di Aldo Grasso
Il copione sempre uguale: il padrone si traveste da operaio e sceglie i dipendenti pi adatti al format
Dimenticando che il programma Boss in incognito tecnicamente una forma di brand integration (sarebbe interessante conoscere i costi dell’operazione), facendo finta di credere alle giustificazioni sulla presenza delle telecamere (ai dipendenti stato detto che si stava girando Missione lavoro, un nuovo factual che racconta il mondo dell’imprenditoria e del lavoro italiano in un momento difficile e pieno di sfide), avendo la cortesia di non fare commenti sui funghi champignon, elogiando la simpatia contagiosa di Max Giusti, invito a prestare attenzione alla recitazione (Rai2).
Sottolineo recitazione perch non so nemmeno se, legalmente o sindacalmente, sia ammissibile che il padrone si travesta per scoprire come lavorano i suoi dipendenti. Ecco gli attori presi dalla strada: Riccardo Pezzali, presidente di un’azienda che da quattro generazioni produce e commercializza svariate tipologie di funghi coltivati; Duilio, addetto ai letti di coltivazione; Veronica, raccoglitrice di funghi nella fungaia; Sandra, confezionatrice di champignon; Ramona, preparatrice del misto trifolato (senza trifolatura i funghi coltivati non sanno di niente) e Alina, sgambatrice di funghi.
Boss in incognito segue sempre lo stesso copione, genere melodramma. Il padrone si traveste da operaio e, in questo caso, su 130 dipendenti ne sceglie alcuni adatti al format: i quali non solo eseguono il loro lavoro con grande professionalit (qualche errore previsto e tollerato), non solo sono pazienti con il nuovo venuto ma hanno tutti una vita complicata che il boss non conosceva. A quel punto il boss (Evviva il nostro direttore! un santo, un apostolo, secondo tradizione fantozziana) finge di rimproverare i suoi dipendenti ma poi si dimostra molto generoso nei loro confronti, un vero padre di famiglia: baci, abbracci, tante lacrime e qualche assegno.
17 gennaio 2023 (modifica il 17 gennaio 2023 | 17:36)
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