di Ilaria Capua
La virologa: «Il Sars-CoV-2 ha già infetto oltre 50 specie. Non sarà mai come prima della pandemia»
Proprio mentre infuriano le polemiche su mascherina sì o mascherina no, in un momento in cui pare che tutti abbiano preso il Covid 19, mi sembra che la miopia umana si sia di nuovo sostituita al buonsenso. Il Sars-Cov-2 non scomparirà né durante né dopo l’estate. Il Sars Cov-2 è un virus all’inizio della sua corsa verso l’endemizzazione, è all’inizio di un macrociclo che durerà anni e anni, di sicuro decenni; ma io credo addirittura secoli. D’altronde il morbillo (anche lui figlio di uno spillover) è qui che ci fa compagnia da oltre duemila anni. Il tarlo che agita gli animi a cavallo fra angoscia e liberazione è: cosa succederà in autunno? Bisognerà rimettersi la mascherina? Bisognerà rivaccinarsi? Ci saranno dei nuovi lockdown?
Partiamo dall’odioso lockdown: questa è una misura estrema che si usa solo quando c’è rischio che il sistema ospedaliero collassi. È un vero rimedio estremo: il virus non ferma la sua corsa e l’unica cosa da fare è fermare fisicamente le persone proprio perché il virus non viaggia da solo ma a bordo delle persone. Ma poi le mascherine e le altre insopportabili misure di prevenzione? Si sa, meno le usiamo e maggiore sarà il rischio della circolazione massiccia con le conseguenze che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.
Mettiamoci l’anima in pace, perché l’inizio del macrociclo evolutivo di questo virus è agli albori. Abbiamo oltre 50 specie di animali che si sono infettate, e in alcune specie il virus si è endemizzato. Ahimé a sorpresa di quasi tutti, il virus nel volgere di meno di un anno ha infettato oltre a cani, gatti, visoni, ippopotami e popolazioni selvatiche di cervi in oltre 20 Stati americani. Quello che sta succedendo nelle popolazioni di animali domestici e selvatici di mezzo mondo non si sa (ci sono dati significativi solo in Europa ed Stati Uniti). In più il virus galoppa li dove il vaccino non è arrivato e non ci sono le condizioni per mettere in atto le altre misure di prevenzione non farmacologica.
E allora cosa ci dobbiamo aspettare, nel prossimo inverno che già ci sembra cupo e freddo non certo per le malefatte del Sars-Cov-2? Ci si deve aspettare che, come ogni coronavirus che si rispetti, emergeranno nuove varianti o sierotipi (un grado in più di distanza) anche attraverso il meccanismo della ricombinazione, che è tipico di questa famiglia virale. Insomma, potrebbero apparire dei ceppi virali arlecchino con proprietà a noi sconosciute.
Dovremo rincorrerle, dovremo farci imporre restrizioni o peggio dei nuovi lockdown? Dobbiamo temere per un nuovo inverno di angoscia? Per quanto detesti doverlo scrivere, il new normal non sarà come prima della pandemia; perché dovremo aggiustare le nostre vite alla presenza di questo nemico diventato subdolo. Il nemico che non solo rischia di farti del male, ma anche di tenerti bloccato a casa, di far saltare i momenti conviviali che abbiamo tanto atteso.
Ma c’è dell’altro e credo che lo si stia apprezzando in questi giorni di caos trasporti. I lavoratori del settore grande mobilità che sono ammalati o contagiati non possono tornare a lavorare e così si generano dei ritardi nelle operazioni di sicurezza e check-in che generano delle gigantesche code-assembramento in molti aeroporti italiani ed europei. Queste sono proprio quelle situazioni che favoriscono il contagio ed amplificano il rischio di diffondere le varianti emergenti.
Mi sembra paradossale che a fronte di una nuova potenziale ondata epidemica nei confronti della quale sappiamo cosa fare, si ignorino dei comportamenti che sono sì delle seccature, ma funzionano. Contro altre minacce contemporanee violente, insanguinate e terrificanti invece non vedo comportamenti che i singoli individui — intendo i cittadini — possano mettere in atto e attendersi il medesimo risultato. Ovvero che funzionino.
23 giugno 2022 (modifica il 23 giugno 2022 | 22:52)
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, 2022-06-23 22:51:00, La virologa: «Il Sars-CoV-2 ha già infetto oltre 50 specie. Non sarà mai come prima della pandemia. Il virus non ferma la sua corsa», Ilaria Capua