meloni è andata via, sabato pomeriggio, Berlusconi a stento ha trattenuto la rabbia. Poi ha sibilato un aggettivo che spiega più di tante altre parole com’è andato veramente l’incontro: «Arrogante, è stata arrogante».Sino a qualche giorno fa la difficoltà più grande, dentro la maggioranza, si manifestava nel rapporto fra la premier in pectore e la Lega, in primo luogo per il tipo di ambizioni governative coltivate da Matteo Salvini. In queste ore invece è scoppiato il caso Licia Ronzulli, fedelissima del Cavaliere con aspirazioni, anch’esse governative, che divergono, e non poco, dagli obiettivi di Giorgia Meloni.

Un piccolo riassunto può aiutare il lettore ad orientarsi: Ronzulli, ex infermiera, già europarlamentare, negli anni è diventata una sorta di ombra politica del Cavaliere. Poco si muove, ad Arcore, che lei non controlli. In molti le riconoscono doti politiche, in tanti la dipingono disinvolta e con aspirazioni senza limiti. Amici e nemici. Il problema è che queste dinamiche hanno ormai toccato anche la figura di Antonio Tajani: considerato in modo naturale il futuro capodelegazione di Forza Italia nel governo, da alcuni giorni non è più certo di poter centrare l’obiettivo.

Ma il nodo più delicato riguarda la caratura del ministero che verrà affidato a Ronzulli. Berlusconi finora ha fatto due nomi, due punti fermi delle sue richieste: Tajani e Ronzulli. E considera pari le due candidature.Per Giorgia Meloni invece fra l’ex presidente del Parlamento europeo e il resto dei nomi che ha in testa il Cavaliere c’è una considerevole distanza. Tanto che Tajani è ancora candidato ad andare agli Esteri, o in un ministero di prima fascia, mentre sul ministero della Salute, che «il presidente voleva per Licia — raccontano dentro il partito — non ci sono più margini, ormai è acclarato che non andrà a noi».

Il quadro appena fatto, pure se appena abbozzato, chiarisce anche la reazione di queste ore dell’ex premier. Se Meloni ha avuto un atteggiamento «arrogante», c’è da aggiungere che «Forza Italia resta decisiva, è bene che non lo dimentichi nessuno, perché senza di noi non si va da nessuna parte». Ragionamenti che Berlusconi fa con il suo staff, rimarcando che sui ministri non è «disposto a fare marcia indietro, visto che sono di altissimo livello».

Aggiunge, il Cavaliere, che «il mio non è un ricatto», ma è anche vero che i nomi che vengono considerati intoccabili sono appunto solo due: Tajani e Ronzulli. Sugli altri esponenti azzurri che entreranno nel governo le cose si chiariranno meglio quando la presidente di FdI avrà scoperto le sue carte indicando con esattezza quali altri posti ritiene disponibili per gli azzurri. Nella lista che avrebbe in testa Berlusconi finora sono circolati anche i nomi di Anna Maria Bernini, Alessandro Cattaneo e Paolo Sisto, ma molto dipenderà da come verrà risolta la vicenda più spinosa e poi dai posti realmente contendibili nell’esecutivo.

In ogni caso al momento quello che si è registrato dopo la visita di Meloni ad Arcore, la seconda nel giro di pochi giorni, è un vero e proprio cortocircuito. Ad un livello di tensione tale che Ronzulli avrebbe suggerito a Berlusconi di chiedere per sé stesso, e non per Tajani, il posto di ministro degli Esteri, ipotesi che può essere contemplata solo su un piano di irrealtà. Così come la minacciosa reazione che lo stesso Cavaliere ha avuto di fronte alla rigidità di Meloni: «Allora, se non ci vieni incontro, chiederemo per noi il ministero dell’Economia o il Mise». Anche in questo caso parole e ipotesi dettate da una dialettica che è temporaneamente andata fuori binario.

Insomma la situazione appare bloccata. Con Berlusconi pronto a dire in pubblico che «fra alleati non possono esistere veti o pregiudiziali» e che la sua è tutto fuorché una posizione «ricattatoria», ma l’atteggiamento di un partner determinante negli assetti di governo. Ma se lui le ha dato dell’arrogante, sembra che Meloni, durante la visita ad Arcore, abbia invece chiarito che lei, a proposito di concetti e interpretazioni, non accetta ricatti. Vuole un governo di alto profilo e competenze e, secondo la futura premier, in questi criteri non sembra rientrare la Ronzulli per ottenere un ministero di peso.

10 ottobre 2022 (modifica il 10 ottobre 2022 | 07:45)

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, 2022-10-10 05:23:00, Per l’ex premier non è accettabile un «sì» a Tajani e un «no» alla sua fedelissima , Marco Galluzzo

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