di Roberto GressiUn pareggio che alle primarie del 26 febbraio potrebbe favorire il governatore. Evidenti le diverse posizioni su lavoro, reddito di cittadinanza, diritti civili C’era chi lo aveva consigliato di lasciar perdere. Chi te lo fa fare? Hai un grande vantaggio, e il ring sempre un’incognita. Ma a Stefano Bonaccini, anche solo dare l’impressione di aver paura, fa venire le bolle. Lei, Elly Schlein, per contro, al duello tv ci teneva, anche per fare un po’ di grancassa all’appuntamento di domenica prossima, e puntare ad allargare la platea dei votanti, per sovvertire il risultato dei congressi degli iscritti. Chi ha vinto? L’impressione che gli sfidanti si siano attenuti fin troppo alle regole della boxe codificate dal nono marchese di Queensberry: pochi colpi bassi, punturine condite da caro Stefano e cara Elly, un passo indietro rispetto alle stilettate degli ultimi giorni, con Schlein che non ha affondato pi di tanto la lama nel dire che amministrare bene non una linea politica, e con Bonaccini che ha rinunciato a riproporre l’accusa all’avversaria di avere dalla sue quasi tutti i capi delle correnti. Gli immancabili occhiali a goccia e camicia bianca per il governatore dell’Emilia-Romagna, camicia variegata e giacca rossa per la sfidante, il primo sempre pronto a giocare la carta dell’esperienza, la seconda che all’inizio deve sforzarsi per dominare un po’ di fiato grosso da ansia nel cercare di far capire che lei la novit vera delle primarie. Forse un’occasione in parte mancata per Schlein, che ha il dovere di cercare di rimontare lo svantaggio dei congressi, ma probabilmente lo ha fatto per calcolo. Perch una cosa certa: i tanti o pochi che andranno a votare domenica ne hanno abbastanza di divisioni e mettono mano alla pistola anche solo a sentir immaginare la possibilit di nuove scissioni. Certo le differenze si sono viste. Per usare vecchie categorie, pi attento ad un solido programma riformista Stefano Bonaccini, pi aperta a una sinistra movimentista Elly Schlein. Ma soprattutto sulla politica estera che si colta una differente visione. Tutti e due sostengono l’Ucraina contro l’invasione russa, ma per lei non si arriva alla pace solo con le armi, per lui il conflitto si ferma solo obbligando Putin alla marcia indietro. Non sono sfumature. Cos come sono state evidenti le diverse posizioni sul lavoro, sul reddito di cittadinanza, sui diritti civili, sui migranti. Su quest’ultimo punto, pur sollecitato da Schlein, Bonaccini non ha voluto dirsi esplicitamente contrario al sostegno italiano ai pattugliamenti della guardia costiera libica. Nessuno dei due caduto nel giochino del conduttore, Fabio Vitale, quando ha chiesto ai contendenti di scegliere tra una serie di nomi chi far salire sul proprio camper. Tra le faccine c’era anche quella di Massimo D’Alema e Matteo Renzi e tutti e due sono stati ben attenti a far finta di non averli neanche visti. Hanno camminato sulle uova anche nel giudicare Giorgia Meloni, prudenza e nessuno sbilanciamento, attenti a non uscire dal seminato: governo pessimo per l’una e per l’altro, nessuna riproposizione delle polemiche che hanno animato le ultime ore. Alla fine tutti e due abbastanza contenti, sono stati soprattutto preoccupati di non perdere e di non strafare, e in qualche modo ci sono riusciti. Che cosa questo vorr dire, nell’ipotesi di una collaborazione futura, saranno le primarie a dirlo. A cominciare dalla partecipazione: se ai gazebo andranno molto meno di un milione di persone non sar un bel segnale. Una vittoria di misura di uno dei due porter probabilmente a riproporre le divisioni che hanno agitato il percorso del Partito democratico fin dalla sua nascita. Un’affermazione netta permetterebbe invece, almeno in teoria, una maggiore unit, visto che l’impressione di queste ultime settimane sembra allontanare ipotesi scissionistiche. Bonaccini glielo ha proprio chiesto alla fine: Elly, se sar io a vincere tu mi sosterrai?. Abbastanza scontata la risposta: Certo che ti sosterr Stefano, ma a vincere sar io. 20 febbraio 2023 (modifica il 20 febbraio 2023 | 23:25) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,