di Giuseppe Sarcina
Iniziato l’incontro più atteso. Il leader cinese: «Non c’è niente di meglio che incontrarsi di persona»
DAL NOSTRO INVIATO
BALI — È il giorno del vertice più carico di attese , da quando Joe Biden è alla Casa Bianca. Oggi, lunedì 14 novembre, il presidente americano ha iniziato il faccia a faccia con il leader cinese Xi Jinping con queste parole: «Il mondo aspetta che Cina e Stati Uniti possano lavorare insieme sulle questioni cruciali, come il climate change. Dobbiamo evitare che la nostra competizione possa sfociare in un qualche conflitto».
Xi Jinping ha risposto richiamando non meglio precisate «lezioni della storia». Poi ha ricordato la lunga familiarità con Biden, «l’ultima volta ci siamo visti a Davos nel 2017, è un piacere rivederla, non c’è niente di meglio che incontrarsi di persona». Anche il presidente cinese ha sottolineato come «il mondo guarda al dialogo tra i due Paesi più grandi, si aspetta da noi leader la capacità di elevare la nostra relazione per il bene di tutti».
Più tardi, nel pomeriggio italiano, Biden tirerà le somme nell’unica conferenza stampa prevista nel suo tour asiatico. L’incontro cade alla vigilia del G20 in Indonesia. Biden sta aspettando questo momento da quasi due anni. Il presidente americano aveva iniziato il suo mandato con due obiettivi: «stabilizzare» le relazioni con Vladimir Putin, offrendogli un accordo ad ampio raggio sugli armamenti; «fissare le regole del gioco» con Xi Jinping, in modo che «la sfida del secolo», economica, tecnologica, diplomatica non sfuggisse di mano.
Il primo passaggio è stato spazzato via dall’attacco putiniano all’Ucraina. Il secondo, cruciale per gli Stati Uniti, è stato messo a repentaglio diverse volte negli ultimi mesi. L’ultima dal blitz agostano di Nancy Pelosi a Taiwan. È chiaro, quindi, che l’approccio delle due diplomazie sia molto prudente. Si può dire che Biden e Xi si siano avvicinati a fari spenti. Nessuno dei due vuole una rottura traumatica. Ma il contesto è complicato. Si procederà allora per gradi, come ha spiegato il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan.
All’inizio si procederà a ripulire il tavolo dai malintesi: americani e cinesi dichiareranno quali sono, come ha detto Biden, le rispettive «linee rosse». È chiaro che la «questione Taiwan» potrebbe emergere fin dalle prime battute. È l’ostacolo più alto: vedremo se e come verrà aggirato. Il Pentagono ha contribuito in modo cospicuo all’agenda: i generali Usa vorrebbero attivare un canale di collegamento permanente con le controparti di Pechino.
Sempre Sullivan l’ha spiegato così: «La flotta americana e quella cinese incrociano spesso nelle stesse acque dell’Indo- Pacifico. Dobbiamo fare in modo che non ci siano incidenti tra due potenze nucleari». Esaurita la difficile fase preliminare, si dovrebbe passare alla parte costruttiva. Ci sono spazi di collaborazione tra Cina e Stati Uniti? La risposta è la stessa da due anni a questa parte, come ha ricordato in apertura lo stesso Biden: «climate change», pandemia, energia, rilancio della globalizzazione.
Solo alla fine il dialogo andrà a spiovere prima sulla Corea del Nord e poi sull’Ucraina. Biden ha tenuto un vertice triangolare con i leader di Corea del Sud e Giappone. Gli alleati asiatici chiedono una risposta concreta all’escalation missilistica di Kim Jong-un. Biden vuole capire se può contare sulla sponda cinese per contenere il dittatore nord coreano.
L’altro «grande destabilizzatore», Vladimir Putin, è rimasto a Mosca. Ha mandato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov a rappresentarlo e, soprattutto, a cercare di spezzare l’isolamento internazionale. Lavrov, per altro, riferiscono fonti ufficiali indonesiane, sarebbe finito in ospedale subito dopo l’arrivo, per un problema cardiaco. Da Mosca il ministero degli Esteri in un primo momento ha smentito, poi ha ammesso che si è trattato solo di un «controllo di routine».
Ci saranno contatti sotterranei tra russi e americani? Il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, lo ha escluso rispondendo alla domanda con un secco «no». Ma il summit comincia solo domani, martedì 15 e durerà fino a mercoledì 16, all’ora di pranzo. Ci sono ancora diverse ore di «esposizione» e tutto può accadere. Compreso l’avvio di un dialogo «triangolare», cioè mediato da altri Paesi. L’Indonesia, padrone di casa, è disponibile. Il Sudafrica si è offerto esplicitamente. Ci potrebbe essere anche l’India e, naturalmente, la Cina. Biden solleciterà ancora una volta Xi Jinping a premere su Putin. Nelle settimane scorse il presidente cinese ha mostrato pubblicamente segnali di impazienza.
Tuttavia ha sempre mantenuto il collegamento con il Cremlino. A questo punto, però, siamo entrati in una fase nuova. Agli Stati Uniti interessa capire se i cinesi sono disponibili a creare le condizioni per un negoziato internazionale, tenendo sempre come baricentro la volontà degli ucraini. La presidenza indonesiana ha invitato il ministro degli esteri Dmytro Kuleba, ma, almeno finora, non ha accettato la richiesta di Volodymyr Zelensky, che avrebbe voluto partecipare con un discorso online. Un segnale di prudenza per non trasformare il G20 nella seduta di una specie di tribunale internazionale contro la Russia. Il governo indonesiano ha preparato con cura l’appuntamento, non solo mobilitando i bambini delle scuole elementari, schierati sui marciapiedi ad accogliere con le bandierine i delegati delle 19 Nazioni ospiti. Il presidente indonesiano Joko Vidodo ha cercato di accreditarsi come un possibile mediatore nelle diverse aree di crisi. Proprio questo vertice sarà una dimostrazione di come le grandi potenze debbano tenere conto di dinamiche internazionali allargate. Biden e Xi Jinping stanno competendo in modo accanito per consolidare o costruire alleanze nell’Indo-Pacifico. Prima di sbarcare a Bali, il presidente americano ha partecipato alla riunione dell’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico, in Cambogia. E a Vidodo ha portato in dote un robusto pacchetto di investimenti economici e di aiuti militari.
14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 11:22)
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, 2022-11-14 11:19:00, Iniziato l’incontro più atteso. Il leader cinese: «Non c’è niente di meglio che incontrarsi di persona», Giuseppe Sarcina