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Brigata Mozart, così una legione straniera sfida i «putiniani» della Wagner

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di Andrea Marinelli e Guido OlimpioA gestire il gruppo è l’ex colonnello dei Marines Andrew Milburn, arrivato a Kiev dopo l’invasione russa. Della società fanno parte americani, lituani, britannici e polacchi, che occupano soprattutto di addestrare le milizie convenzionali I volontari occidentali della Mozart contro i miliziani russi della Wagner. Questo racconta la storia di una compagnia privata fondata dopo l’invasione russa dell’Ucraina da un ex colonnello dei Marines. Il protagonista è Andrew Milburn, nato a Hong Kong, cresciuto a Londra e trasferitosi negli Stati Uniti per servire nei ranghi del famoso Corpo, fino a diventare colonnello. C’è rimasto per 31 anni, partecipando anche alla campagna per piegare lo Stato Islamico in Iraq: qui, dal 2015, ha coordinato una task force occidentale, tra i militari coinvolti anche i parà italiani del Col Moschin. Chiusa quell’esperienza, ha lasciato — almeno ufficialmente — la divisa nel 2019, trovando una nuova bandiera per cui combattere: quella ucraina. Il marine si è trasferito a Kiev ed è uno dei tanti stranieri della Legione internazionale. Sono arrivati ex soldati, ma anche persone prive di qualsiasi esperienza e armate solo di coraggio. Le autorità, per ragioni propagandistiche, hanno aperto le porte, poi le hanno socchiuse procedendo ad una selezione più accurata, per arruolare chi ha competenze ed evitare sorprese: c’è il rischio degli infiltrati e il pericolo di coinvolgere individui non adatti. È a questo punto che Milburn fonda la Mozart, per coprire un aspetto cruciale: quello dell’addestramento delle truppe locali. Un’integrazione a quanto fatto dai «consiglieri» americani, canadesi, polacchi e lituani a partire dal 2015. In diverse interviste, Milburn ha spiegato quali sono i compiti dei suoi uomini, in maggioranza statunitensi e britannici: tecniche di tiro per cecchini, neutralizzazione di ordigni improvvisati, tattiche, movimenti in sicurezza, pronto soccorso. L’ex marine nega qualsiasi vincolo con Washington e afferma che la sua «ditta» è finanziata da donatori privati: è una distinzione formale, che permette di impiegare cittadini statunitensi dopo che il presidente Biden aveva dichiarato che i soldati Usa non sarebbero stati schierati sul territorio ucraino. Niente «boots on the ground», è la posizione della Casa Bianca, ma forse ci sono le «sneakers on the ground», ossia una presenza «leggera»: team di forze speciali in incognito, magari i paramilitari della Cia, sotto copertura e con documenti di altri Paesi. Dall’altro lato della barricata, Mosca ha già fatto le sue mosse coinvolgendo numerosi elementi della società Wagner, nata proprio per inviare unità di professionisti all’estero e collegata all’oligarca Evgeny Prigozhin, «il cuoco dello Zar» che gestiva il catering al Cremlino. Per Putin sono «privati cittadini» che hanno fatto una scelta personale: se sono uccisi, non è perché lo Stato li ha mandati a morire. Il loro impiego è flessibile: possono partecipare agli scontri, garantiscono la sicurezza di personalità, addestrano. Un ruolo di fiancheggiamento in Paesi amici: è avvenuto in Siria, in Mozambico, in Libia, in Centro Africa, in Mali e ora in Ucraina, dove sarebbero almeno un migliaio. A loro si sarebbero aggiunti dei veri mercenari, siriani e forse etiopici. Difficile precisare i numeri, comunque carne da cannone. 22 aprile 2022 (modifica il 22 aprile 2022 | 23:25) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-22 19:10:00, A gestire il gruppo è un ex colonnello Usa, Andrew Milburn, a Kiev dal 2019. Della società fanno parte americani, lituani, britannici e polacchi. Si occupano soprattutto di addestrare le milizie convenzionali, Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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