Calderoli, lo specialista degli algoritmi per i collegi: «Quante notti al Viminale per depositare i simboli»

Calderoli, lo specialista degli algoritmi per i collegi: «Quante notti al Viminale per depositare i simboli»

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di Cesare ZapperiIl senatore leghista è il regista-organizzatore delle campagne elettorali da trent’anni. Gli spot sulle radio locali e la scelta degli slogan più adatti Adesso non ha più l’età, e nemmeno il fisico, per certe faticacce. Ma Roberto Calderoli se le ricorda bene: «Quante nottate trascorse in piedi di fronte al Viminale in attesa che si aprisse la corsa al deposito del simbolo». Sono trent’anni che il senatore leghista, vicepresidente di Palazzo Madama, massimo esperto di tecniche e tecnicismi parlamentari ma anche di algoritmi in curiosa contraddizione con la sua veste professionale di chirurgo maxillo-facciale, si occupa di campagne elettorali. Diciamo pure che per il Carroccio fa il regista-organizzatore di tutte le tappe della corsa alla conquista dei voti. «Per la Lega il deposito del simbolo è fondamentale — spiega —. Oggi un po’ meno, ma in passato dovevamo vincere la concorrenza delle tante Leghe civetta che volevano sfruttare il nome per rubarci i voti. Arrivare prima significava costringere gli altri a presentare ricorsi e, in caso di rigetto, a cambiare il loro logo». Calderoli ricorda i tanti testa a testa per la pole position con il partito del Sacro Romano Impero: «C’è una loro attivista ormai diventata anziana che vive in funzione di questo momento. Poi, come tanti altri che depositano il simbolo, non presenterà nemmeno le liste. Quella corsa è il loro momento di gloria». Oggi quell’adempimento è delegato a giovani attivisti, il senatore deve badare a tante altre cose. È stato lui a mettere sul tavolo l’algoritmo che ha determinato la spartizione con gli altri referenti del centrodestra il numero dei collegi uninominali che spettava a ciascuno. Poi ci sarà da coordinare la presentazione delle liste e quindi via alla organizzazione della campagna elettorale. «Ho iniziato nel 1990 con le Comunali nella mia città, Bergamo. Allora eravamo la Lega lombarda. Distribuivo volantini e santini, mi guardavano con sospetto». Nel ‘92 la prima corsa per un posto in Parlamento. «C’erano i collegi e noi eravamo in quello unico Bergamo-Brescia. Fui costretto da bergamasco ad andare a raccogliere le preferenze in territorio “nemico”. Non andò poi così male: fui eletto con oltre 10 mila preferenze». Con il Porcellum (che portò la sua firma) e il Rosatellum le campagne elettorali sono cambiate completamente. Basta preferenze, i candidati sono nominati dai partiti. «Il singolo candidato conta meno — chiarisce Calderoli — tutto l’impegno è dedicato a promuovere l’immagine del partito e del suo leader e a lanciare i suoi cavalli di battaglia». Ecco i manifesti 6×3, ecco le cosiddette «vele», ecco i gadget, ecco gli spazi su taxi e pullman. «Ma per la mia esperienza quello che lascia davvero il segno, al di là della televisione, sono gli spot sulle radio locali. Con quelli davvero si raggiungono anche gli elettori lontani dalla politica: il pensionato, la casalinga, il giovane». Certo, conta molto lo slogan, il «claim» come dicono gli esperti di pubblicità. E la Lega negli anni ha sempre saputo cavare, da «Roma ladrona» a «Prima gli italiani» parole d’ordine che hanno catturato l’attenzione degli elettori. Sullo slogan di questa campagna elettorale Calderoli non si sbilancia («Ma farà il botto, credetemi»). «Questa è una competenza del segretario Salvini. I temi su cui ci batteremo sono noti: lotta all’immigrazione clandestina, riduzione delle tasse, semplificazione e interventi per tutto ciò che possa rendere migliore la vita dei cittadini. Ma, visto che è una stagione anomala per una campagna elettorale, dovremo muoverci con senso di responsabilità ed equilibrio. Gli italiani hanno il diritto di godersi le ferie dopo due anni faticosi». 11 agosto 2022 (modifica il 11 agosto 2022 | 22:30) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-11 20:31:00, Il senatore leghista è il regista-organizzatore delle campagne elettorali da trent’anni. Gli spot sulle radio locali e la scelta degli slogan più adatti, Cesare Zapperi

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