Binario 21, Segre contro lindifferenza è servizio pubblico

Binario 21, Segre contro lindifferenza è servizio pubblico

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di Aldo Grasso

Quando la vecchia tv generalista fa le cose per bene, quando entra in gioco il ruolo del servizio pubblico, quando sceglie di confezionare programmi in cui l’intelligenza e la creativit non vengano umiliate, allora veniamo rapiti da un’onda mnemica

Un’emozione cos era da tempo che non la provavo, non saprei nemmeno come chiamarla: succede con le esperienze intense. Quando la vecchia tv generalista fa le cose per bene, quando entra in gioco il ruolo del servizio pubblico, la sua capacit di saper ancora fare massa critica, quando sceglie di confezionare programmi in cui l’intelligenza e la creativit non vengano umiliate, allora veniamo rapiti da un’onda mnemica (espressione con cui Aby Wharburg accennava a quegli urti della memoria che colpiscono una societ in rapporto al suo passato) che ci possiede. successo venerd sera con la testimonianza di Liliana Segre al binario 21, una serata condotta senza sbavature, senza un filo di retorica da Fabio Fazio (Rai1, Rai Cultura). Qualcosa del genere era successo con Il racconto del Vajont di Marco Paolini (Rai2, 1977), un teatro della memoria attraverso cui Paolini, nel corso degli anni, ci ha regalato momenti di irripetibile intensit.

Ma qui era diverso: Segre una testimone dell’orrore, dopo anni riuscita a rimuovere quel blocco psichico che le impediva di descrivere quanto le era successo, voltando la pagina del rancore: Sono diventata madre. Non avrei mai potuto odiare. La sua narrazione, asciutta ma nello stesso tempo penetrante, diventa un invito vitale a raccogliere l’imperativo etico dell’andare avanti, del ricordare. Per i Greci, il serbare memoria era cos importante che avevano demandato a una divinit, Mnemosine (colei che ci fa ricordare), la personificazione dell’atto. La grande scritta che campeggiava alle sue spalle, INDIFFERENZA, a poco a poco svaniva, o cos mi pareva, sopraffatta dai ricordi, dai pensieri, da lembi di pensieri. Alternare la parola con i filmati, il sotto con il sopra della Stazione Centrale di Milano serviva a creare dei vuoti in cui respirare e da cui far emergere ritratti di un passato doloroso in un lungo corridoio ancora poco illuminato.

29 gennaio 2023 (modifica il 29 gennaio 2023 | 22:13)

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