Calenda e il dopo voto: con noi baricentro Giorgia Meloni non farà il premier

Calenda e il dopo voto: con noi baricentro Giorgia Meloni non farà il premier

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di Tommaso Labate

Secondo il leader un risultato dei centristi sul 10-12% potrebbe mantenere Draghi a Palazzo Chigi

«Allora ragazzi, perché le cose vadano come vogliamo noi non è necessario arrivare al risultato che conto di raggiungere io. Perché il sottoscritto è convinto che noi possiamo arrivare fino a un certo punto, a superare cifre che neanche gli ottimisti ci attribuiscono. Mentre per i nostri obiettivi, non ci crederete, basterebbe anche meno…».

Nelle rare pause di una campagna elettorale forsennata, in cui dà l’impressione di muoversi da un’iniziativa sul territorio a una diretta televisiva con la stessa frenesia della biglia di metallo imprigionata in un flipper, Carlo Calenda negli ultimi giorni ha mostrato ai collaboratori più stretti una strana euforia. A qualcuno dei suoi, che credeva di trovarlo felice per gli ultimi sondaggi che si potevano pubblicare (dalle 23.59 di venerdì questo non è più possibile), l’europarlamentare e leader di Azione ha risposto così: «Ma che c’entrano i sondaggi? Non state a pensare ai sondaggi! Ma non l’avete capito che tutti i dati che ci riguardano sono sempre sottodimensionati perché la gente che ci vota, a cominciare dai professionisti, non ha tempo di rispondere al telefono a uno che fa le rilevazioni?».

Il motivo della strana euforia di Calenda sta nel calcolo che s’è fatto in testa nell’ultima settimana e di cui s’è convinto sempre di più. « Con un risultato compreso tra il 10 e il 12 percento , posso garantirvi che invece di Giorgia Meloni, come pensano tutti, a Palazzo Chigi ci ritroviamo ancora Mario Draghi. Ci basta ottenere quella cifra per riuscire a centrare l’obiettivo di lasciare al governo l’inquilino che c’è adesso…».

E qui si arriva al teorema del tandem Azione-Italia viva, quel terzo polo che in quasi tutti gli ultimi sondaggi pubblicati prima dello stop aveva raggiunto il gradino più basso del podio (dietro il Movimento Cinque Stelle ma davanti a Forza Italia), come «ago della bilancia» di tutto quello che potrebbe succedere a Palazzo a cominciare da lunedì 26 settembre. «L’unica cosa che non mi torna di questo schema — ragiona Calenda — è proprio la formula “ago della bilancia”. Noi non dobbiamo essere l’ago della bilancia di nulla, perché queste parole rimandano alla vecchia politica dei due forni. Noi, semmai, saremo il baricentro. Perché abbiamo in testa un’idea chiara e un modo per realizzarla». Come? «Noi — ha risposto l’eurodeputato — abbiamo già preso un pezzo di voto del Partito democratico, che s’è spostato verso Azione-Italia viva. Dobbiamo continuare a prenderci i voti dei berlusconiani delusi. Perché continuare a erodere quel consenso vuol dire tenere il centrodestra lontano dal cinquanta per cento».

Sulla sua agenda, non a caso, Calenda aveva già cerchiato con l’evidenziatore rosso le date degli ultimi giorni, quelli in cui il tour elettorale del leader di Azione ha fatto tappa in Veneto. Nel Nordest che gli aveva riconosciuto le 280mila preferenze servite nel 2019 per staccare un biglietto di sola andata per Bruxelles, l’ex ministro dello Sviluppo economico ha cercato «lo scontro in casa sua con Salvini», perché i voti in libera uscita dalla Lega — è il suo pensiero — «non è detto che debbano andare solo a Fratelli d’Italia. Al contrario, quella gente vorrebbe Draghi ancora a Palazzo Chigi non meno di quanto lo vogliamo noi».

E qui si torna alla casella iniziale. A quel nome, «Draghi», che tutti i candidati di Azione-Italia viva spendono in ogni comizio, in ogni talk show, in ogni tweet, in ogni diretta su Instagram o TikTok e in ogni post su Facebook. E a quell’ambizione, «ago della bilancia» o «baricentro» che sia, di poter determinare quello che capiterà a urne chiuse. Un amico gli ha chiesto se, nel disegno che s’è fatto in testa, nel governo Draghi bis che sta in cima ai suoi sogni c’è dentro anche Fratelli d’Italia. Calenda, senza neanche pensarci un attimo, ha scosso la testa. «Ero a Cernobbio e ho visto la faccia impaurita della Meloni quando si parlava di quello che può capitare in autunno. Credete a me, lei e il Movimento Cinque Stelle si adagerebbero felicemente all’opposizione…».

9 settembre 2022 (modifica il 9 settembre 2022 | 21:59)

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, 2022-09-09 20:54:00, Secondo il leader un risultato dei centristi sul 10-12% potrebbe mantenere Draghi a Palazzo Chigi , Tommaso Labate

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