This is one smart component!,
Secondo l’assessore Bisesti, esponente trentino della Lega – la stessa formazione politica cui fa riferimento il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara – è proprio la parola chiave “merito”, riferita agli insegnanti, a ben rappresentare lo spirito del disegno di legge. “Crediamo molto nei nostri docenti – ha dichiarato subito dopo l’approvazione del ddl – e vogliamo portare il merito per la prima volta nella scuola sviluppando un concetto di carriera all’interno della professione di chi ha in mano il futuro dei nostri figli. Dobbiamo far sì che il merito possa prevalere anche nel mondo della scuola. Deve emergere chi fa bene, e sono tanti e ne sono convinto”.
Come si nota, il merito che il ddl intende riconoscere e valorizzare è quello degli insegnanti (a quello degli alunni si accenna solo vagamente) ma, a differenza di quanto previsto in altre iniziative volte a premiarlo, tutte finite nel nulla (dal “concorsone” di Berlinguer al “bonus” introdotto dalla “Buona Scuola”), in questo caso il merito si tradurrebbe per la prima volta nello sviluppo di una vera carriera professionale, alla quale si accede per concorso, come avviene peraltro in tutta la Pubblica Amministrazione. Peraltro sul fatto che lo strumento del concorso sia quello più adatto a valutare se un docente abbia titolo al passaggio a un profilo superiore ci sono opinioni diverse, ma il ddl lascia aperta una possibilità (“con regolamento sono stabilite le modalità di espletamento delle procedure concorsuali… prevedendo anche un’eventuale fase preselettiva presso le singole istituzioni scolastiche…)”.
Quella che si sta tentando a Trento è una strada che non è mai stata esplorata a livello nazionale, un po’ perché i sindacati della scuola l’hanno sempre bloccata in omaggio al totem dell’unicità della funzione docente, ma anche per la mancanza di coraggio e di capacità progettuale dei diversi governi e ministri alternatisi alla guida del Ministero.
Certo, la peculiarità della realtà politica e istituzionale della Provincia autonoma di Trento, che si avvale dell’ampia autonomia assicuratale dal DPR 15 luglio 1988, n. 405 (“Norme di attuazione dello statuto speciale per la Regione Trentino–Alto Adige in materia di ordinamento scolastico in provincia di Trento”), ha favorito il progetto di abbattimento del totem dell’unicità e aperto la via nuova della carriera. A livello nazionale non esistono per ora condizioni analoghe (forse potrebbero essere create se trovasse attuazione il progetto di autonomia regionale differenziata del ministro Calderoli, ma soprattutto se ci fosse la lungimiranza di affrontare la questione docente in maniera complessiva e innovativa, e non in un’ottica di risparmi ma di investimento e di vera valorizzazione).
Da notare che il provvedimento non condiziona in alcun modo la sua esecutività a trattative con i sindacati, che però sono stati informati nel tempo. Esso appare anzi ispirato a una filosofia tecnocratica che affonda le sue radici in una plurisecolare tradizione di efficienza amministrativa che si coglie bene nei ripetuti rinvii a disposizioni regolamentari per quanto riguarda sia la definizione delle competenze sia la gestione dei concorsi per l’accesso alle posizioni di docente esperto e ricercatore e nel vincolo posto al dirigente scolastico nella scelta del docente organizzatore, che dovrà essere motivata e resa pubblica nel sito istituzionale della scuola.
Disposizioni che appaiono volte a garantire l’autonoma professionalità dei docenti in carriera, e che forse anche per questo vengono accolte con dubbi e riserve da parte dei dirigenti scolastici (e della loro locale Associazione ANP), che temono di veder ridotto il loro spazio nella scelta dei docenti da valorizzare o dei quali chiedere la collaborazione. Anche i sindacati confederali del Trentino sono sul piede di guerra: preferirebbero, prima di parlare di carriera, un rinnovo contrattuale con un aumento consistente ma in sostanza uguale per tutti. Insomma, sul fronte sindacale niente di nuovo sotto il sole di Trento.
Rimangono sicuramente aperte molte questioni: come valorizzare le risorse umane già investite in specifici ruoli, come potenziare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, come garantire una qualità dell’insegnamento diffusa, dove trovare i docenti che compenseranno gli esoneri vista la già presente difficoltà di reperirne con i titoli adeguati… Ma non c’è dubbio che si tratta del più organico e concreto (sono state già individuate le risorse economiche necessarie) sforzo mai tentato di introdurre uno sviluppo professionale strutturato nel percorso degli insegnanti, una delle pochissime categorie ad esserne prive.
La Provincia Autonoma di Trento ad ottobre 2023 vedrà rieleggere i propri organi politici. Ci si augura, al di là di chi vincerà le elezioni, che questo progetto riesca a trovare la giusta forma per fare anche da apripista al sistema nazionale.
Intanto mercoledì 5 aprile 2023 una nuova delegazione di oltre 50 dirigenti scolastici e docenti della Provincia Autonoma di Trento, sempre accompagnati dalla Sovrintendente scolastica Viviana Sbardella, andrà in visita all’IC Ungaretti di Melzo. In questo modo, dopo le visite dei mesi scorsi, pressoché la totalità dei 50 Istituti comprensivi trentini avranno visitato questa scuola, il cui modello pedagogico di riferimento si basa su una didattica individualizzata, coinvolgente e creativa, e sulla personalizzazione dei piani di studio, che ha dimostrato di garantire benessere e successo formativo. Un segno dell’attenzione all’innovazione che, non da oggi, contraddistingue il Trentino (non a caso ai vertici nei risultati dei livelli di apprendimento misurati dall’Invalsi), che spesso ha assunto il ruolo di luogo di ricerca e di costruzione di buone pratiche sapendo selezionare anche modelli europei e nazionali.
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