In un recente post sulla sua pagina Facebook, Daniele Novara, uno dei più noti pedagogisti italiani, ha condiviso le sue riflessioni contro la pratica delle bocciature nelle scuole.
Identificandosi come uno “scienziato dei processi di apprendimento ed educativi”, Novara esprime la sua incapacità di trovare una ragione valida a favore della bocciatura. La definisce una “pratica inerziale”, sostenuta da una base normativa istituzionale, ma priva di una reale ed effettiva funzione.
Secondo Novara, la scuola è un luogo di apprendimento sociale. Gli alunni imparano non solo dagli insegnanti, ma anche dai loro compagni. Questa dimensione sociale della scuola è particolarmente evidente nel caso degli studenti stranieri che, attraverso l’interazione con i compagni di classe, apprendono l’italiano.
Novara sostiene che bocciare uno studente significa rimuoverlo dal suo contesto sociale, comparandolo a un pesce trapiantato in un altro acquario. A suo avviso, al termine di un ciclo di studi, dovrebbe essere effettuata una “valutazione evolutiva” del progresso dell’alunno, piuttosto che fermare il suo percorso se non supera un certo ostacolo. Ognuno segue un percorso unico e apprende nel proprio contesto sociale, conclude l’esperto.
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