Se ne è occupato sabato scorso il Corriere della Sera con una intera pagina
Predisposto dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, il testo di una proposta di legge popolare per “ripristinare l’ora di educazione civica” con la denominazione di “educazione alla cittadinanza”: “una materia autonoma e con voto indipendente” che alcuni sindaci (Nardella di Firenze, Gori di Bergamo e altri) si sono impegnati a introdurre nelle scuole delle loro città, mentre l’ex premier Matteo Renzi sosterrà la proposta di legge in Parlamento.
Non è chiaro come questo potrà avvenire in tempi rapidi, a quali insegnanti sarà assegnata la disciplina, chi li pagherà: forse, d’intesa con il Miur, si potrà spingere le scuole a utilizzare i loro spazi di autonomia. Forse, ma per fare che cosa? L’esperienza, in particolare quella della sperimentazione Brocca (2 ore settimanali di Economia e Diritto nel biennio iniziale di scuola secondaria superiore), dimostra che la materia, se insegnata nei modi tradizionali, non produce effetti né sul piano dell’apprendimento teorico né su quello del comportamento degli studenti. E la sorte della materia-non materia ‘Cittadinanza e Costituzione’, obbligatoria dal 2008 ma impalpabile nella sua effettiva consistenza, dimostra che la ‘trasversalità’ della disciplina si traduce nel fatto che dovendosi di essa occupare molti insegnanti, capita spesso che non se ne occupi davvero nessuno.
Vedremo quali saranno le decisioni del Parlamento e del governo in merito allo spazio da riservare all’Educazione alla cittadinanza nei piani di studio. Intanto comunque, almeno per quanto riguarda l’aspetto didattico della disciplina, è interessante quanto riferisce, nella stessa pagina del Corriere della Sera, la professoressa Cristina Tomasini, docente di discipline giuridiche ed economiche nell’Istituto tecnico Capirola di Leno (Brescia), che la materia-non materia ‘Cittadinanza e Costituzione’ la insegna non nelle basi teoriche, ridotte all’essenziale, ma attraverso concrete esperienze di laboratorio. Per esempio lavorando in gruppo alla preparazione o discussione di proposte di legge, simulando il lavoro delle Camere. L’ottica deve essere quella del ‘laboratorio di cittadinanza attiva’: “Ai ragazzi di oggi”, sottolinea la professoressa, “bisogna non solo spiegare chi è e che cosa fa il buon cittadino, ma bisogna anche farglielo vedere, altrimenti resta tutta teoria”.
Fonte dell’articolo: Tuttoscuola