Il caffè aiuta a mantenere bassa la pressione sanguigna: la scoperta di uno studio italiano

Il caffè aiuta a mantenere bassa la pressione sanguigna: la scoperta di uno studio italiano

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salute

di Alessandro Vinci

Un gruppo di ricercatori dell’Universit di Bologna e dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola ha rilevato effetti positivi per la mitigazione del rischio di malattie cardiovascolari in chi ne consuma da una a tre tazze al giorno. I dettagli

Diffusa la credenza in base alla quale il caff faccia aumentare la pressione. Ci senz’altro vero, ma solo nel caso in cui si esageri con le quantit. A metterlo in luce, per esempio, era stato gi nel 2019 l’Australian Centre for Precision Health. Ora a smontare ulteriormente l’opinione comune ci ha pensato uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Universit di Bologna e dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola. Pubblicato l’8 gennaio sulla rivista Nutrients, ha infatti concluso che chi beve regolarmente caff ha una pressione sanguigna significativamente pi bassa, sia a livello periferico che a livello centrale, rispetto a chi non ne beve. Come ha spiegato al magazine dell’Universit di Bologna il primo autore della ricerca Arrigo Cicero, il merito essenzialmente dei componenti bioattivi contenuti nella bevanda pi amata dagli italiani (polifenoli su tutti, ndr), che sono risultati in grado di controbilanciare gli effetti della caffeina.

Attenzione alle quantit

Pi nel dettaglio, la rilevazione stata effettuata su un campione composto da 1.503 persone (720 uomini e 783 donne), per ognuna delle quali sono stati confrontati i livelli della pressione sanguigna e le abitudini di consumo del caff, insieme a una serie di altri dati clinici. Gli esiti – ha illustrato sempre Cicero – sono stati chiari: La pressione arteriosa periferica risultata decisamente pi bassa nei soggetti che consumano da una fino a tre tazze di caff al giorno rispetto ai non consumatori di caff. E per la prima volta – ha aggiunto – questo effetto stato osservato anche rispetto alla pressione aortica centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi identico, con valori del tutto simili per chi beve abitualmente caff rispetto ai non consumatori. In altri termini – si legge ancora –, sono tutti risultati che confermano gli effetti positivi del caff per la mitigazione del rischio di malattie cardiovascolari. Ci, tuttavia, a condizione che ci si attenga al massimo di tre tazze al giorno indicato dal professor Cicero, in quanto dopo tale soglia sono proprio le conseguenze dell’eccessiva assunzione di caffeina a prendere il sopravvento.

Il decaffeinato

Fortunatamente per gli amanti dell’aroma dei chicchi tostati, un modo per aggirare il problema c’: prediligere il decaffeinato. Effetti positivi per la salute umana sono stati registrati anche tra chi consuma caff decaffeinato, ha infatti confermato in proposito Cicero. Anche in questo caso, per, per evitare fastidi di vario genere fondamentale non esagerare: Succede a chi soffre di reflusso gastroesofageo, gastriti o difficolt digestive – ha affermato al Corriere Andrea Ghiselli, direttore del Master di primo livello in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata presso Unitelma Sapienza (Roma) e past president della Societ italiana di Scienze dell’alimentazione –, perch i composti aromatici del caff che restano anche nel decaffeinato interferiscono con l’acidit gastrica e possono peggiorare i sintomi.

Le statistiche del caff in Italia

Nel complesso si stima che gli italiani bevano in media 2,2 caff a testa al giorno posizionandosi cos al nono posto della classifica globale dei consumi pro capite a quota 5,8 chili annui dietro a Paesi che usano soprattutto infusi e metodi di filtraggio diversi dal nostro espresso come Olanda (8,4 chili), Svizzera (7,9 chili), Belgio (6,8 chili) e Canada (6,2 chili). Anzitutto grazie alla tradizione del Kaffeost, stravagante unione tra formaggio cotto o grigliato e caff bollente, a guardare tutti dall’alto invece la Finlandia (12 chili). Quanto infine alle dimensioni del mercato, nel 2021 – ultimo anno di cui sono stati resi noti i dati – il giro d’affari dei torrefattori italiani stato di circa 4 miliardi di euro con un volume di materia prima trasformata superiore ai 10 milioni di sacchi.

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