Calenda: «Le nostre condizioni per decidere le alleanze. Gelmini e Carfagna? Spero tanto scelgano noi»

Calenda: «Le nostre condizioni per decidere le alleanze. Gelmini e Carfagna? Spero tanto scelgano noi»

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di Marco Galluzzo

Il leader di Azione: non basta essere contro la destra. Sì, a Roma mi candiderò nel collegio feudo del Pd

«L’italiano più illustre del mondo, nella crisi economica e sociale più grave degli ultimi 50 anni, è stato cacciato dai populisti, da Berlusconi, Salvini e Conte. Partiamo da questo, da un dato di realtà. È gente che non ha a cuore l’interesse dell’Italia, politici che in altri Paesi sarebbero già spariti. Hanno prodotto quasi 30 anni di fallimenti, questa classe politica ha già governato e si è sciolta, ha fallito».

Carlo Calenda è il leader di Azione, non ama le perifrasi, usa un linguaggio diretto, ha fatto il ministro con Renzi e poi ci ha litigato, non ritiene necessario allearsi con il Pd o con altre forze se non in base a una valutazione del programma, è convinto di poter bissare il successo delle ultime Comunali, a Roma, e di poter puntare al 20% a livello nazionale.


Insomma voi, insieme a +Europa di Emma Bonino, andate da soli. Eppure lei stesso ha parlato di una possibile alleanza.

«E infatti, noi andremo con chi condivide il programma che presenteremo. Ma non andremo con chi vuole fare un’alleanza contro la destra, che non significa nulla. Lo dico serenamente al Pd. Sono 30 anni che si fanno le campagne elettorali contro qualcuno senza presentare programmi e senza poi essere in grado di gestire il Paese, fare politica così non ha senso».


Allora parliamo del suo programma.

«Noi presenteremo un piano che va dal fisco alla scuola, non saranno le 500 pagine che presentava l’Ulivo ma un programma semplice per un Paese normale. Non è vero che l’Italia non può essere governata, io da ministro ho fatto tutto quello che volevo o quasi, tranne ciò che mi è stato bocciato non dalla burocrazia ma dalla politica, come la vendita di Alitalia a Lufthansa. Bisogna avere esperienza gestionale e stare seduti alla sedia del ministero 20 ore al giorno. Questo Paese si può governare».


Su cosa è caduto Draghi?

«Ha citato in Parlamento tutti i punti divisivi, in modo molto coraggioso, non ha accettato le richieste irricevibili di Conte, Salvini e Berlusconi. Cercheremo di fare altrettanto. Ovviamente faremo un programma vero, non un documento cialtronesco. Saremo sul solco dell’agenda Draghi, che non è il verbo; semmai c’è un modo, un metodo Draghi, che va replicato».


Faccia degli esempi, tre punti imprescindibili del suo programma.

«Partiamo dall’energia. Compriamo il gas in Algeria e i partiti protestano per il rigassificatore di Piombino, quelli di governo e anche Fratelli d’Italia: ma questi sono opere che andrebbero militarizzate. In Italia non si riescono a fare le cose, noi prevediamo la militarizzazione dei siti, trattando alcuni obiettivi come questioni di sicurezza nazionale. Idem per il nucleare, si faccia in fretta e per arrivare ad emissioni zero. È un pezzo di una strategia energetica nazionale che deve prevedere immediatamente rigassificatori e navi di rigassificazione e l’uso del carbone per 12 mesi per abbassare i prezzi dell’energia, come sta facendo tutta l’Europa».


Altro punto?

«Reddito di cittadinanza. Basta con Orlando che non fa i decreti attuativi, Draghi ha fatto una riforma che potenzia il ruolo delle agenzie private, che possono formare nuovi lavori. In Italia mancano circa 3.000 saldatori, le agenzie li devono formare, chi rifiuta perde il reddito. Le riforme si fanno e si attuano, come quella della giustizia. E quando il lavoro non arriva fanno gli spazzini di quartiere, con un’integrazione del reddito».


Ha citato la giustizia, perché?

«Il fascicolo di valutazione del magistrato. Bisogna capire chi produce e chi no, chi fa processi e non ottiene mai una condanna, bisogna valutare, la riforma Cartabia è un grade passo avanti, ma il fascicolo bisogna che si faccia in modo trasparente: il Pd è d’accordo? Giorgetti è d’accordo, o è tornato salviniano? Carfagna è d’accordo?».


Il fisco?

«Microtassa dello 0,1% su tutte le transazione digitali per finanziare 40 miliardi di tagli fiscali sul lavoro e sulle imprese. Noi e + Europa diciamo come lo facciamo, non come Berlusconi che promette da trent’anni decine di migliaia di euro di tagli che non ha idea di come finanziare. In questo modo andiamo a beccare anche gli evasori perché non possono scappare. Poi chiederemo una clausola da firmare».


E cioè?

«Il nostro programma è aperto alla sottoscrizione di tutti, lo presentiamo al Paese e alle forze politiche, chi firma assume l’impegno di non candidare al governo chi non ha rilevante esperienza amministrativa nel pubblico o nel privato, in modo da non ripetere le esperienze del tipo Toninelli e Di Maio».


Perché ce l’ha tanto con Di Maio?

«Non per ragioni personali: ha fatto quasi solo disastri, la cancellazione di Industria 4.0, ha fatto saltare un investimento da 4 miliardi su Ilva, ha fatto saltare il progetto di gasdotto da Israele, ha cercato di cancellare il Tap che oggi è una delle principali fonti di diversificazione del gas. Questo è un Paese in cui tutti si dimenticano i danni che hanno fatto i politici: il punto sono i danni che rimangono, non che Di Maio negli ultimi mesi è diventato draghiano».


Berlusconi?

«Lo hanno convinto che farà il presidente del Senato, non potendo fare il capo dello Stato. E di fronte alle sue ambizioni personali non guarda nessuno, fa cadere tutti. Il problema non è Berlusconi ma i cittadini che ancora gli danno il voto sapendo che non ha alcun senso di responsabilità verso il Paese».

Gelmini e Carfagna verranno con lei?

«Lo spero tanto».

Putin ha avuto un ruolo nella crisi italiana?

«Il governo è stato fatto cadere da tre persone che sono sempre state allineate su posizioni filorusse, non so se è un caso ma di sicuro è un dato di fatto, queste persone hanno sempre sostenuto le ragioni del Cremlino».

Come giudica la Lega?

«È allo sbando, Salvini cambia idea ogni tre ore, è uno dei leader più screditati in Italia e all’estero, ricordo che andava al Parlamento europeo con la t-shirt con la faccia di Putin, dicendo che dava indietro due Mattarella per mezzo Putin».

Il ruolo di Conte nella crisi?

«I Cinque Stelle sono portatori sani di veleno ideologico, mi sembra siano allo stato terminale dal punto di vista politico ma mentre muoiono continuano a fare danni».

Si candiderà nel collegio Roma1, feudo del Pd?

«Sì, è il cuore della città che avrei voluto amministrare come sindaco».

24 luglio 2022 (modifica il 24 luglio 2022 | 07:08)

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, 2022-07-24 05:12:00, Il leader di Azione: non basta essere contro la destra. Sì, a Roma mi candiderò nel collegio feudo del Pd, Marco Galluzzo

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