di Luigi Ferrarella
Il piccolo fu ucciso il 22 maggio 2019 in una casa popolare di San Siro. Alla madre 23enne il Tribunale per i Minorenni aveva portato via anche l’altro bambino, di cui era incinta la notte dell’infanticidio. Ora la Corte d’Appello sezione Minori ribalta la decisione
Non soltanto aveva già perduto un figlio di 2 anni — lei 23enne mamma rom apolide, nata in territorio croato da genitori bosniaci — allorché il 22 maggio 2019 in una casa popolare milanese il suo compagno violento — un 26 enne rom cittadino italiano nato a Firenze — aveva finito per ammazzare di botte il piccolo, sul cui corpo si erano infine contati 51 pugni e calci in testa, lacerazioni del labbro superiore, morsi su braccia e schiena, ustioni con fiamma viva sotto i piedi. A distanza di 2 anni, infatti, il l Tribunale per i Minorenni le aveva portato via anche un altro figlio di 2 anni, quello di cui era incinta la notte della morte del fratellino, e di cui nel 2021 i giudici avevano dichiarato l’adottabilità sollevando la madre dalla responsabilità genitoriale, con immediato inserimento in una famiglia avente i requisiti di idoneità per l’adozione.
Ma adesso la Corte d’Appello sezione Minori ribalta la decisione, revoca l’adottabilità del bambino, reintegra la madre nella responsabilità genitoriale, revoca la nomina del Comune di Milano a tutore provvisorio, e ordina che la madre possa tornare a incontrare il figlio, all’inizio in Spazio Neutro una volta al mese. Sentenza che non verrà impugnata, nemmeno sotto il profilo della mancata convocazione (pur prevista dalla legge) della famiglia presso la quale il bimbo è collocato.
Nel processo penale in primo grado la Corte d’Assise il 25 maggio 2021 su richiesta della pm Giovanna Cavalleri aveva condannato all’ergastolo con isolamento il padre del bimbetto, imputandogli omicidio volontario e tortura del figlio dopo mesi di maltrattamenti sia a lui sia alla compagna, schiacciata peraltro dalla cappa dell’ambiente familiare paterno. In secondo grado, invece, la Corte di Assise di Appello il 9 marzo 2022 ha ridotto la pena a 28 anni (impugnati dalla pg Paola Pirotta in Cassazione) perché ha riqualificato i fatti come maltrattamenti del bimbo aggravati da lesioni e morte, e perché ha assolto invece l’uomo dai maltrattamenti della compagna proprio in funzione di una diversa (e opposta) valutazione della valenza probatoria delle dichiarazioni della donna, sin dall’inizio costituitasi parte civile contro il compagno con l’avvocato Patrizio Nicolò.
Nel frattempo il 21 ottobre 2021 era intervenuto il Tribunale dei Minorenni (presidente Maria Stella Cogliandolo) a togliere alla mamma il figlio nato dopo il delitto, benché contrari all’adottabilità fossero tutti (il pm, la curatrice speciale del bimbo Anna Lucchelli, il consulente tecnico d’ufficio e la comunità dove mamma e figlio stavano da due anni) meno uno: l’assistente sociale del Comune, a ruota del quale i giudici avevano valutato «del tutto incerti i tempi in cui la madre riuscirà a completare il proprio percorso di crescita e ad acquisire competenze genitoriali tali da consentirle di occuparsi adeguatamente del figlio», tanto più che «per la definizione delle pendenze penali della madre» (ai domiciliari per una serie di furti commessi tra il 2014 e il 2018) «necessitano tempistiche incompatibili con le necessità di crescita del minore». Scelta che invece il Tribunale non aveva fatto per le altre due sue figlie di 5 e 3 anni, di cui non aveva stabilito l’adottabilità con l’argomento che «riconoscessero comunque nella madre un punto di riferimento», e che dunque per lei esistesse «maggiore possibilità» di «acquisire sufficienti competenze genitoriali per un ricongiungimento».
Ora, invece, la Corte d’Appello (presidente Anna Maria Pizzi, estensore Lucio Marcantonio) accoglie il ricorso della madre con l’avvocato Laura Nencioni contro l’adottabilità del bimbo, di nuovo perorata solo dal Comune di Milano a fronte di tutti gli altri contrari (tra cui il pg Giuseppe D’Amico). La madre, argomentano infatti i giudici nel restituire alla mamma la potestà genitoriale, «ha fatto progressi nel proprio progetto di reinserimento sociale», è stata accolta in una struttura di una Fondazione che lavora con il Centro Antiviolenza della Mangiagalli, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Sorveglianza per scontare la pena residua per i furti commessi in passato, e «con riscontri molto positivi ha frequentato un corso di formazione per aiuto cuoco di tre mesi, al quale è seguito l’avvio di un tirocinio lavorativo retribuito in un ristorante». E, soprattutto, il consulente tecnico d’ufficio ha evidenziato «chiaramente come nel rapporto con la madre il figlio la cercasse e recepisse “come centrale”».
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.
7 settembre 2022 (modifica il 7 settembre 2022 | 15:06)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-09-07 13:06:00, Il piccolo fu ucciso il 22 maggio 2019 in una casa popolare di San Siro. Alla madre 23enne il Tribunale per i Minorenni aveva portato via anche l’altro bambino, di cui era incinta la notte dell’infanticidio. Ora la Corte d’Appello sezione Minori ribalta la decisione, Luigi Ferrarella