Calderoli: «Per De Luca divido il Paese? Eppure sull’autonomia chiedeva le stesse cose»

Calderoli: «Per De Luca divido il Paese? Eppure sull’autonomia chiedeva le stesse cose»

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di Marco CremonesiIl ministro per gli Affari regionali e le Autonomie : lui fa il furbo, ma ho le carte del 2019 che lo dimostrano «Io non so se chi parla in questi giorni sia il presidente della Campania Vincenzo De Luca, Maurizio Crozza che fa De Luca, o un terzo De Luca ancora…». Roberto Calderoli si rigira tra le mani alcuni fogli. Il ministro per le Autonomie ride sotto i baffi: «Sa che cosa sono». Ovviamente no. Me lo dica lei… «È la proposta di intesa firmata nel 2019 dal governatore della Campania De Luca. È, in pratica, la Regione Campania che chiede quelle autonomie che oggi, secondo non so quale dei De Luca, dividerebbero il Paese». Non era già noto che a suo tempo anche la Campania era tra le Regioni che avevano chiesto alcune competenze? «Forse. Ma è il leggere la proposta oggi che fa pensare a Crozza. Mi faccia premettere: per me De Luca è una persona simpatica e furba in maniera incredibile. Credo anche che sia stato un grande sindaco di Salerno. Ma, come governatore della Campania, emerge troppo il lato furbacchione». Magari ha cambiato idea? «Non lo so. So che oggi De Luca mi attacca frontalmente, cerca di costruire un fronte del Sud contro l’autonomia e sostiene che io stia cercando di spaccare il Paese perché voglio attuare la Costituzione. Posizione sbagliata ma in sé legittima. Però, legga qui… Non è il solo De Luca. La sua proposta fa riferimento a due pronunciamenti pro autonomia del Consiglio regionale della Campania. Non una: due. In cui testualmente si dicevano “disponibili ad affrontare la sfida”. Comunque, sono in tanti ad aver cambiato idea». A chi si riferisce? «Questa intesa è stata indirizzata dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un altro che oggi ha improvvisamente cambiato idea: ma l’autonomia era già nel contratto del governo Conte nel 2018. Qui non siamo più ai personaggi in cerca d’autore, ma in cerca di un’identità». Che cosa chiedeva la proposta del presidente De Luca? «Con alcuni distinguo, le competenze più cruciali. Quelle che oggi fanno quasi gridare all’attentato alla Costituzione. La sanità, per esempio. L’istruzione. E poi le valutazioni d’impatto ambientale, le autorizzazioni paesaggistiche minori e diverse altre fino alla rete regionale dei musei e dei beni culturali». Quello che dicono in molti è che vanno definiti i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) prima di trasferire le competenze alle Regioni… «Sì, anche su quello la proposta di De Luca è interessante. Sa che cosa dice? Che lo Stato dovrebbe definire i Lep entro un anno dall’approvazione. Ma, nel frattempo, il trasferimento delle funzioni è già avvenuto. Nelle more, i trasferimenti si baserebbero sulla “spesa destinata a carattere permanente, fissa e ricorrente”. In sostanza, la spesa storica. Oggi dicono che mai e poi mai può essere usata. Neanche dalle regioni del Nord è venuta una proposta così ardita. A De Luca anticipo che noi porteremo una versione moderata rispetto alla sua così estrema». Resta il fatto che ora i Lep li dovrete fare. Considerato che sono stati previsti nella riforma costituzionale del 2001, sembra un lavoro difficile. «Li faremo. Le posso annunciare che si costituirà una cabina di regia con il delegato del premier, Calderoli, il ministro dell’Economia Giorgetti, alle Riforme Casellati, alla coesione Fitto e i ministri competenti per ogni materia. E a De Luca dico che il fondo perequativo che lui richiama ci sarà. Così come i costi e i fabbisogni standard». Secondo lei perché alcuni governatori hanno cambiato idea? «Oggi ritengono sia meglio il ruolo di paladini del Sud. Ma il Sud, quando sarà adeguatamente informato, manderà i Masaniello a quel paese e farà i propri interessi. Che sono quelli di tutti». 20 novembre 2022 (modifica il 20 novembre 2022 | 23:04) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-20 22:19:00, Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie : lui fa il furbo, ma ho le carte del 2019 che lo dimostrano, Marco Cremonesi

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