Borghi dei Tesori aperti, alla scoperta della Sicilia segreta

Borghi dei Tesori aperti, alla scoperta della Sicilia segreta

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di Salvo Fallica

Il successo del Borghi dei Tesori Fest, 400 siti culturali aperti e 500 giovani coinvolti per raccontare la Sicilia che nessuno conosce, tra ulivi secolari, antiche leggende e tradizioni che uniscono cultura e integrazione sociale.

In Sicilia, terra di molti dei borghi che hanno prevalso nelle classifiche nazionali, è nata l’idea di una rete sinergica. E ben 40 borghi hanno deciso di aprire le porte dei propri tesori in contemporanea nei finesettimana, fino a quello di oggi e domani, 3-4 settembre. Si potranno ammirare molti volti della Sicilia, dal verde incontaminato alle chiese barocche, dalle località di mare ai monti, una miriade di differenti tradizioni culturali, gastronomiche, linguistiche, sociali.

L’Isola ha ben 51 presidi Slow Food a testimonianza della ricca varietà gastronomica. L’aspetto più originale è quello di scoprire località meno note e sorprendenti. Cultura, socialità, scoperta e valorizzazione dei luoghi Sarà possibile visitare chiese sconosciute, giardini irraggiungibili, monasteri «serrati». E anche gustare «piatti dimenticati», ovvero sapori antichi.

L’evento Borghi dei Tesori Fest è strutturato su di una rete di quaranta borghi spalmati in otto province, circa 400 siti visitabili (esperienze culturali, naturalistiche e gastronomiche comprese). E sono 500 i giovani coinvolti per raccontare una Sicilia meno conosciuta. Molti tesori culturali sono nelle chiese, la Sicilia ne è piena. La dimensione del sociale è fondamentale, sono le persone nei territori a valorizzare i luoghi, farli conoscere, farli vivere. Vi è una dimensione etica legata alla cultura. L’iniziativa Borghi permetterà anche di visitare una vera casa rabbinica e indagare se è vero che gli ebrei scomparvero in Sicilia dopo il 1492 o invece rimasero, anonimi, protetti dalla comunità; si potrà assaggiare la pizza antica «fatta insieme», scoprire la tomba dei re sicani o l’antico monastero basiliano unico nel Sud d’Italia, osservare da vicino gli ultimi grifoni o ascoltare la voce della memoria tra le rovine di una ghost town.

I promotori spiegano che «ci si potrà riposare sotto un ulivo vetusto di 1800 anni, contare quanti borghi possiedono un rabat arabo o quante sorgenti e fontane ci siano tra le viuzze, sedersi tra i banchi di una scuola di un secolo fa e ricevere una pagella monarchica, salire su una barca e perdersi tra due mari». E ancora: «Riempire un cannolo gigante, veder cesellare un gioiello, cucinare il cudduruni, raccogliere le pesche o partecipare alla vendemmia». Il 7 settembre vi sarà anche un Festival dei Borghi, con lo spettacolo «In nome della madre» prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, con Galatea Ranzi. E i visitatori dei Borghi dei Tesori accederanno con lo sconto «residenti» agli spettacoli del Segesta Teatro Festival.

All’inziativa dei Borghi dei Tesori nell’Agrigentino aderiscono i comuni di Bivona, Burgio, Caltabellotta, Montevago, Naro, Sambuca di Sicilia, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina; nel Nisseno, Sutera e Vallelunga Pratameno; nel Catanese, Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese, Centuripe (dove vi è uno dei musei d’epoca romana tra i più importanti d’Italia). Nel Messinese, sui Monti Nebrodi, vi sono Alcara Li Fusi, Frazzanò, Graniti, Mirto, San Piero Patti e Savoca. Numeroso il drappello del Palermitano, con Baucina, Blufi, Caccamo, Castronovo, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Petralia Soprana, Piana degli Albanesi, Pollina, Prizzi, San Mauro Castelverde e Vicari. Nel Trapanese, Calatafimi Segesta. Nel Siracusano aderisce Portopalo di Capo Passero (nel profondo Sud-Est della Sicilia, luogo di incontro dei due mari), con paesaggi tra i più suggestivi del Mediterraneo. La nuova associazione di piccoli comuni uniti sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori ha come obiettivo «intraprendere azioni di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile».

Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni, ed è sostenuto da IGT, Poste Italiane e Fondazione Sicilia. Perché vivere nei borghi è importante? La riscoperta dei borghi è rilevante non solo sul piano turistico ma anche come esperienza esistenziale. E non è un caso che anche grazie alle iniziative delle «case a 1 euro» diversi borghi si stiano ripopolando conoscendo una vera rinascita sociale ed economica. Con molte persone che giungono anche dall’estero. Si pensi al boom di Sambuca di Sicilia, con molti americani che si sono trasferiti nel piccolo centro dell’Agrigentino. Un caso internazionale. Nei borghi vi è un diverso rapporto di vita in comunità, dove tutti si conoscono, si incontrano e dialogano nell’agorà; una dimensione antropologica e sociale che rimanda alla cultura della polis greca. E’ un riappropriarsi di stili di vita che vengono dal passato ma sono ancora attuali in era post-moderna. Proprio nell’epoca del digitale sta mutando il rapporto centro-periferia, le distanze si accorciano. Vivere nei borghi è dunque anche una scelta filosofico-culturale. E visitarli da viaggiatori rende chiaro il significato di «turismo esperienziale».

4 settembre 2022 (modifica il 4 settembre 2022 | 00:28)

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, 2022-09-04 00:33:00, Il successo del Borghi dei Tesori Fest, 400 siti culturali aperti e 500 giovani coinvolti per raccontare la Sicilia che nessuno conosce, tra ulivi secolari, antiche leggende e tradizioni che uniscono cultura e integrazione sociale., Salvo Fallica

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