Sembrava un fenomeno ormai relegato nella memoria degli alunni degli anni Settanta, quella “calata” dei docenti napoletani, calabresi, siciliani, etc. nelle Scuole della Sardegna. Cinquant’anni dopo, invece, la storia si ripete. La cosiddetta “Call veloce”, cioè il reclutamento di docenti provenienti da altre Regioni d’Italia da immettere in ruolo nelle Scuole delle province di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, ha prodotto un bagno di sangue per maestre e professori sardi di diverse materie: sono state assegnate a docenti non sardi più di 70 cattedre di Arte, Italiano, Musica, Lingue Straniere, Strumento Musicale, etc., e oltre 100 cattedre di Sostegno nelle Scuole di ogni ordine e grado. Stiamo parlando di almeno 170 posti di lavoro sottratti ai laureati delle Università, dei Conservatori di Musica e dell’Accademia dell’Isola.
La soluzione si trova in una normativa applicata con eccellenti risultati a tutela della Minoranza linguistica ladina. Solo gli insegnanti non ladini “certificati”, cioè obbligati a seguire uno specifico percorso formativo sulla lingua e la cultura ladina, possono salire in cattedra nelle scuole frequentate da alunni ladini. Per l’anno scolastico 2024-25 appare indispensabile l’approvazione di una norma specifica, simile a quella che tutela le Scuole dell’area geografica abitata dai ladini, per le scuole della Sardegna, in forza di quanto previsto dalla Legge Regionale 3 luglio 2018, N. 22 – Disciplina della politica linguistica regionale.
La battaglia per ottenere le tutele, fino ad oggi negate, previste dalla normativa scolastica a favore delle Scuole delle Minoranze linguistiche come il catalano e il sardo, è doppia. Si tratta di tre percorsi paralleli. Da una parte, il rispetto dei parametri previsti dal DPR 81/2009, articoli 8,10,11 e 16: sono sufficienti 10 alunni per le classi singole e gli indirizzi di studio. Dall’altra, l’applicazione della norma sulle minoranze linguistiche, articolo 14 comma 16 del DL 95/2012, convertito in Legge 135/2012: bastano 300 studenti per mantenere l’autonomia scolastica, cioè preside, segretario e organici. Infine, l’inserimento dei docenti non sardi negli Organici della Scuole dell’Isola solo se in possesso dell’apposita certificazione attestante la conoscenza della Lingua e della Cultura (Letteratura, Storia, Geografia, Musica, Arte, etc.) della Sardegna. Il futuro della Scuola Sarda Europea si costruisce a partire da questi tre pilastri, già dall’anno scolastico 2024-25.
Antonio Deiara
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