Le temperature alte stanno colpendo l’Italia, soprattutto il Sud che con i suoi 35 gradi giornalieri fa continuare la stagione estiva. Un fattore che, però, sta colpendo in modo trasversale la scuola: infatti, docenti e studenti rientrati in classe da alcune settimane devono fare i conti con il caldo torrido senza poter refrigerarsi.
E proprio da questo problema che la polemica sta montando in molte scuole. In Puglia, ad esempio, la dirigente scolastica di una scuola di Foggia ha deciso di anticipare la chiusura dell’istituto scolastico, dopo che alcune studenti hanno avuto dei malori, fissandola alle 12,30 per tutti i plessi nei giorni 22 e 23 settembre considerate le temperature oltre i 30 gradi. “Onde ridurre il disagio a carico degli studenti”, si legge nell’ordinanza.
A intervenire sulla questione sono anche gli esperti della Sima, la Società Italiana di Medicina Ambientale, che ha lanciato una proposta al Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il presidente, Alessandro Miani, dichiara infatti: “I mancamenti degli studenti registrati a Bari impongono certamente una riflessione. Il fenomeno delle ondate di calore sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, con possibilità del protrarsi di temperature fino a 36 gradi centigradi come accaduto in Puglia nei primi dieci giorni del nuovo anno scolastico, non può essere trascurato o peggio ignorato. Proprio nel momento in cui l’autonoma delle Regioni occupa spazi sempre più ampi, sarebbe quanto meno opportuno ampliare i margini decisionali degli uffici scolastici regionali per un avvio dell’anno scolastico con date differenziate anche di due o tre settimane tra Sud e Nord del Paese”.
“Le aule delle classi italiane sono generalmente affollate, surriscaldate e scarsamente ventilate – continua Miani – con conseguenti possibili aumenti di anidride carbonica (CO2), causa di diversi problemi quando le sue concentrazioni superano il valore del valore di 1.500 parti per milione – afferma Sima – La Commissione Europea ha effettuato nel 2015 un’indagine specifica per valutare la qualità dell’aria in 114 scuole primarie di 23 paesi dell’UE, scoprendo che l’85% degli studenti è esposto a concentrazioni di PM2,5 e PM10 più elevate rispetto a quelle considerate sicure dall’OMS”.
Infine, il presidente della Sima conclude: “Bisogna fare i conti con la realtà e ad oggi il buon senso suggerirebbe di lasciare chiuse le scuole al sud-Italia fino all’equinozio di autunno, che cade tra il 21 e il 23 settembre, allo scopo di tutelare il benessere psico-fisico degli alunni. In particolare, Sima condivide pienamente gli Indirizzi di Policy Integrate per la Scuola che Promuove Salute, pubblicati congiuntamente dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione appena due anni fa, sottolineando la necessità di una effettiva operatività a livello dei territori per tutelare tutti gli aspetti della salute dei nostri figli e nipoti nelle scuole italiane, a partire dall’attenzione al benessere in aula e in particolare al microclima e alla qualità dell’aria indoor. Infine, differenziare l’avvio dell’anno scolastico consentirebbe di sostenere l’economia del turismo di fine stagione al Sud”.
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