Bucha, i volti e i nomi delle vittime: le loro ultime ore

Bucha, i volti e i nomi delle vittime: le loro ultime ore

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di Samuele Finetti

Il New York Times ricostruisce le ultime ore di 36 delle 400 vittime del massacro scoperto all’inizio di aprile

Trentasei volti uno accanto all’altro, trentasei persone accomunate da una fine comune: uccise barbaramente dai soldati russi che hanno occupato la cittadina ucraina di Bucha. La loro colpa? Aver deciso di fuggire dalla citt con i loro cari per proteggerli dagli invasori. Sono le vittime identificate — in tutto a Bucha i civili morti sono stati oltre 400 — da un lungo lavoro di inchiesta del New York Times , che ha ricostruito le loro ultime ore incrociando immagini satellitari, certificati di morte, video e foto postati dalle stesse vittime sui social e messaggi alle testimonianze dei loro familiari, dei loro amici e dei loro colleghi.

Tutto inizia la mattina del 3 marzo. Una mattina come altre: i video delle telecamere di sicurezza puntate sulle strade della citt mostrano madri coi loro bimbi che passeggiano tranquillamente. Poche ore pi tardi, appena prima delle 13.00, su quella stessa via compare un carro armato russo, affiancato da soldati che imbracciano mitragliatrici. Da quel momento, i cittadini di Bucha si trovano di fronte a una scelta: scappare o rifugiarsi nelle cantine delle proprie case.

Volodymyr Ruchkovskyi, quel mattino, esce di casa per portare delle scorte alimentari a suo padre. Sulla strada del ritorno, il 50enne e la moglie Olena si accorgono che il checkpoint dei militari ucraini stato smantellato. Cos preparano le valigie e si mettono in auto, del tutto inconsapevoli che si stanno dirigendo verso una colonna di mezzi russi. Attorno alle 13.00, la loro auto viene colpita dai proiettili dei soldati di Mosca e si schianta contro un albero. Olena riesce a fuggire, ma deve abbandonare il marito ferito. Per giorni, i familiari di Volodymyr hanno cercato di rintracciarlo senza successo. Un mese dopo, il suo corpo carbonizzato stato ritrovato sul sedile della sua auto.

Il 3 marzo, quando sentono il rumore dei mezzi russi, decidono di scappare anche Mykhailo Hrabovliak e la sua famiglia, che da una settimana dormivano nella cantina della loro casa a Hostomel, la cittadina che confina con Bucha. La mattina seguente raccolgono quanto possono e salgono in auto. Ma su Yablunska Street, una delle principali arterie della citt, si trovano di fronte un manipolo di soldati che iniziano a sparare. Mykhailo viene colpito e muore sul colpo. Sua figlia Sasha, nove anni appena, ferita a un braccio ma si salva. Raggiunge un ospedale dopo giorni, quando il suo braccio ormai si incancrenito: dopo poche ore le viene amputato.

Eppure Sasha stata pi fortunata di altre bambine. Pi fortunata di Anna Mishchenko, per esempio. Sua madre Tamila all’inizio di marzo cercava disperatamente un passaggio per scappare. Ad aiutarla Zhanna Kameneva, che nei primi giorni del conflitto aveva trasportato decine di concittadini lontano da Bucha con il suo furgone. Il 5 marzo decide di fare un’ultimo viaggio con Tamila, Anna — che aveva 14 anni — e la loro vicina, la 69enne Maria Ilchuk. Anche loro per, dopo pochi minuti di viaggio, inforcano Yablunska Street. L’epilogo lo stesso. I colpi dei moscoviti le uccidono tutte e quattro, il van va a fuoco.

Anche Mykhailo Kovalenko stava cercando di scappare con la moglie e la figlia. Anche loro sono bersagliati dal fuoco russo, ma riescono a fermarsi. Mykhailo scende dall’auto con le mani alzate, ma i colpi non si placano. Non ha fatto neppure in tempo ad abbassare le braccia, racconta ora sua moglie, che pur ferita riuscita a scappare con la figlia. Quando il corpo di Mykhailo viene ritrovato, nella tasca del giubbotto viene recuperato un biglietto scritto a mano: una lista di numeri di telefono da contattare in caso di emergenza.

C’ poi chi scomparso nel nulla fino a quando il cadavere non stato ritrovato. Taras Panimash, di professione calzolaio, ha fatto fuggire la madre appena ha potuto, con la promessa che l’avrebbe seguita. L’ultima persona che ha parlato con lui stato il suo datore di lavoro: Ho appena passato il checkpoint, sto bene, gli ha detto. Nessuno ha pi avuto sue notizie.

Qualcuno persino riuscito a documentare le violenze dei russi, prima di esserne vittima. Oleksandr Hutorovych rimane a Bucha fino al 14 marzo per aiutare a distribuire le scorte di medicinali. Nel frattempo, invia alla moglie gi fuggita foto e messaggi dalla citt. Fino all’11 marzo, quando le conferma che pronto a scappare. I due si parlano ancora per tre giorni. Poi, il silenzio. Cos come nessuna notizia hanno avuto i familiari di Ihor Didkivskyi, muratore appassionato di arti marziali che si offerto volontario per difendere la sua citt. Lascia casa per l’ultima volta il 5 marzo.

Oleh Bilas, 55 anni, e Viacheslav Hordiichuk, 46, sono guardie di sicurezza, lavorano in una fabbrica di vetro. Per tre giorni si nascondono dai soldati russi, poi provano a scappare. Due giorni dopo la moglie di Viacheslav riceve una chiamata: entrambi sono stati uccisi durante la fuga.

Ma tra le vittime non c’ solo chi tenta di scappare. C’ anche chi esce di casa per andare a visitare parenti e conoscenti, assicurarsi che stiano bene e siano al sicuro. Per giorni, infatti, Bucha resta senza elettricit e le reti di comunicazione sono interrotte. Per questo il 40enne Ihor Samchenko, rifugiatosi con sua moglie e i suoi due figli in una cantina, decide di andare a trovare sua suocera. I suoi familiari non hanno contatti con lui per giorni, ma si convincono che sia a causa del blackout. Alla fine, alcuni amici decidono di andare a cercarlo. Vengono fermati da alcuni soldati russi: Tornate indietro, o vi spareremo. Cos la moglie di Ihor non pu far altro che fuggire. Ma quando uscendo da Bucha percorrono Yablunska Street, si imbattono nel cadavere di Ihor, steso per terra coi vestiti che indossava quando li aveva salutati giorni prima. I familiari raccontano che la suocera di Ihor morta di crepacuore dopo aver avuto la notizia.

Festeggiare durante una guerra? quel che fanno Olena e Pavlo Valko per il loro 33esimo anniversario di matrimonio. Un anniversario interrotto dai carri armati russi che compaiono sulla strada, appena fuori dalla finestra. Pavlo si preoccupa subito della madre, che vive sola in una citt vicina. Esce di casa per andare da lei, ma anche lui non si fa pi vivo per settimane. Olena lo chiama per giorni, anche dopo che i russi hanno lasciato la citt a inizio aprile. L’ultimo messaggio lo invia il 5 aprile.

Oleksandr Kovalevskyi, invece, lascia casa per cercare del cibo. E scompare, come tanti. Trascorre una settimana, poi sua moglie decide di andare a cercarlo. Percorrono appena pochi metri quando, su Yablunska Street, trovano il suo corpo. un vicino a chiedere aiuto su un gruppo Telegram per spostare il cadavere. Nessuno risponde: il corpo di Oleksandr resta sull’asfalto per settimane.

Ha pagato con la vita l’affetto verso i suoi animali domestici Serhii Petrenko, rimasto a Bucha dopo aver fatto fuggire la moglie proprio per avere cura di loro. Intanto aiuta i volontari a raccogliere aiuti umanitari e a distribuirli. Il destino comune a molte altre vittime: il suo cadavere viene ritrovato su Yablunska Street. Sua moglie, tornata a Bucha dopo settimane, adotta un cane randagio che mi ricorda il mio Serhii.

I soldati russi non si fermano davanti a nessuno. Neppure davanti a Vitalii Vynohradov, decano del seminario di Bucha. Era l’anima della famiglia, ricorda sua nipote, che ricostruisce le sue ultime ore: Era uscito per andare al supermercato con un amico, Oleh Hryshchenko. Non sono pi tornati, abbiamo cercato informazioni su Telegram. Dopo settimane, la nipote riceve una foto di due uomini senza vita su Yablunska Street e riconosce lo zio dal cappello. Era un regalo di sua madre.

Sull’asfalto viene ritrovato anche il cadavere di Oleh Verba, guardia in un cantiere di 54 anni, un sacco di patate poco lontano. Uscito per comprare del cibo, non pi rientrato. Cos come sull’asfalto rimasto il corpo di Yevhen Davydov, che all’inizio di marzo vuole far fuggire sua madre da Bucha. Inforca lo scooter dopo aver salutato la moglie che lo scongiura di fare attenzione perch pericoloso. Ci sono solo cinque minuti di strada tra la casa di Yevhen e quella di sua madre, ma Yevhen non ci mai arrivato.

Ma i soldati russi non si sono limitati a uccidere decine di persone che percorrevano le strade di Bucha per scovare scorte di cibo o per raggiungere parenti e amici. LungoYablunska Street hanno setacciato le case una per una, trascinando con s uomini decine di uomini dopo averli fatti spogliare e aver loro rubato il cellulare.

Dmytro Chaplyhin ha appena 20 anni e vive nella casa della nonna.Per giorni, filma le scene di guerra attorno a lui: colonne di fumo sollevate da bombardamenti e persino le truppe russe lungo le strade della citt. Quando i russi sfondano la porta, trovano le immagini sul telefonino. Lo portano via, senza ascoltare le suppliche della nonna, che per giorni cammina fino alla base degli invasori per chiedere la liberazione di Dmytro. Senza sapere, per, che il ragazzo gi stato fucilato.

Se Dmytro si limita a filmare la guerra, alcune vittime imbracciano le armi e organizzano dei checkpoint lungo le strade per sorvegliarle e per ispezionare le auto che entrano in citt. Tra loro Denys Rudenko, Anatolii Prykhidko e Vitalii Karpenko. Ma quando i russi arrivano non resta da far altro che scappare. Trovano rifugio a casa di Valerii Kotenko, che subito telefona alla moglie: Non posso parlare per molto, dice a bassa voce mentre i soldati sono davanti alla porta, temo che mi possano sentire. E infatti, il mattino dopo, tutti e quattro vengono fermati e portati nella base russa. Sul prato fuori dalla casa si trovano davanti il cadavere di Andrii Matviichuk. La stessa sorte tocca a loro: vengono fucilati assieme a Andrii Dvornikov, Sviatoslav Turovskyi, Andrii Verbovyi e Andrii Matviichuk.

Anche Mykhailo Romaniuk, 57 anni, decide di fare la guardia alle strade, che percorre sulla sua bicicletta. Un suo amico, che lo accompagna lungo Yablunska Street, ricorda: C’ stato un rumore simile a un fischio, poi Mykhailo caduto per terra. Un proiettile lo ha colpito alla testa.

Una volta assicuratisi il controllo di Yablunska Street, i russi creano uno sbarramento con due blindati: chiunque passi per la strada un bersaglio. un bersaglio Iryna Filkina, 52 anni, che il 5 marzo sale in sella alla sua bici e si dirige verso casa: Sono una donna, non mi succeder nulla, dice per rassicurare i colleghi del negozio in cui lavora. I russi le sparano a vista: donna o uomo, per gli invasori non c’ differenza.

Iryna cade senza vita appena fuori dalla casa della famiglia Abramov, dove Oleh, 40 anni, si rifugiato con la famiglia. Non passa molto: i russi entrano in casa e lo trascinano con s. Lo spogliano, lo fanno inginocchiare e lo freddano, mentre la moglie urla disperatamente e inutilmente di non fargli del male. Quando vede il marito accasciarsi senza vita, prega i soldati di uccidere anche lei. Ma la risparmiano, e lei oggi racconta: Si sono seduti davanti a me. Bevevano acqua, come se non fosse successo nulla.

Le uccisioni barbare continuano per settimane, mentre i soldati russi camminano lungo Yablunska Street tra i cadaveri che si fanno sempre pi numerosi. C’ anche quello di Volodymyr Brovchenko, 68 anni, anche lui ucciso mentre era in bicicletta. Un suo amico ha trovato il corpo e ha cercato di toglierlo dall’asfalto, ma dovuto scappare dopo essere stato ferito a una spalla da un proiettile.

Quando la guerra inizia, Maksym Kireev viene supplicato dalla fidanzata di lasciare Bucha. Lui per resto. E anche lui filma le esplosioni, che poi manda alla fidanzata e agli amici, che gli danno il soprannome di Maksym l’impavido. Maksym resta in compagnia di un collega, Dmytro Shkirenkov, che intanto si separato dalla moglie e dal loro figlio di 13 anni. Quando i russi li scovano, li portano vicino a una rotonda e gli sparano a bruciapelo. Un vicino vede tutto dalla sua finestra. Poi uccidono Oleksandr Chumak dopo avergli legato le mani. Oleksandr era rimasto a Bucha per difendere la citt. Solo il giorno prima ha chiamato la moglie incinta. Dieci giorni dopo il suo omicidio, la moglie partorisce una bimba.

Queste sono 36 vittime, una piccola parte, identificate dalle autorit ucraine. Altre dozzine di cadaveri a Bucha e nelle citt vicine sono ancora senza nome.

24 dicembre 2022 (modifica il 24 dicembre 2022 | 15:26)

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