Brunetta: «Non sono io che lascio, è Forza Italia che ha rinnegato la sua storia»

Brunetta: «Non sono io che lascio, è Forza Italia che ha rinnegato la sua storia»

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di Paola Di Caro «Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura»: così il ministro Renato Brunetta. Non sono dimissioni formali per ora, ma la rottura è sostanziale Dopo Mariastella Gelmini, in un clima drammatico, è un altro ministro, Renato Brunetta, a voltare le spalle al suo partito, seguito poco dopo dal senatore Andrea Cangini. «Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia» scrive in una nota Brunetta, la tessera numero 2 degli azzurri, come ci tiene a ricordare, anche se non aggiunge «una parola di più». Non sono dimissioni formali per ora, ma la rottura è decisamente sostanziale: «Io sono iscritto al Ppe. Io. Forza Italia lo sarà? Io ci rimango nel Ppe. Forza Italia invece? Ci resta o magari verrà cacciata?». Parole durissime, commenti a caldo al telefono – «Vi aspettavate parole diverse da me? Pensavate che potessi rimangiarmi quello che ho sempre sostenuto su questo governo, che ha avuto 55 fiducie e mai una sfiducia?» – dice spiegando che il suo silenzio ieri era dovuto solo al rispetto che deve a Draghi e che quindi ha preferito aspettare le sue dimissioni. Ma la nota dice tutto, ed è un j’accuse totale e pressoché definitivo verso il partito per cui ha militato da sempre, il suo gruppo dirigente, chi ha deciso. «Non votando la fiducia a Mario Draghi – scrive Brunetta -, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità. I cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr». E ancora: «Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro di questo governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale». Insomma «io non cambio, è Forza Italia che è cambiata» e ora «mi batterò perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un’unione repubblicana, saldamente ancorata all’euroatlantismo», una «battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia». È quindi l’annuncio che si sta lavorando per far nascere un nuovo polo, per staccare l’area moderata da Berlusconi che magari potrebbe fondere FI con la Lega in una lista unica? Brunetta non lo dice, non aggiunge nulla. Ma la frana che temevano in tanti, gli stessi Gianni Letta e Fedele Confalonieri che avevano previsto rotture nel partito, potrebbe essere appena iniziata. 21 luglio 2022 (modifica il 21 luglio 2022 | 13:58) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-21 11:33:00, «Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura»: così il ministro Renato Brunetta. Non sono dimissioni formali per ora, ma la rottura è sostanziale, Paola Di Caro

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