di Giuseppe Sarcina
Lungo colloquio dei due leader di Usa e Cina al G20 di Bali, in Indonesia. «Siamo entrambi convinti che una guerra atomica non debba essere combattuta»
Bali (Indonesia) – Dopo oltre tre ore di confronto con Xi Jinping, il presidente americano tira le fila in una conferenza stampa organizzata all’aperto. Nonostante l’umidità opprimente, Joe Biden sembra sollevato. L’atteso vertice di Bali non ha certo cancellato i profondi contrasti tra Cina e Stati Uniti. Ma il leader americano è «convinto» di aver ottenuto tre risultati degni di nota. Naturalmente se verranno poi confermati dai fatti, cosa non scontata.
Primo punto: «Penso che non ci sarà una Guerra Fredda tra noi e la Cina; la nostra sarà una competizione molto dura, ma noi non vogliamo lo scontro e credo non lo voglia neanche Xi Jinping».
L’occasione in realtà ci sarebbe: negli ultimi mesi il presidente cinese ha moltiplicato le minacce e le manovre di accerchiamento nei confronti di Taiwan. Ma Biden, ed è il secondo passaggio del suo inventario, non «vede segnali» che facciano pensare a un’invasione imminente. «Ho messo in chiaro che la nostra posizione resta quella di “una sola Cina”». Gli Stati Uniti riconoscono ufficialmente soltanto la Repubblica Popolare cinese; tuttavia sono impegnati a salvaguardare l’indipendenza di Taiwan, aggiungendo alle posizioni di principio robuste forniture di armi. Lo scorso settembre, per esempio, il Congresso ha approvato un pacchetto da 6,5 miliardi di dollari in aiuti militari destinati all’Isola.
È la dottrina della cosiddetta «ambiguità strategica», una formula che risale al 1979, con l’introduzione del «Taiwan Relations Act». Secondo l’Amministrazione Biden si può andare avanti così per molto tempo, «senza violazioni unilaterali dello status quo».
Il terzo elemento positivo riguarda la Russia: «Io e il presidente Xi abbiamo condiviso l’idea che una guerra atomica non possa e non debba essere combattuta. Tutti e due siamo assolutamente contrari all’uso delle bombe nucleari in Ucraina».
Il resoconto ottimista di Biden si ferma qui. È sufficiente per segnare la data del 14 novembre come il giorno della svolta nelle relazioni tra Cina e Usa? È lo stesso presidente americano a rispondere: «non dobbiamo pensare che all’improvviso andiamo d’accordo su tutto». Il faccia a faccia potrebbe aver fermato la pericolosa escalation tra le due super potenze, riattivando il dialogo. Anche se il comunicato finale della Casa Bianca racconta un percorso più accidentato di quello riassunto da Biden davanti ai giornalisti. Di fatto Xi Jinping non pare aver preso alcun impegno stringente. Nel testo non c’è nulla che faccia immaginare a una distensione nello Stretto di Taiwan.
Anche sulla Corea del Nord i cinesi non sembrano aver dato garanzie. Biden era reduce da un trilaterale con il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol. E ha riportato a Xi Jinping l’allarme degli alleati orientali. Il presidente Usa, però, ha commentato in modo sorprendente: «Non sono neanche tanto sicuro che Pechino abbia davvero influenza sulla Corea del Nord. Però ho detto a Xi Jinping che ha il dovere di fare un tentativo per convincere i nord coreani a non continuare con il lancio a lungo raggio di missili con capacità nucleare». Pechino mantiene una posizione liquida sulla guerra in Ucraina. D’accordo: l’avviso a Putin è chiaro: non ti azzardare a mettere in campo le testate nucleari. Ma non è una novità. Gli americani, invece, si aspettavano un passo avanti. Biden ha detto che Pechino non ha violato le sanzioni, passando armi e pezzi di ricambio preziosi all’armata putiniana.
Nel frattempo, però, il conflitto è entrato in una fase diversa: forse c’è lo spazio per il negoziato, a patto che qualcuno convinca Putin che non ci sono alternative. I consiglieri della Casa Bianca hanno suggerito di sondare le intenzioni di Xi Jinping. Il leader cinese ha risposto con parole generiche sulla necessità di coinvolgere più nazioni possibile per dare più sicurezza e «più pace» al mondo. Tutto qui. Almeno stando a quello che è emerso pubblicamente.
I due leader hanno deciso comunque di non disperdere il filo riannodato a Bali. Anche con gesti simbolici: la stretta di mano, la consapevolezza di dover «elevare» le relazioni tra i due Paesi (parole di Xi) e di quanto sia «possibile collaborare sui temi di interesse planetario, dal «climate change alla pandemia, all’approvvigionamento alimentare» (frase di Biden). Nei prossimi giorni, si formeranno comitati di esperti sui singoli dossier e il Segretario di Stato Antony Blinken andrà a Pechino per dare un’ossatura più solida al confronto politico.
14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 21:54)
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, 2022-11-14 22:44:00, Lungo colloquio dei due leader di Usa e Cina al G20 di Bali, in Indonesia. «Siamo entrambi convinti che una guerra atomica non debba essere combattuta», Giuseppe Sarcina