di Elena Meli
Le notti sempre più calde, soprattutto in città per l’effetto «isola urbana», rovinano il sonno: stiamo perdendo già oggi 44 ore di riposo all’anno e in futuro potrebbe andare peggio
Nel Regno Unito è stato appena proclamato per la prima volta lo stato d’emergenza nazionale per il caldo estremo: in questi giorni è prevista un’ondata di calore senza precedenti e gli inglesi non ci dormono la notte, letteralmente. Il cambiamento climatico che perfino in Inghilterra sta portando i termometri a sfiorare i 40° C peggiora qualità e quantità del sonno, perché ormai la temperatura non scende granché neppure quando il sole tramonta.
Sonno disturbato
Succede agli inglesi, come ha segnalato con preoccupazione The Conversation , ma accade a maggior ragione alle nostre latitudini: oltremanica una notte con temperature oltre i 20°C è insolita, nel nostro Paese ormai da settimane siamo ben oltre questi valori pressoché ovunque. Colpa del clima, ma a farci perdere il sonno non è solo l’eco-ansia, ovvero la preoccupazione legata al surriscaldamento del clima e all’emergenza ambientale, bensì proprio la temperatura notturna troppo alta: Kelton Minor dell’Università di Copenhagen, in Danimarca, analizzando i dati relativi al sonno di 48mila persone fra il 2015 e il 2017 e associandoli alle temperature locali ha appena dimostrato che notti insolitamente calde ci portano ad addormentarci più tardi, alzarci prima e quindi a dormire di meno.
Le ore di sonno perso
Secondo le stime, ogni anno per colpa del caldo perdiamo almeno 44 ore di sonno e per il 2100 si prevede che saranno 58, «appena» 50 se riusciremo a contenere almeno un po’ le emissioni di gas serra. «È la prima dimostrazione su larga scala di quanto il riscaldamento climatico stia compromettendo il sonno», dice Minor. «Alcune categorie di persone sono più colpite, per esempio le donne e gli anziani: con un incremento della temperatura notturna di appena 1°C rispetto alla media negli over 65 l’effetto negativo sul sonno è doppio rispetto ai più giovani».
Notti calde
Anche l’uso del condizionatore in notturna non è una soluzione secondo Minor, perché contribuisce a incrementare le emissioni di gas serra e così peggiora il problema a livello globale, anche se può essere un sollievo per il singolo. Peraltro, anche se è vero che si tratta di pochi minuti di sonno perso ogni notte, c’è anche da considerare la scarsa qualità di un riposo in una stanza «bollente» la temperatura ideale per la camera da letto sarebbe attorno ai 20°C e sudare disturba il sonno, per cui di notte è bene tenere le finestre aperte per far circolare aria. Il problema è che con il clima impazzito oggi rischia di entrare un venticello caldo anziché il fresco notturno e per di più, stando alle rilevazioni del Radcliffe Observatory di Oxford e del Durham University Observatory in Inghilterra, le temperature notturne sono costantemente aumentate negli ultimi decenni: in appena cinquant’anni il numero delle notti con temperatura sopra la media è raddoppiato, specie nelle città. È colpa del caldo diurno: anche quando un’ondata di calore si è conclusa le notti continuano a restare bollenti più a lungo a causa dell’effetto «isola urbana», perché cemento e asfalto assorbono il calore e lo rilasciano lentamente durante la notte. Il verde urbano aiuta a mitigare il problema: anche un po’ di piante in terrazzo, quindi, potrebbero contribuire a rendere meno insonni le nostre notti.
19 luglio 2022 (modifica il 19 luglio 2022 | 12:37)
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, 2022-07-19 13:29:00, Le notti sempre più calde, soprattutto in città per l’effetto «isola urbana», rovinano il sonno: stiamo perdendo già oggi 44 ore di riposo all’anno e in futuro potrebbe andare peggio, Elena Meli