La bici? È sport per donne. La campionessa e le cicliste: Difendo i loro diritti

La bici? È sport per donne. La campionessa e le cicliste: Difendo i loro diritti

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di Gaia Piccardi e Marco Bonarrigo

Alessandra Cappellotto ha sfidato il maschilismo del mondo del ciclismo. Il premio di Amnesty International per le iniziative a favore del Ruanda e dell’Afghanistan

Cosa ci fai in giro, ragazzina? Le femmine stanno a casa, a fare la polenta. Sarcedo, campagna veneta a nord di Vicenza, fine anni Ottanta. La bionda rivoluzionaria uno scricciolo ma gi pattina, nuota e va in bici, sfidando gli stereotipi della provincia: Tornavo a casa dispiaciuta, ero troppo piccola per capire. Cos – racconta Alessandra Cappellotto, 54 anni, ripensando a quando tutto cominciato – chiedevo spiegazioni a mio padre Tonino. Eravamo tre fratelli: io, Valeria e Flavio, il maggiore. Abbiamo iniziato a pedalare presto, senza differenze di sesso. Pap, classe 1928, me lo ripeteva: tu puoi fare tutto ci che fa Flavio, n pi n meno. Se ti piace qualcosa nella vita, hai il dovere di portarlo avanti.

La teoria della ghianda (James Hillman) si basa sull’idea che ciascuno di noi, fin da bambino, porta dentro di s l’immagine di ci che destinato a diventare da grande. La ghianda di Alessandra germoglia a Sarcedo grazie a un padre anticonvenzionale (Da militare faceva le gare di corsa in salita, venne premiato da un giovanissimo Andreotti), a un’eguaglianza di genere coltivata in famiglia (Le femmine possono fare quello che fanno i maschi una frase di cui ho fatto una ragione di vita: la strada me l’ha indicata pap), ai suoi stessi talenti: l’abilit in bicicletta, la serissima determinazione della Vergine, un altruismo che per il suo impegno post-carriera in favore della promozione del ciclismo femminile anche sulle strade pi erte, dal Ruanda all’Afghanistan, lo scorso anno le valso il premio Sport e diritti umani di Amnesty International e Sport4Society.

Ma andiamo per ordine. Dopo essere diventata la prima ciclista italiana a conquistare un Mondiale su strada (San Sebastian, 1997: Ne vado fiera, ho la maglia ancora incorniciata a casa. Era un ciclismo femminile pionieristico, non avevamo niente), Alessandra Eva molte altre volte: la prima ex atleta a creare una squadra di ragazze (la Gas Sport Team: Altro motivo d’orgoglio), la prima a entrare nel sindacato dei ciclisti (Ho portato subito avanti la battaglia per i bagni chimici alla partenza delle gare: l’alternativa ai bar era accucciarsi dietro le auto…) in anni in cui i pedali rosa erano tutto tranne che glamour e mediatici (Con l’aggravante che in Italia non c’ una legge che estenda alle donne il professionismo maschile: qui tutto difficile e frustrante), per poi diventare presidente della sezione femminile del sindacato mondiale. L’indole tutta sua; la sfrontatezza un regalo, insieme ai geni buoni, di Tonino. Mondiale di Oslo ‘93, vinco il bronzo a squadre, la mia prima medaglia – ricorda divertita Cappellotto -. La sera, alla festa della Nazionale, presente la Federazione, prendo il microfono: presidente perch la nostra medaglia vale molti meno soldi di quella dei maschi…?. fatta cos, prendere o lasciare.

Scesa di sella ( il 2004), di bici non ne vuole pi sapere: Ero stanca e delusa dall’ambiente. il sindacato a iniettarla di nuove motivazioni (Mi dava troppo fastidio che le cicliste fossero considerate delle reiette), la sacrosanta norma che dovrebbe obbligare gli automobilisti a restare a un metro e mezzo dai ciclisti stata voluta anche da lei, che and a Roma a discuterne con l’allora ministro Toninelli (Non giusto che un bambino debba avere paura di pedalare sulla strada!), ruandesi e afgane sarebbero arrivate dopo, quando la trascinante forza vitale di questa veneta d’assalto ha fondato Road to Equality, con la pi disarmante delle ragioni sociali: Come sindacato, non riuscivo ad aiutare le dilettanti. stata una scelta di praticit. Che le ha cambiato la vita, per sempre. I giorni di passione serviti per portare le cicliste afgane prima al campo profughi di Avezzano e poi in Veneto, coinvolgendo istituzioni, sponsor, amici e parenti, valgono un racconto a parte.

Agosto 2021. Sono i giorni drammatici e concitati della presa del potere dei talebani, della fuga di massa da Kabul con i voli umanitari, dell’attentato a Abbey Gate, dei neonati affidati alla disperata ai militari. Una notte ricevo una telefonata da Fazli Ahmad, presidente della Federazione ciclistica afgana, che a marzo avevo aiutato a organizzare una gara a Kabul nel giorno della festa della donna. Bisogna salvare pi ragazze possibile, mi implora. Chiamo Renato Di Rocco, l’omologo italiano, che attiva il Ministero degli Esteri. Si mette in moto la macchina della solidariet: l’Italia, in questa gara per la vita, non seconda a nessuno. Esteri, Interni, Difesa, si mobilitano tutti. Io mi chiudo in casa, attaccata h24 al cellulare: i messaggi con le ragazze che lottano per scappare dai talebani e imbarcarsi sono frenetici per giorni e notti intere. A Kabul il caos. Cerco di aiutarle con incoraggiamenti, mappe, contatti locali, tutto ci che posso. Google translate una manna dal cielo: le afgane parlano persiano. Miracolosamente, il 29 agosto arrivano in 14 a Ciampino. Chiamo Avezzano come una pazza: mandatemi subito le mie ragazze! Loro, deliziosi, mi fanno ragionare. Servono il vaccino anti Covid, i documenti, le pratiche. Molto prima delle bici, delle tute, delle scarpette, urgono abiti, cibo, case, affetto, serenit.

Oggi Yudolz, Fariba, Areza, Nooria e le altre sono inserite in Veneto, lavorano e si allenano, le due sorelle Hashimi hanno addirittura trovato un contratto con una squadra del World Tour (la Israel del miliardario Sylvan Adams), forse parteciperanno al Tour de France. Alessandra ne parla come delle figlie che non ha mai avuto, sempre a ciglio asciutto: Sono entrate nella mia vita come un turbine, per la proiezione del materno non c’entra. C’entra la giustizia sociale che mi ha insegnato mio padre: se siamo tutti uguali, anche le opportunit devono essere le stesse per tutti, e che cavolo.

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7 febbraio 2023 (modifica il 7 febbraio 2023 | 01:08)

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