Bullismo e ansia sociale raccontati in un libro di uno studente di 17 anni

Bullismo e ansia sociale raccontati in un libro di uno studente di 17 anni

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Carlo Murante, 17 anni, studente liceale, scrive in un libro – lettera alla madre la sua verità su bullismo, ansia sociale e scolastica, autolesionismo e odio verso il prossimo, Un libro carico di emozioni che si legge tutto d’un fiato.

Un libro che fa piangere, ridere e riflettere e se si pensa che a scriverlo è stato uno studente di 17 anni per raccontare alla madre cose che non le aveva mai detto, la riflessione si fa ancora più profonda. Perché in questo libro il cui titolo è  Ciao Mamma:emerge tutto il disagio che gli adolescenti vivono dentro e fuori la scuola e a raccontarlo è Carlo Murante, uno studente del Liceo Artistico F. Arcangeli di Bologna, appena promosso dal quarto al quinto anno.

Il libro e la sua struttura

La struttura del libro è una lettera che appunto Carlo scrive alla madre con la quale, sia da quello che dice che da quello che emerge dallo scritto, ha un rapporto molto bello, quasi “esemplare”. Un rapporto che ogni madre potrebbe volere. Sennonché Carlo non è del tutto sincero e per non rendere triste l’amata genitrice le nasconde quelle che sono le cose più brutte e tragiche della sua vita. “Per non deluderla” scrive, perché l’unica preoccupazione di questo adolescente, oltre l’affrontare i problemi tipici della sua età e una malattia che lo assilla dall’infanzia, è non deludere l’unico genitore che si è sempre preso cura di lui e che su di lui ha fatto “all in” (come scrive simpaticamente lui nel testo facendo riferimento allo scommettere tutto in una mano di poker).

La cosa particolare del libro è che il giovane cambia modo di scrivere in base al suo stato d’animo, passando da momenti di prosa aulica (in cui si definisce “giovine”) a momenti in cui da sfogo alla sua frustrazione anche con parolacce ed esternazioni poco eleganti. Molte le citazioni presenti che vanno dalla letteratura italiana (Dante e Manzoni solo per citarne alcuni) a quella straniera, visto che il nostro novello scrittore ama molto la lettura e spazia per diversi generi prediligendo, però, la filosofia. Un’altra particolarità del libro è che non vengono mai fatti nomi, ad eccezione di quello del fratello e che la madre è sempre chiamata “Mamma”, con la lettera maiuscola.

La trama

Sicuramente la trama di questo libro non è semplicissima da spiegare perché è sì una sorta di autobiografia di Carlo Murante che abbraccia la sua infanzia e la sua adolescenza, ma è anche un viaggio introspettivo nella sua giovane mente e nei suoi acerbi sentimenti che hanno subito forti colpi da una vita che non è stata sicuramente generosa con lui. Vengono descritte diverse fasi che caratterizzano spesso i nostri giovani, dall’ansia scolastica a quella sociale che in Carlo, però, iniziano ad emergere già negli ultimi anni delle scuole elementari. Mentre alle scuole medie dovrà combattere contro il bullismo che lo farà sfociare, poi, nell’autolesionismo.

Ciao Mamma:

“Ammettilo Mamma, non te lo saresti mai aspettato da me, vero?”
Questa è una delle frasi iniziali della lettera e anche una di quelle su cui si basa la struttura stessa dello scritto.
Carlo, un adolescente, finita la quarta superiore decide di mettere sulla sua mano sinistra il proprio cuore e su quella destra una penna al fine di scrivere una lettera alla madre,
Sono sempre andati d’accordo, un rapporto tra madre e figlio quasi esemplare, ma Carlo, tramite la lettera, rivelerà alla madre di essere un bugiardo patologico e che, quindi, è ora che racconti ogni cosa come dovrebbe essere.
Tutto con estrema trasparenza.

Questa la descrizione del libro che Carlo ha deciso di mettere in quarta di copertina e dopo aver letto il libro, che abbiamo acquistato su Amazon, devo ammettere che per nulla delude le aspettative. Ma oggi, visto che siamo riusciti a rintracciare il giovanissimo autore, abbiamo la possibilità di porgergli qualche domanda.

Intervista a Carlo Murante

Ciao Carlo, per delicatezza non voglio parlare di quelli che sono stati gli eventi più traumatici della tua vita, come il bullismo, l’autolesionismo ed il sentirti emarginato a causa del peso che avevi. Però voglio farti i complimenti per i risultati raggiunti che richiedono davvero una forza di volontà non indifferente.

OS: Prima domanda d’obbligo, sappiamo che passi dalla quarta alla quinta ma dici di odiare la scuola. Rimandato o promosso? E con che voti?

Carlo: Per quanto io odi la scuola, quest’anno in particolare è andata a gonfie vele e, infatti, sono stato promosso con una media poco superiore all’8 anche se avrei desiderato alcuni voti più alti in determinate materie.

OS: Quindi vai bene a scuola…perché odi la scuola se poi non odi il sapere?

Carlo: La mia ricerca del sapere è dettata dalla sola curiosità, detto questo probabilmente potete già capire che il motivo per cui odio la scuola è che devo imparare a forza anche cose che  non mi interessano e che, alle volte, neanche userò nella mia vita, motivo per cui alle volte sono molto scocciato dal dover studiare alcune materie.

OS: Nel libro ho letto molte citazioni, da Manzoni a Kafka, passando per Marx e anche qualche citazione non troppo nascosta a Freud e Dante. Ci spieghi un pò questa tua scelta?

Carlo: Questa mia scelta è stata dettata da un determinato fattore, ovvero mia madre che, avendo letto moltissimi libri, ho ritenuto potesse apprezzare a pieno le varie citazioni che ho nascosto nel libro. Pure se, al momento della pubblicazione, alcune sono state spiegate con le note a piè pagina per renderle comprensibili a chiunque. Altre invece ho preferito tenerle ben celate e posso dirvi che nemmeno mia madre è riuscita a coglierle tutte.

OS: Parli di ansia quando sei a scuola, ma non è una cosa che nasce ora, ne parli da quando eri bambino. Secondo te da cosa nasce? E’ colpa della scuola? Degli insegnanti? Del sistema scolastico italiano? 

Carlo: Più che parlare di ansia, attualmente, parlerei di diffidenza verso il prossimo. Ovviamente questa diffidenza, per così dire, non è nata così com’è adesso, il tutto è iniziato quando mi sono trasferito a Bologna, o almeno si è sviluppata principalmente una volta arrivato qui. Questa mia ansia o diffidenza nasce dal rapporto che ho avuto con le altre persone in particolare i miei vecchi compagni di classe e anche le insegnanti. Per quanto l’attuale sistema scolastico non mi vada a genio non posso attribuirgli tutta lo colpa di ciò che mi è successo. Alla fine ho trovato anche qualche professore che è riuscito a spronarmi, per quanto non siano stati molti.

OS: Il prossimo anno frequenterai il quinto anno, che progetti hai per il dopo Maturità?

Carlo: Una volta terminata la scuola superiore ho deciso gli studi di Giurisprudenza in quanto potrebbero darmi diversi sbocchi lavorativi molto interessanti. La scelta , in realtà, non è stata dettata dalla mia voglia di praticare una professione ma voglio solamente vivere una vita decente con uno stipendio leggermente sopra la media pure se devo ammettere che la scelta dell’Università è stata per me una cosa assai noiosa, spiegandomi meglio non mi interessa, sinceramente, quello che andrò a studiare ma solo di completare qualche mio progetto futuro per cui ho bisogno di non pochi soldi.

OS: Non ti chiediamo di che progetto si tratta, se avessi avuto voglia di parlarne lo avresti fatto. Continuiamo con le nostre domande. Come mai nel libro Mamma è scritto sempre con la M maiuscola?

Carlo: Come ben sapete la grammatica italiana prevede che i nomi propri inizino con la lettera maiuscola. Per quanto nel mio libro l’unico nome effettivo, oltre a Matteo mio fratello, con la lettera maiuscola è Mamma, questo serve a delineare l’importanza stessa che dono a quella semplice parola mettendola alla pari di un nome. Dunque potremmo dire che si tratta solo di una scelta stilistica che ha importanza solo per me.

OS: La figura di tuo padre, che da quello che si legge sul libro, ti si è sgretolata sotto gli occhi, ti è mancata nel corso degli anni?

Carlo: Purtroppo nel libro non ho potuto approfondire moltissimi personaggi quali: Matteo, X e mio padre. Questo è dovuto al fatto che era una lettera indirizzata a mia madre, dunque non avrebbe avuto senso approfondire la figura di Matteo e in particolare quella paterna. Per quanto non sembri, voglio molto bene a mio padre, anche se non è mai stato un mio punto di riferimento (giusto per tornare al discorso di Kafka), e per quanto in questi anni non mi sia effettivamente mancato la causa va ricercata nel fatto che ultimamente mi sono abituato a vivere in solitudine. In senso emotivo, ovviamente intendo.

OS: Qual è stato l’evento più importante della tua vita fino ad ora?

Carlo: Come spero potrai immaginare rispondere a questa domanda non è assai semplice. Ci sarebbero tante cose che vorrei dire, tuttavia alcune di esse vorrei che rimanessero del tutto private e altre non le considero altrettanto importanti. Spero, dunque, che possano andarti bene due eventi invece che uno. Il primo è di sicuro la mia discesa di peso iniziata da oltre 120Kg (oggi ne peso 75) e la cosa non può che causarmi felicità. L’altro evento che classificherei così tanto importante è il mio avvicinarmi a Internet, so che sembrerà strano, ma senza esso, probabilmente, non avrei mai aperto un libro al di fuori di quelli che ti costringono a leggere a scuola per le vacanze estive.

OS: Ho letto sul libro che come indirizzo hai scelto scultura, ci descrivi qualche tua opera?

Carlo: Vorrei descrivere quella che ritengo una delle mie opere migliori, che si intitola “Desiderio inverso” (attualmente esposta in un parco di Casalecchio di Reno). L’opera nasce da una mia profonda e personale riflessione su quella che era la concezione dei sogni di Freud, banalmente riassumibile nella realizzazione inconscia dei propri desideri. Mi sono domandato che cosa potessero rappresentare, secondo una sua simile concezione, gli incubi. E sono arrivato a una conclusione: gli incubi non sono altro che la realizzazione delle nostre paure, all’interno degli stessi sogni che dovrebbero rappresentare il desiderio. Dunque mi sono chiesto: perchè non creare un qualcosa di così distorto da non sembrare reale? Ed ecco come nasce la mia opera, un volto umano assai distorto con occhi e bocca che si fondono insieme allo stesso volto quasi diviso in due che sembra separarsi. Separazione dovuta dall’assenza di pelle e l’unica cosa che lega il volto al collo sono i muscoli. E punta sul far risaltare la nostra paura la cui base poggia su una psiche del tutto malata.

Ultima domanda: Ciao Mamma rimarrà il tuo unico libro o hai intenzione di scrivere ancora?

Carlo: Premetto che mi piacerebbe davvero tanto continuare a scrivere e non nego che in realtà ho iniziato la stesura di un romanzo, tuttavia ultimamente mi trovo veramente con poco tempo libero essendo che ho iniziato a lavorare part time e a dare ripetizioni di matematica. Il romanzo, in ogni caso, verterà sulla storia di un uomo la cui vita è fallita a seguito di un divorzio. A differenza della lettera, questo romanzo avrà uno scopo ben preciso, ovvero quello di parlare di una realtà oggi davvero troppo ignorata. Al fine di rendere il più veritiero possibile questo romanzo mi sono informato sulla legge e ho fatto uso di sentenze reali di separazioni e divorzi.

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