di Valerio Cappelli
L’attrice protagonista in La vita bugiarda degli adulti, dal romanzo di Elena Ferrante. Lavoro e basta, non ho pi tempo per la vita privata. Sono una ex pornostar nel film di Ginevra Elkann e poi la mia serie sul libro di Goliarda Sapienza
Che un’attrice, non obnubilata da certe derive retoriche, dica che le donne possono essere terribili, qualcosa di miracoloso. Ma Valeria Golino fatta cos, va per la sua strada, magnificamente anarchica. In La vita bugiarda degli adulti di Edoardo De Angelis, dal romanzo di Elena Ferrante, dal 4 gennaio in sei episodi su Netflix, selvaggia, sboccata, sfacciata, iper truccata. zia Vittoria, l’innominabile in una famiglia della Napoli bene, negli anni 90, dove sua nipote, l’adolescente Giovanna (Giordana Marengo), cerca la sua identit. Il padre (Alessandro Preziosi), fratello di Vittoria, un prof opportunista, la zona d’ombra, dice che sua figlia somiglia sempre di pi all’odiata zia, che la ragazzina non ha ancora mai visto ma poi, conoscendola, nell’incomprensione della madre (Pina Turco) non si staccher pi da lei. Al centro un braccialetto maledetto che rievoca maledettamente, con altri dei, il destino del Ring wagneriano.
Valeria, vero che non voleva farlo questo film?
Zia Vittoria mi era lontana, estranea. Ho lavorato sul corpo cercando di essere lei, stato ansiogeno perch non mi diceva niente, mi sembrava di non esserci. Ho accettato perch stata un’opportunit per me, mentre preparavo il film di Ginevra Elkann, “Te l’avevo detto”, dove sono una ex pornostar rifatta, coi labbroni e gli zigomi esagerati. Ho scelto due progetti che mi mettevano paura, uscendo dalla comfort zone. Non accettarli sarebbe stato un piccolo fallimento, un dirmi che non sapevo farli.
Zia Vittoria dice parole storte, e apre gli occhi alla nipote.
libera, bugiarda, tenera e arcigna, non attaccata ai soldi, e teneva solo a quel braccialetto. Ha qualcosa di selvatico, carnale, arcaico. Mi capitato raramente un personaggio cos. Far scoprire inconfessabili segreti sui suoi genitori, Giovanna imparer a mentire come gli adulti, a parlare come la zia, ad aprirsi all’amore e al sesso. Io, napoletana, mi sono ritrovata in questa mescolanza di Napoli di sopra e di sotto, alta e bassa, che nella mia adolescenza non ho vissuto, viaggiavo, lavoravo come modella, ero gi in America, e a 19 anni andai a vivere a Roma con Peter Del Monte. La mia adolescenza a Napoli stata troppo breve.
Mastroianni diceva che le bugie aiutano a non far star male chi ci vuol bene.
Non sono cos estrema, non so essere bugiarda in assoluto. Ho voglia di chiarezza, non di verit. La segretezza, il non detto, l’omert non mi appartengono. Le bugie a volte aiutano ma penso che poi la verit arriva. Io sicuramente ho ferito qualcuno. Un bravo attore non dev’essere un bravo bugiardo ma di solito lo . L’onest a tutti i costi non edificante, anche se lo pensiamo. Vittoria pensavo non lo fosse, invece….
A che punto della vita?
Lavoro e basta. E quando non lavoro sono in ozio, un’ebete. Non riesco a occuparmi d’altro, dei problemi della vita privata. Forse faccio cos per non occuparmi della realt.
E la sua serie come regista di L’arte della gioia di Goliarda Sapienza?
un’esperienza che sta durando mesi e mesi. ambientata nella Sicilia del 1917: al confronto, qui, nella Napoli degli anni ’90, siamo a “Ritorno al futuro”. A proposito di personaggi sulla disubbidienza, che bello per una donna interpretare ruoli non edificanti, non essere nel ghetto del buon senso, dove l’uomo il deus ex machina del bene e dell’orrore, mentre la donna deve dare consigli. Cos le donne figurano sempre un po’ meglio… Eh no cari miei, siamo terribili e bugiarde pure noi, ma tanto. Io racconto la prima parte del romanzo, personaggio terribile, zia Vittoria della Ferrante ma nei primi del ‘900.
Lavora in due serie: addio alle sale?
Il film di Ginevra per le sale, a me piace tanto andare al cinema, per una roba potente quello che succede, ne dobbiamo prendere atto, non si pu starnazzare, il nostro lavoro che trova veicoli nuovi. Eravamo in pieno Covid e De Angelis era sempre calmo, rassicurante, tutto bene, diceva. L’idea che dopo la serie dalla Ferrante (che parla di realt locali), magari ricever una mail da una spettatrice del Brasile, e di essere visti dappertutto, cosa c’ di pi emozionante?.
20 dicembre 2022 (modifica il 20 dicembre 2022 | 21:32)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-12-20 20:32:00,
di Valerio Cappelli
L’attrice protagonista in La vita bugiarda degli adulti, dal romanzo di Elena Ferrante. Lavoro e basta, non ho pi tempo per la vita privata. Sono una ex pornostar nel film di Ginevra Elkann e poi la mia serie sul libro di Goliarda Sapienza
Che un’attrice, non obnubilata da certe derive retoriche, dica che le donne possono essere terribili, qualcosa di miracoloso. Ma Valeria Golino fatta cos, va per la sua strada, magnificamente anarchica. In La vita bugiarda degli adulti di Edoardo De Angelis, dal romanzo di Elena Ferrante, dal 4 gennaio in sei episodi su Netflix, selvaggia, sboccata, sfacciata, iper truccata. zia Vittoria, l’innominabile in una famiglia della Napoli bene, negli anni 90, dove sua nipote, l’adolescente Giovanna (Giordana Marengo), cerca la sua identit. Il padre (Alessandro Preziosi), fratello di Vittoria, un prof opportunista, la zona d’ombra, dice che sua figlia somiglia sempre di pi all’odiata zia, che la ragazzina non ha ancora mai visto ma poi, conoscendola, nell’incomprensione della madre (Pina Turco) non si staccher pi da lei. Al centro un braccialetto maledetto che rievoca maledettamente, con altri dei, il destino del Ring wagneriano.
Valeria, vero che non voleva farlo questo film?
Zia Vittoria mi era lontana, estranea. Ho lavorato sul corpo cercando di essere lei, stato ansiogeno perch non mi diceva niente, mi sembrava di non esserci. Ho accettato perch stata un’opportunit per me, mentre preparavo il film di Ginevra Elkann, “Te l’avevo detto”, dove sono una ex pornostar rifatta, coi labbroni e gli zigomi esagerati. Ho scelto due progetti che mi mettevano paura, uscendo dalla comfort zone. Non accettarli sarebbe stato un piccolo fallimento, un dirmi che non sapevo farli.
Zia Vittoria dice parole storte, e apre gli occhi alla nipote.
libera, bugiarda, tenera e arcigna, non attaccata ai soldi, e teneva solo a quel braccialetto. Ha qualcosa di selvatico, carnale, arcaico. Mi capitato raramente un personaggio cos. Far scoprire inconfessabili segreti sui suoi genitori, Giovanna imparer a mentire come gli adulti, a parlare come la zia, ad aprirsi all’amore e al sesso. Io, napoletana, mi sono ritrovata in questa mescolanza di Napoli di sopra e di sotto, alta e bassa, che nella mia adolescenza non ho vissuto, viaggiavo, lavoravo come modella, ero gi in America, e a 19 anni andai a vivere a Roma con Peter Del Monte. La mia adolescenza a Napoli stata troppo breve.
Mastroianni diceva che le bugie aiutano a non far star male chi ci vuol bene.
Non sono cos estrema, non so essere bugiarda in assoluto. Ho voglia di chiarezza, non di verit. La segretezza, il non detto, l’omert non mi appartengono. Le bugie a volte aiutano ma penso che poi la verit arriva. Io sicuramente ho ferito qualcuno. Un bravo attore non dev’essere un bravo bugiardo ma di solito lo . L’onest a tutti i costi non edificante, anche se lo pensiamo. Vittoria pensavo non lo fosse, invece….
A che punto della vita?
Lavoro e basta. E quando non lavoro sono in ozio, un’ebete. Non riesco a occuparmi d’altro, dei problemi della vita privata. Forse faccio cos per non occuparmi della realt.
E la sua serie come regista di L’arte della gioia di Goliarda Sapienza?
un’esperienza che sta durando mesi e mesi. ambientata nella Sicilia del 1917: al confronto, qui, nella Napoli degli anni ’90, siamo a “Ritorno al futuro”. A proposito di personaggi sulla disubbidienza, che bello per una donna interpretare ruoli non edificanti, non essere nel ghetto del buon senso, dove l’uomo il deus ex machina del bene e dell’orrore, mentre la donna deve dare consigli. Cos le donne figurano sempre un po’ meglio… Eh no cari miei, siamo terribili e bugiarde pure noi, ma tanto. Io racconto la prima parte del romanzo, personaggio terribile, zia Vittoria della Ferrante ma nei primi del ‘900.
Lavora in due serie: addio alle sale?
Il film di Ginevra per le sale, a me piace tanto andare al cinema, per una roba potente quello che succede, ne dobbiamo prendere atto, non si pu starnazzare, il nostro lavoro che trova veicoli nuovi. Eravamo in pieno Covid e De Angelis era sempre calmo, rassicurante, tutto bene, diceva. L’idea che dopo la serie dalla Ferrante (che parla di realt locali), magari ricever una mail da una spettatrice del Brasile, e di essere visti dappertutto, cosa c’ di pi emozionante?.
20 dicembre 2022 (modifica il 20 dicembre 2022 | 21:32)
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, Valerio Cappelli