di Isidoro TrovatoLa ministra: «Il percorso per le partite Iva non si limita alla flat tax. Con il primo incontro del tavolo dedicato agli autonomi, abbiamo iniziato un confronto a tutto tondo, dal welfare alle pensioni, dalla formazione al tema della sussidiarietà» I temi del lavoro rappresentano un banco di prova tra i più importanti per il governo Meloni. C’è molta attesa anche per l’operato della nuova ministra del Lavoro, Marina Calderone. I quasi vent’anni da presidente nazionale dei consulenti del lavoro, la presidenza del Cup (organismo di rappresentanza delle professioni ordinistiche) hanno alzato l’asticella delle aspettative anche perché da anni Calderone si esprime sulle inefficienze che colpiscono il nostro sistema occupazionale e sulle possibili soluzioni. Ministra Calderone, l’annunciata abolizione del reddito di cittadinanza dal 2024 e la limitazione già a partire dal 2023 ha subito scatenato molte polemiche. Quali prospettive si aprono per il milione di famiglie italiane che percepiscono il reddito? «Andremo per gradi. Il governo non ha intenzione di dimenticare chi ha necessità di un sostegno economico. Lo ha detto anche il presidente del Consiglio presentando la manovra. La scelta di una soluzione ponte sul 2023 va in questa direzione: intervenire subito sugli occupabili per portarli a rientrare nel mondo del lavoro mentre si lavora a una riforma organica delle politiche attive e dei centri per l’impiego, riformulando nel contempo le misure di lotta alla povertà». Però il reddito di cittadinanza aiuta anche chi ha in famiglia disabili, minori, anziani che rendono difficile l’occupabilità. «Per loro non cambierà nulla per il 2023 e si troveranno strumenti idonei dal 2024». Lei ha sempre indicato nel taglio del costo del lavoro la misura essenziale per il rilancio dell’occupazione. Ma gli ultimi interventi previsti per il cuneo fiscale sembrano troppo leggeri. «Non possiamo ritenere sufficienti le misure inserite nell’attuale manovra di bilancio, anche se quanto fatto è il massimo ottenibile alle condizioni attuali. Si tratta di interventi che vanno visti come passi in avvicinamento agli impegni di legislatura, cioè il taglio del cuneo fiscale e contributivo entro il 5%. La scelta di intervenire attraverso l’estensione dello sgravio a carico del lavoratore subordinato a tutto il 2023, i bonus per le assunzioni under 36 e per donne svantaggiate, la flat tax al 5% per premi di lavoro straordinario sono una prima risposta fornita in un solo mese di governo per far arrivare ai lavoratori risorse pari a circa una mensilità in più. Avremo modo di lavorare ancora su questo aspetto». Avete varato un pacchetto di agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato: giovani e donne sono le categorie più penalizzate da questi due anni di pandemia. Basteranno i contributi previsti o prevedete anche nuovi strumenti di politiche attive? «Gli incentivi possono velocizzare una tendenza, migliorarne le performance, ma non basta. Ne siamo consapevoli. Bisogna lavorare in parallelo sull’acquisizione di nuove competenze, spendibili sul mercato del lavoro. La questione è di sistema: non possiamo permetterci di fare a meno dell’apporto di giovani e donne al Paese». Da alcuni anni assistiamo a una trasformazione del modello economico che chiede competenze. Le nazioni che hanno affrontato questo snodo sono più avanti, mentre noi soffriamo un forte disallineamento tra domanda e offerta. «Serve un sistema nazionale di riferimento, che sviluppi il processo avviato con le regioni per il programma Gol, promosso dal Pnrr. Nei prossimi mesi dovremo realizzare una riforma organica delle politiche attive che rafforzi le infrastrutture del mercato del lavoro e della formazione. L’obiettivo è che questi servizi e strumenti siano di qualità e accessibili ovunque e che tutte le regioni possano garantire adeguati livelli di servizio». L’occupazione in Italia ha ancora numeri profondamente diversi tra Nord e Sud. State studiando un piano di intervento specifico per il Meridione? «Non in questa legge di Bilancio. Ci sono però alcune evidenze che non possiamo ignorare e da cui vogliamo partire in vista di quelle riforme di sistema che ci impegneranno nei prossimi mesi. Innanzitutto la percentuale maggiore di giovani e donne disoccupate e di giovani in dispersione scolastica si trova nelle regioni più in ritardo nell’adozione del sistema duale. In seconda battuta, lo sviluppo del sistema delle imprese e dell’economia meridionale rischia di essere compromesso da infrastrutture della formazione e del mercato del lavoro inadeguate. Tornano i voucher: così non si aumenta la precarietà e la frammentazione del mercato del lavoro? «La flessibilità è diversa dalla precarietà. Non si può dire che aver aumentato il plafond da 5 a 10 mila per azienda per l’utilizzo di prestazioni occasionali, tracciate, aumenti la precarietà. Esistono esigenze, in particolari settori, che richiedono un aumento di manodopera che in questo modo restano nell’alveo della legalità. Piuttosto, guardiamo a come sono gestiti quei rapporti di lavoro e se ci sono opportunità per proseguire una esperienza aziendale. Le nostre azioni si muoveranno verso il contrasto al lavoro sommerso e al monitoraggio degli appalti, soprattutto in alcuni settori». La flat tax allargata per le partite Iva è il primo passo di altre iniziative per gli autonomi? «Il percorso immaginato non è limitato al fisco. Il 14 e 15 novembre, con il primo incontro del tavolo dedicato agli autonomi, abbiamo iniziato un confronto a tutto tondo, dal welfare alle pensioni, dalla formazione al tema della sussidiarietà. Ci rivedremo prima della fine dell’anno per ripensare insieme il rapporto delle professioni con le istituzioni e la collettività». 25 novembre 2022 (modifica il 25 novembre 2022 | 09:02) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-25 08:03:00, La ministra: «Il percorso per le partite Iva non si limita alla flat tax. Con il primo incontro del tavolo dedicato agli autonomi, abbiamo iniziato un confronto a tutto tondo, dal welfare alle pensioni, dalla formazione al tema della sussidiarietà», Isidoro Trovato