Lavoro, la richiesta di una giornalista australiana: «Ho un cane, merito gli stessi diritti di chi è genitore»

Lavoro, la richiesta di una giornalista australiana: «Ho un cane, merito gli stessi diritti di chi è genitore»

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di Alessandro Vinci

Sta facendo discutere un articolo pubblicato su News.com.au da Mary Madigan: «Possedere un cucciolo mi ha creato un carico di lavoro supplementare nella vita di tutti i giorni». Gli utenti non sembrano però favorevoli all’idea

Non di rado gli animali domestici vengono paragonati dai rispettivi proprietari a veri e propri figli. Di fronte a simili attestati di affetto c’è chi storce il naso, eppure si tratta essenzialmente di frasi emblematiche della cura che ogni buon proprietario dovrebbe riservare ai propri amici a quattro zampe. È il caso per esempio del rapporto che lega la giornalista australiana Mary Madigan al suo cagnolino Frank, adottato l’anno scorso e da subito finito al centro delle priorità della padrona. Non è d’altronde un mistero che occuparsi del benessere di un cucciolo richieda tempo e attenzione. Da qui il titolo (solo in apparenza provocatorio) di un articolo che la donna ha pubblicato venerdì 4 novembre su News.com.au, la principale testata online del Paese dei canguri: «In quanto mamma di un cane, merito gli stessi diritti dei genitori». Anzitutto quello «di uscire prima dal lavoro per andare a prenderlo all’asilo per cani, al pari dei genitori che possono uscire prima per andare a prendere i figli a scuola», come recita il sommario.

Nuove priorità

«Prendere un cane mi ha fatto capire quanto sia dura per le madri che lavorano – si legge nelle prime righe –. Pensavo che la nostra sarebbe stata una relazione semplice. Lui sarebbe stato il mio fedele compagno di avventure, io sarei andata al lavoro e sarei tornata a casa trovandolo scodinzolante e tutto sarebbe stato favoloso». Le cose, tuttavia, erano destinate a non essere così semplici. Madigan ha infatti raccontato che dall’arrivo di Frank le sue priorità sono totalmente cambiate: niente più aperitivi con amici e colleghi, meglio restare a casa per non lasciarlo da solo più ore del dovuto. Addio anche agli abiti di alta moda in favore di capi più pratici con cui portarlo al parco senza timore di sporcarsi. Per non parlare poi delle urgenti corse dal veterinario in caso di sospetti problemi di salute. In altri termini – ha spiegato la giornalista – avere un cane le ha creato «un intero carico di lavoro supplementare» nella vita di tutti i giorni. Quello in virtù del quale ora reclama la stessa flessibilità garantita alle madri di bambini e ragazzi in età scolare.

Il sondaggio tra i lettori

Complice la maggiore sensibilità ai temi dello smart working e del corretto bilanciamento tra lavoro e tempo libero emersa durante la pandemia, l’articolo di Madigan è diventato presto virale, dividendo gli utenti. Nel caso dell’Italia, per esempio, il suo appello potrebbe tradursi nell’estensione ai proprietari di cani, gatti e consimili del diritto allo smart working attualmente garantito fino al 31 dicembre ai genitori di figli under 14. «So che non sono una madre – ha nuovamente precisato la giornalista –, ma amo il mio cane più di quanto immaginassi fosse possibile. Voglio dargli una vita favolosa e mi piacerebbe che i luoghi di lavoro in tutta l’Australia iniziassero a promuovere iniziative per incoraggiare i proprietari di animali domestici a prendersi il tempo di cui hanno bisogno». Purtroppo per lei, tuttavia, la proposta non sembra aver fatto breccia nel cuore dei lettori. Secondo un sondaggio lanciato dalla stessa Madigan, infatti, giusto meno di un utente su cinque (il 19%) si è detto d’accordo con lei. Oltre tre su quattro (il 76%) si sono invece rivelati in disaccordo, mentre il 5% ha assunto una posizione neutra. Il dibattito sul tema, comunque, potrebbe essere soltanto all’inizio.

9 novembre 2022 (modifica il 9 novembre 2022 | 16:45)

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