di Gian Guido Vecchi
L’intervista del relatore generale del Sinodo all’Osservatore Romano e la discussione aperta in vista del Sinodo che si riunirà nel 2023 e 2024: «Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Ma non penso ci sia spazio per un matrimonio sacramentale»
CITTÀ DEL VATICANO E la benedizione di coppie omosessuali invocata dai vescovi belgi delle Fiandre? «Se rimaniamo all’etimologia di “bene—dire”, pensate che Dio possa mai “dire—male” di due persone che si vogliono bene?». Il cardinale Jean-Claude Hollerich, in un’intervista all’Osservatore Romano, risponde con una domanda che non chiude la questione e anzi lascia aperta la discussione in vista del prossimo Sinodo, che si riunirà in due tappe nell’ottobre del 2023 e del 2024 e del quale lo stesso cardinale lussemburghese, presidente dei vescovi europei e gesuita come Francesco, sarà relatore generale. Anche se dice che «francamente la questione non mi sembra decisiva» e aggiunge: «Mi interesserebbe di più discutere di altri aspetti del problema. Per esempio: la crescita vistosa dell’orientamento omosessuale nella società da cosa è determinata? Oppure perché la percentuale di omosessuali nelle istituzioni ecclesiali è più alta che nella società civile». Erano stati i vescovi fiamminghi, il mese scorso, a pubblicare una liturgia per benedire le coppie gay, come una sorta di manovra di avvicinamento al Sinodo convocato dal Papa perché la Chiesa rifletta su sé stessa e trovi nuove vie per parlare al mondo. La possibilità di benedire le coppie gay, come ad esempio la revisione del celibato sacerdotale obbligatorio, cui lo stesso Hollerich aveva aperto a gennaio («Chiediamoci francamente se un prete deve necessariamente essere celibe. Ho un’opinione molto alta del celibato, ma è indispensabile?»), è una questione dibattuta soprattutto in Europa, e già in Germania diversi sacerdoti e alcuni vescovi hanno benedetto coppie omosessuali. Proprio come risposta al Sinodo tedesco, era arrivato a febbraio il «responsum» negativo della Congregazione per la Dottrina della Fede: il «no» del Vaticano non escludeva «benedizioni a singole persone» ma negava una benedizione analoga a quella del matrimonio come «sacramento» tra uomo e donna. Così vescovi fiamminghi ne avevano tenuto conto e precisato che nella loro liturgia per le benedizioni «deve rimanere chiara la differenza con ciò che la Chiesa intende per matrimonio sacramentale».
Se ne discuterà. In generale, il cardinale Hollerich considera: «Voglio essere chiaro: non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore». E aggiunge, sul filo delle aperture di Francesco nel corso nel suo pontificato, che «nessuno è escluso» dalla Chiesa: «Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. Anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. A tutti!». Al Sinodo, se non altro, si parlerà di un atteggiamento differente in tema di morale sessuale: «Tanti nostri fratelli e sorelle ci dicono che , qualunque sia l’origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono “mele guaste”. Sono anche loro frutto della creazione», dice il cardinale lussemburghese. E racconta: «Qualche settimana fa ho incontrato una ragazza ventenne che mi ha detto “voglio lasciare la Chiesa, perché non accoglie le coppie omosessuali”, io le ho chiesto “ti senti discriminata perché sei omosessuale?”, e lei “No, no! Io non sono lesbica, ma la mia più cara amica lo è. Conosco la sua sofferenza, e non intendo essere parte di quelli che la giudicano”. Questo mi ha fatto riflettere molto».
25 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 00:37)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-10-24 22:46:00, L’intervista del relatore generale del Sinodo all’Osservatore Romano e la discussione aperta in vista del Sinodo che si riunirà nel 2023 e 2024: «Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Ma non penso ci sia spazio per un matrimonio sacramentale» , Gian Guido Vecchi