Carenza di competenze nei giovani, Confindustria punta il dito contro la scuola: Rischiamo di perdere una generazione, oltre 250mila posti di lavoro rischiano di rimanere scoperti

Giovanni Baroni, presidente della Piccola Industria di Confindustria, ha lanciato un campanello d’allarme nel Forum Piccola Industria 2023 a Pavia.

L’Italia sta affrontando una grave crisi nella formazione e nell’impiego delle giovani generazioni. Con quasi due milioni di NEET (giovani che non studiano né lavorano) e una prospettiva di 508mila profili tecnico-scientifici necessari alle imprese entro il 2027, di cui quasi la metà sarà difficile da reperire, l’Italia sta perdendo una generazione.

Baroni ha evidenziato un mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Quasi metà delle posizioni lavorative, specialmente nel settore manifatturiero, sono difficili da coprire. Sono necessari profili professionali qualificati in aree come la meccatronica e l’informatica, con una carenza stimata di circa 508mila addetti. Inoltre, per le figure professionali tecnico-scientifiche, la difficoltà di trovare personale qualificato supera il 50%.

La crisi attuale evidenzia una carenza di competenze che rappresenta un’emergenza per le imprese di tutta Italia. Baroni ha sottolineato l’importanza di un ruolo attivo del mondo imprenditoriale nella definizione e attuazione dei percorsi formativi. Il problema non è solo la mancanza di lavoratori qualificati ma anche l’adeguatezza della formazione offerta.

Baroni ha esortato la politica a non trascurare il settore dell’istruzione, spesso dimenticato. La scuola italiana deve adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alle esigenze del mondo del lavoro per evitare una perdita generazionale.

La situazione richiede una risposta rapida e coordinata da parte di tutti gli attori coinvolti: governo, istituzioni educative e settore privato. L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: colmare il divario di competenze per salvaguardare il futuro delle nuove generazioni e sostenere la crescita economica del paese.