Cosa ha detto Berlusconi su Putin e ministri e cosa vuol dire che ha picconato l’accordo con Meloni

Cosa ha detto Berlusconi su Putin e ministri e cosa vuol dire che ha picconato l’accordo con Meloni

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Due dichiarazioni che fanno traballare l’accordo da poco trovato per il nuovo governo. Berlusconi prima dice «ho riallacciato i rapporti con Putin» e poi che Casellati sarà la ministra della Giustizia. Due uscite non gradite a Giorgia Meloni. Inizia e finisce con due cose dolci, l’una in senso lato, l’altra in senso stretto. La prima, entrando alle 13.41 a Palazzo Madama, è il dichiararsi «assolutamente a disposizione» rispetto all’idea di diventare il consigliere di Giorgia Meloni; la seconda sono le crêpes a cui non resiste mentre la compagna Marta Fascina prende un gelato, il tutto suggellato da una foto sui social network pubblicata alle 18.38. Nelle 4 ore e 57 minuti che separano i consigli dalle crepes, Silvio Berlusconi trasforma in un incrocio tra «drammatico», «giallo» e per certi aspetti «grottesco» il film della costruzione del governo Meloni. Perché candidamente rivela di «a ver riallacciato i rapporti con l’amico Putin». E perché poi rivendica – come acquisita – l’assegnazione del ministero della Giustizia alla forzista Maria Elisabetta Casellati. Una dopo l’altra, in onda o con la sola voce registrata, l’ex presidente del Consiglio infila una serie di dichiarazioni che riportano l’orologio dello scontro con Meloni al drammatico faccia a faccia di giovedì scorso a Montecitorio quasi cancellando l’accordo di pace siglato a via della Scrofa. Torna altissima la tensione nel centrodestra e l’opposizione va all’attacco. La cifra stilistica con cui il Cavaliere spazia da un campo all’altro, dal censimento sulla distribuzione dei ministeri alle «lettere affettuose» con Vladimir Putin, ricordano le «picconate» del suo vecchio e compianto amico Francesco Cossiga. Ne basterebbe una sola, quella dell’annuncio (smentito) da Fratelli d’Italia sull’«accordo con Meloni sull’ex seconda carica Casellati al ministero della Giustizia», per far tremare tutti i tavoli della trattativa. Ne arriveranno parecchie altre. «Se il ministro della Giustizia sarà Nordio? No», risponde Berlusconi a un gruppo di cronisti che lo avvicina al Senato. Quindi non c’è l’accordo? «L’accordo c’è. Meloni mi ha chiesto di incontrare Nordio, “che è bravissimo, magari ti convince”. E io lo incontrerò. Ma sono già convinto sulla Casellati». Sono da poco passate le 15. Il primo dello staff della Meloni che vede il lancio di agenzia sbianca, chiede lumi alla leader e ritorna davanti a un computer con la consegna di smentire. In realtà sarà impossibile correggere in tempo reale tutte le fughe in avanti di un Cavaliere loquace come non mai. Prima di lasciare Palazzo Madama, il leader di Forza Italia – rompendo la consegna del silenzio pubblico sui nomi dei ministri – elenca la sua personalissima lista della delegazione azzurra: Tajani vicepremier e ministro degli Esteri; Saccani all’Università, Bernini alla Pubblica amministrazione, Pichetto Fratin alla transizione ecologica e, per l’appunto, Casellati alla Giustizia. In serata, quest’ ultima riceverà una telefonata di Meloni: «Nulla contro di te ma per la Giustizia ho già deciso». «Vedo che sopravvivete alle vostre balle. Tutto quello che è stato scritto in questi giorni, compreso l’intervento dei miei familiari, non è vero», argomenta il Cavaliere una volta fuori dal Palazzo. In un pezzo dell’intervista già rilasciata dentro, che però ancora non è stata diffusa, ha dichiarato che «la signora Meloni è amica di mio figlio (Pier Silvio, ndr)», frase che suonerà come una conferma indiretta al lavorio dei familiari per far rientrare le crisi. E ancora: «Anche il suo uomo (Andrea Giambruno, ndr) lavora a Mediaset». Quella formula – «signora Meloni» – ritorna parecchie volte. Tolta, forse, la ricostruzione parziale della vicenda del foglietto con gli aggettivi, «riportavo frasi ascoltate dai miei senatori», versione che il Cavaliere aveva già anticipato a Meloni nel faccia a faccia di lunedì. Dall’assemblea dei gruppi del Senato arrivano in differita, pubblicati da LaPresse, altri fendenti che Berlusconi indirizza alla «signora Meloni». «Mi ha riso in faccia», spiega il Cavaliere raccontando della trattativa di giovedì scorso, quando chiedeva una compensazione in termini di caselle di governo («Tre ministeri in più») rispetto alle presidenze delle Camere finite a FdI e Lega. Poi il giallo si fa intrigo internazionale: l’amicizia ritrovata con Putin, «mi ha scritto per il compleanno una lettera affettuosa, ho risposto con una lettera altrettanto affettuosa», venti bottiglie di vodka che hanno viaggiato da Mosca ad Arcore, venti bottiglie di Lambrusco che hanno percorso la tratta in senso contrario. I l prequel del film si gira lunedì sera a cena, a Villa Grande. Presenti, oltre a Berlusconi e Marta Fascina, Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo e Antonio Tajani. Per tutta la sera, il titolare il pectore della Farnesina respingerà attacchi che arrivano da tutti i lati. «Dobbiamo lavorare per arrivare presto al governo», dice lui. «Eccolo, parla già come la Meloni, dice le stesse cose che dice la Meloni», risponderanno a turno gli altri commensali. Sarebbe stata proprio la fidanzata di Berlusconi a suggerire il declassamento della «colomba» Anna Maria Bernini a ministero di fascia B (Pubblica amministrazione) e l’ascesa di Gloria Saccani Jotti, «che sarebbe un ottimo ministro dell’Università». Al momento dei saluti il fronte dei governisti subisce l’annuncio di Ronzulli come prossima capogruppo al Senato. Rimane aperta la possibilità che Paolo Barelli possa fare il capogruppo alla Camera. «Domani vediamo, dai», dice Berlusconi. Ieri mattina l’annuncio che il prescelto è Alessandro Cattaneo. E poi, a seguire, le picconate. Fino alle crepes. 19 ottobre 2022 (modifica il 19 ottobre 2022 | 10:31) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-19 08:31:00, Due dichiarazioni che fanno traballare l’accordo da poco trovato per il nuovo governo. Berlusconi prima dice «ho riallacciato i rapporti con Putin» e poi che Casellati sarà la ministra della Giustizia. Due uscite non gradite a Giorgia Meloni., Tommaso Labate

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